8 maggio 2011
Aldo Maturo
La Bouvette delle Terme
di Telese è forse il posto più centrale del Parco oltre che punto di
osservazione privilegiato su quanti passeggiano lungo i viali principali che
portano alle piscine o al padiglione termale.
Incastonata in una
costruzione fine secolo XIX, ha l’aspetto di un palcoscenico, con un fondale ad
ampie vetrate sul retrostante Imbottigliamento ed un proscenio delimitato da
una balaustra vagamente ecclesiale, sormontata da un tendone ad arco che ne
completa l’allestimento.
Su questa ribalta contornata da gerani e surfinie andava
in scena ogni estate la promozione immediata dell’acqua sulfurea per il nuovo e
il vecchio cliente.
Il ruolo di promoter era affidato a tante ragazze telesine e il mio ricordo va a Gilda e Paola Ceniccola e,
da ultimo, a Maria Fuschini. Stavano lì, di stagione in stagione, a riempire
uno dopo l'altro i bicchieri di carta sotto le cannelle dell'acqua solfurea, sempre pronte a
dissetare il cliente affezionato o ad offrirne un bicchiere al turista di
passaggio. Ne valutavano il gradimento dalle smorfie del viso al sapore di
quell’insolito odore di zolfo che da 662 anni impregna anche l’aria.
La Bouvette, anni '30 |
Più tardi al lavoro
della Bouvette si aggiunse la spola con il vicino chiosco di legno, distante pochi
metri, dove si poteva sostituire il bicchiere di carta con un bicchiere di
vetro. Lo si acquistava e lo si lasciava lì, pronto all’uso, incasellato come
soldatino nello scaffale ripartito a numeri, corrispondenti alla fiches in
plastica azzurra che di solito si appendeva al portachiavi fino alla fine
dell’estate.
A pochi passi sul
marciapiede di fronte c’era “Vicienzo Grillo” che aveva ereditato dalla madre
Rosaria il lavoro, il posto e il cestone di vimini, poi sostituito da un
decoroso banco di lavoro che la sera illuminava con lampadine pendule tra due
lampioni del viale. Era la sua rivendita volante di tarallucci, quelli tipici
di S.Lorenzello, rigorosamente intrecciati a mano ed eredi di una tradizione
secolare che se li tramanda lisci o col finocchietto. Si vendevano a “nserte”,
cioè a blocchi di 20 taralli tenuti insieme da uno spago per formare una
collana che si sgranocchiava in pochi minuti.
L’abbinamento tarallucci
e acqua solfurea appena prelevata alla fonte era – e forse rimane – uno dei matrimoni
gastronomici più tradizionali ed appetitosi del posto che scandisce nella mente
del visitatore il ricordo del suo passaggio per Telese.
(da Fotogrammi di
memoria, Aldo Maturo, Ediz.Nous 2013)