Aldo Maturo
28.10.2007
28.10.2007
Ministero della Giustizia |
Non era mai stato
tanto famoso come in quegli ultimi mesi, prossimo alla pensione, dopo essere
stato per una vita chiuso nel suo gabbiotto anonimo, lì nel maestoso palazzone
a due passi dal Tevere, che scorre placido verso l’isola Tiberina nella sua
corsa verso il mare.
E’ felice Don
Gennaro, ricercato da giornalisti e TV, portavoce del palazzo, citato anche nel
sito ufficiale del ministero.
A
lui mi ero rivolto il primo giorno, nel lontano 1974 quando, neo vincitore di
concorso, ero stato convocato a Roma e mi ero fatto guidare da lui nel
labirinto degli uffici.
Allora era
viceusciere in prova, oggi è una persona soddisfatta, simpatica, inappuntabile
nel suo abito di lavoro grigio ferro, serioso nel suo nuovo ruolo, i capelli
bianchi, lunghi, da uomo di mondo.
“Dottò, qua non si
vive più, il telefono squilla di continuo, mi cercano tutti.. - mi ha detto con
quell’ aria falsamente modesta di chi si sente ormai indispensabile e
valorizzato - la guerra è cominciata nel mese di giugno, giù in Calabria,
quando a De Magistris è venuta in mente quella benedetta inchiesta Why Not”.
L’accento sull’ultima “i” di De Magistrìs denunzia la comune origine con la
terra del magistrato.
“Don Gennà ho letto
qualcosa sui giornali, ma spiegatemi come stanno le cose visto che siete la
fonte ufficiale”.
“De Magistris ha
cominciato ad indagare su un gruppo di persone che gestiva denaro pubblico,
roba grossa, roba da milioni di euro, S.Marino, Bruxelles,Catanzaro. Ha messo i
telefoni sotto controllo, ha fatto tante perquisizioni e fin qui tutto
regolare. Poi a luglio qualche settimanale ha scritto che tra gli indagati
c’era anche il Presidente del Consiglio e allora le cose si sono complicate,
anche se il Procuratore Capo di Catanzaro aveva detto subito che non gli
risultava l’iscrizione di Prodi nel Registro degli Indagati, altrimenti De Magistris
glielo avrebbe dovuto dire. Insomma il Sostituto e il
Capo della Procura non andavano d’accordo, ci sono stati inciuci e qui a Roma
dovevamo prendere provvedimenti ”
“Va bè ma questo cosa significa?” rispondo apprezzando il suo plurale maiestatis.
Fa caldo nel bar e Don Gennaro si toglie la giacca. “Dottò e mica si lavora
così. Il Ministro per vederci chiaro ha mandato a Catanzaro i suoi ispettori,
gente grossa, dottò, gente in gamba, magistrati anche loro. Sono andati a
vedere cosa stava succedendo, sia per questa Why Not sia per altre inchieste
sempre di De Magistris. Tornati a Roma, a settembre hanno consegnano il loro
rapporto e il Ministro il 21 settembre ha chiesto al Consiglio Superiore della
Magistratura di aprire un procedimento disciplinare contro De Magistris.
Anzi, ha chiesto
anche il trasferimento cautelare d’ufficio, urgente,per lui e il suo Capo.
Subito dopo non sono
uscite notizie di stampa che il Ministro era stato iscritto a Catanzaro nel
registro degli indagati per l’inchiesta Why Not? Dottò, ma secondo voi si può
fare? Sì va bene, la cosa è stata smentita ma avete visto tutto quello che è
successo? Articoli e articoli, ore di trasmissioni televisive, Santoro,quel
Ravaglio, Ballarò. Dottò qui non si è capito più niente, io ho lavorato notte e
giorno,un casino!”
“Però, Don Gennà, ho
visto che il Consiglio Superiore della Magistratura non ha condiviso l’urgenza
e ha rinviato tutto al 17 dicembre”
“Non è vero, adesso
ci hanno ripensato e pare che vogliono esaminare la pratica in questi giorni.
Anzi il Dr.Lombardi, il Capo di De Magistris, ha già chiesto di essere
trasferito da Catanzaro alla Cassazione di Roma, senza attendere l’esito
dell’udienza del 17 dicembre. Dottò ma voi avete letto che poi De Magistris
aveva iscritto veramente nel registro degli indagati il Ministro e senza che
lui ne sapesse niente? L’ha saputo dai giornali? Ma come fa allora Di Pietro a
chiedere le dimissioni del Ministro e a invitarlo ad andare a parlare con De
Magistris se quello che sa lo sa solo dai giornali? Dottò allora mi sono
incazzato e ho scritto quattro male parole a Di Pietro. Pensate – aggiunge con
aria soddisfatta - che questa cosa me l’hanno messa anche sul sito ufficiale
del ministero, a mia firma.
L'usciere di via
Arenula, dopo le dichiarazioni del ministro Di Pietro a Striscia la Notizia,
conferma che l'ex Pm di mani pulite "è attapirato e non conosce il
diritto".
"Come fa il
Guardasigilli - si chiede il dicastero della Giustizia - a correre dal Giudice
dal momento che nessuno, tranne le cronache dei giornali, gli ha notificato
niente di niente. Di cosa si dovrebbe scusare e su che cosa dovrebbe dare
spiegazioni?"
Per fortuna che poi
ci ha pensato la Procura Generale di Catanzaro che ha avocato l’inchiesta, così
De Magistris non può fare più niente.”
“Ho visto, ho visto
Don Gennà! Però non mi è sembrato una grande soluzione. Voi lo sapete che con
l’avocazione il Procuratore Generale si sostituisce ad un Procuratore quando è
necessario porre rimedio a situazioni di inerzia nel corso delle indagini
ovvero a situazioni di contrasto o di mancato coordinamento tra più pubblici
ministeri che appartengono a diversi uffici di Procura. In questo caso non mi
pare che ci sia stata inerzia. Tra l’altro il Procuratore Generale era facente
funzione perché era imminente la nomina del titolare dell’ufficio e poteva pure
aspettare l’arrivo del titolare, di lì a pochi giorni”
“E’ vero, però
comunque la posizione di De Magistris era un po’ incompatibile, come si dice,
in conflitto d’interessi. Lui poteva continuare ad indagare sul Ministro che il
giorno prima aveva chiesto il suo trasferimento d’ufficio da Catanzaro? Dottò
la cosa non era tanto chiara. E allora il Procuratore Generale gliela ha
avocata e ha trasmesso tutti gli atti dell’inchiesta alla Procura di Roma per
l’eventuale inoltro al Tribunale dei Ministri. La legge infatti dice che il
Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla
carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro
funzioni, alla giurisdizione del giudice ordinario, previa autorizzazione del
Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati, adottata a maggioranza
assoluta”.
“Don Gennà ma adesso
cosa succede? Ho letto oggi sul Sole 24 ore che il Ministro, con atto dovuto,
“è stato iscritto a Roma nel registro degli indagati per le ipotesi di reato di
abuso d'ufficio, finanziamento illecito dei partiti e truffa. Si tratta delle
stesse ipotesi di reato già formulate a Catanzaro dal pubblico ministero Luigi
De Magistris prima che l'inchiesta gli venisse tolta con l'avocazione da parte
della Procura Generale di Catanzaro. Gli atti dell'inchiesta (raccolti in 30
faldoni) in mattinata erano giunti a Piazzale Clodio per essere visionati dal
capo della Procura Giovanni Ferrara, il quale, dopo averli esaminati, dovrà
trasferirli al tribunale dei ministri che esaminerà la posizione del
Guardasigilli.”
“E
che deve succedere? Il Tribunale dei Ministri deciderà se archiviare gli atti o
se rilasciare l’autorizzazione a procedere davanti alla magistratura ordinaria.
Ma comunque questa storia dell’avviso di garanzia va un po’ smontata, dottò,
quelli i giornali appena dicono avviso di garanzia o iscrizione nel registro
degli indagati già pensano che uno è colpevole.
Essere iscritti nel
registro degli indagati non significa niente, non è un giudizio sulla
colpevolezza di un individuo. La gente legge i giornali e pensa subito che uno
è colpevole, che poco poco è un delinquente. Praticamente l’hanno già
condannato e buttata via la chiave”
“Lo
so – Don Gennà - si viene iscritti nel registro degli indagati quando a seguito
di una denuncia o una querela, o più in generale, di una notizia di reato
giunta in Procura, per quanto fantomatica sia, vengono svolte indagini sul
conto di un cittadino. Una persona iscritta nel registro degli indagati, da un
punto di vista tecnico, non può nemmeno definirsi “sospettato”, né tanto meno
“accusato”. Il codice distingue il significato delle parole indagato e imputato,
poiché solo con la richiesta di rinvio a giudizio da parte del PM cambia la
veste del sottoposto a indagini. E non si tratta di una semplice differenza
terminologica: l’indagato diventa imputato solo quando il PM, depositando la
richiesta di rinvio a giudizio, ritiene, ad una sommaria valutazione, che
sussistano elementi idonei a sostenere l’accusa nel giudizio”
“Bravo dottò,
perciò quando sui giornali leggiamo che il cittadino iscritto nel registro
degli indagati è “accusato” di aver commesso un reato, io m’incazzo perché c’è
non dico un abuso, ma un’imprecisione. Comunque, ritornando a Why not, vedrete
che si sistemerà tutto, con calma. Dottò, noi abbiamo le spalle larghe. Mo’
faccimm’ passà ‘a nuttata”.
Guarda l’orologio,
si infila la giacca scrollandosi le mollichine. “ Devo andare, mi aspettano”
dice uscendo a passo svelto.
Pago la consumazione
e lo seguo con gli occhi. Il vecchio palazzo di Via Arenula, per anni simbolo
della Giustizia, sfuma a poco a poco, come Don Gennaro, nella nebbia che sale
dal Tevere. Rivedere quei posti dopo tanto tempo mi ha emozionato facendomi
incontrare tra i clienti del bar un simpatico personaggio, un usciere chiamato
Gennaro, personaggio che non c’è ma che bisognerebbe inventare. Mi incammino
verso la macchina e lì vicino, al 34, passo davanti alla sede dell’UDEUR, da
dove penzolano, meste ed inerti, le bandiere di partito nelle prime ombre della
sera.
(scritto quando l'On.le Mastella,
Ministro della Giustizia, è stato messo sotto inchiesta giudiziaria, fino a rassegnare
le dimissioni)