domenica 4 marzo 2012

STUPRO DI GRUPPO:COLPA DELLA CASSAZIONE?

Aldo Maturo
5.2.2012
La recente sentenza della Corte di Cassazione (N.4377/12) che ha stabilito non essere obbligatorio il carcere in presenza di reato per stupro di gruppo non poteva non destare sconcerto.
Prima di decidere se i giudici sono una masnada di maniaci maschilisti forse è giusto ricostruire sommariamente quello che è successo.
Nel 2009 era stato stabilito (Art.275 c.p.p.) che per i reati sessuali, al pari dei reati di mafia, fosse obbligatoria la custodia cautelare in carcere salvo che il giudice ritenesse non sussistere una tale esigenza cautelare. Ciò in deroga alla norma che prevede che misure meno afflittive (arresti domiciliari) non siano compatibili con tali esigenze.
Quindi chiunque era gravemente indiziato di aver commesso un reato sessuale doveva
andare necessariamente in carcere
Nel 2010 la Corte Costituzionale (sentenza n.265) ha ritenuto che tra i reati di mafia e i reati sessuali non poteva esserci comparazione, perché i primi sono riconducibili ad associazioni criminali e i secondi di solito vengono eseguiti individualmente. Non è quindi che il giudice non può disporre che l’indagato per reati sessuali debba andare in carcere come custodia cautelare, ma può anche non deciderlo, concedendo ad esempio  gli arresti domiciliari. Cade quindi la precedente obbligatorietà della detenzione (beneficio di cui può fruire ad esempio un rapinatore o un sequestratore). La Corte Costituzionale ha ritenuto quindi che l’obbligatorietà del carcere agli imputati di reati sessuali fosse incompatibile con l’art.3 della Costituzione (tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge).
Che la gente pensi di farsi giustizia buttando in carcere gli imputati di reati sessuali non rientra, secondo la Corte Costituzionale, tra gli scopi della custodia cautelare.
La Cassazione, con la sentenza che sta destando tanto scalpore, non ha fatto altro che applicare tale disposizione. In particolare:
A Cassino una ragazza minorenne viene violentata da due persone, credo in macchina. Il GIP spedisce in carcere i due imputati per violenza sessuale di gruppo. Gli imputati ricorrono al tribunale del Riesame di Roma che il 19.8.2011 conferma l’ordinanza del GIP. Il Tribunale ricostruisce il fatto e si sofferma su due momenti critici della vicenda: a) contrasto tra la versione fornita dalla ragazza e le tesi degli imputati circa la volontarietà dei rapporti sessuali intrattenuti pacificamente. B) esistenza delle esigenze cautelari che suggerivano il ricorso al carcere. Ritenuta la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza il Tribuna ha ritenuto che la fattispecie rientrava nella ipotesi prevista dal suindicato art.275 c.p.p. modificato in maniera restrittiva nel 2009.
La Corte di Cassazione, sentiti i difensori che hanno sollevato tra l’altro il problema della compatibilità dell’art.275 e la sentenza della Corte Costituzionale, ha ricostruito la filosofia che ha animato nella Corte Costituzionale la disciplina delle misure cautelari. Il regime sarebbe improntato al criterio del “minore sacrificio necessario” assicurato mediante la previsione di una pluralità graduata di misure, una sorta di individualizzazione del trattamento cautelare. Per tale motivo non ci possono essere automatismi o presunzioni e deve essere il giudice ad apprezzare e motivare i presupposti e le condizioni per l’applicazione del carcere al fatto concreto. Secondo la Corte Costituzionale quelli sessuali sono delitti meramente individuali che possono essere affrontati anche con misure diverse dalla custodia cautelare. Che in giro ci sia allarme sociale per il moltiplicarsi di delitti a sfondo sessuale non può rientrare tra le finalità della custodia cautelare.
La Corte di Cassazione ha fatto proprio tali considerazioni ed il contrasto della norma con gli articoli 3,13 e 27 della Costituzione ed ha stabilito che il giudice possa applicare misure diverse dalla custodia cautelare anche agli indagati per stupro di gruppo.
Ha quindi annullata la sentenza del GIP di Cassino rinviando al Tribunale del Riesame di Roma per una nuova valutazione che terrà conto dei principi sopradescritti.
I due detenuti, però, restano intanto in carcere in attesa di nuove determinazioni.