domenica 18 marzo 2012

GOCCIOLONI FOREVER



Cara vecchia piscina, appuntamento fisso del mattino, luogo cult della vita balneare telesina.


Aldo Maturo

14 giugno 2010

L’acre odore di zolfo ti prendeva piacevolmente alla gola appena mettevi piede nell’androne, lasciandoti alle spalle il caldo afoso  dei viali assolati. Un breve slalom tra le grosse colonne ed eri davanti al bagnino, serioso, implacabile davanti al suo panchetto, pronto a placcare chiunque volesse aggirarlo senza biglietto, uno sguardo complice alla moglie o all’ avventizio “stagionale”.
Prima ancora di entrare era doveroso guardare dal “finestrone”. Ti facevi largo tra maturi bagnanti che vi soggiornavano incuriositi alla vista di tante donne con i primi bikini. 


Un’occhiata esperta tra una spalla e un gomito bastava a valutare se valeva la pena o meno di entrare. La ragazza vista la sera prima in pista, uno o più amici, un “pezzo” di compagnia, tutti motivi sufficienti per entrare.
Ed allora un rapido dietro front fino al bagnino con cui contrattavi il numero della cabina dopo aver superato l’ostacolo del biglietto - contrabbandato chissà come -  se non eri tra i fortunati possessori di tessera omaggio centellinata da Don Eduardo Minieri.
“Alla 18 ce ne sono 10”, “alla 24 ce ne sono 5 ma non sono di Telese”. Allora pur di entrare suggerivi il numero della cabina dov’era un amico visto dal finestrone. “No, non posso, sono già troppi”. Tira e molla e alla fine una soluzione si trovava.
Ti precedeva rassegnato e accaldato  nel lungo corridoio circolare per guidarti verso la cabina e sbuffando approfittava del tragitto per farti la solita paternale  giornaliera. Per non sentirlo accentuavi il toc toc  degli zoccoli di legno che rimbombavano sul pavimento bagnato,  mentre dalla piscina filtrava il vociare inconfondibile di gente festante, misto all’odore di zolfo ed ai continui splash di panciate destinate a vittime incolpevoli.
Ti apriva la porta  come la si apre a un toro pronto alla corrida e ti ritrovavi in una cabina piena di mucchietti di pantaloncini e magliette. Intuivi che quelli poggiati in equilibrio instabile sull’unica sedia in listelli di legno appartenessero a chi era arrivato per prima. Contando gli zoccoli o gli infradito riuscivi a capire quanti erano quel giorno i tuoi coinquilini, poi ti sfilavi pantaloncino e maglietta appallottolandoli in un angolo asciutto. Spesso per non bagnarli l’unica alternativa era poggiarli sugli zoccoli o sul finestrotto sopra la porta esterna.  Un ultimo sguardo sfuggente al piccolo specchio attaccato al muro ed  aprivi la porta per immergerti nel sole che miscelava il bianco delle mura all’azzurro dell’acqua sorgiva.  Prima un gradino poi l’altro, verso l’acqua gelida, attento a non scivolare,  mentre lo  sguardo – come un radar –  ruotava alla ricerca di amici o  prede.
Cara vecchia piscina, appuntamento fisso del mattino, luogo cult della vita balneare telesina.
Chi c’era non può dimenticare che a lei deve tanti amori e fantasie stagionali coltivate tra tuffi, panciate, baci rubati, plateali gavettoni,  bagni memorabili al bagnino con cui si contrattava ogni volta l’ora dell’uscita, mentre lo zolfo imbiancava la pelle.
La piscina ha segnato la vita dei ragazzi degli anni ’60 ed è stata per decenni l’unico simbolo dell’estate telesina.

( da "Fotogrammi di memoria", Aldo Maturo, Ediz.Nous 2013)