Un miliardo e duecento milioni di persone, più di un abitante su cinque della Terra, non ha acqua potabile a sufficienza.
23.3.2010
Qualcuno ha
calcolato che l’acqua che consumiamo per lavarci i denti sarebbe sufficiente ad
un bambino palestinese per un giorno. Non so se è vero, ma se lo è, è
drammatico. Già per S. Francesco l’acqua era creatura del Signore, insieme a
frate sole, sorella luna, le stelle, frate vento e frate focu: “…utile, umile,
preziosa e casta…” e in questa francescana intuizione vi è tutta la poesia di
una risorsa indispensabile per la vita.
Chissà cosa direbbe
oggi nel sapere che un miliardo e duecento milioni di persone, più di un
abitante su cinque della Terra, non ha acqua potabile a sufficienza e che ogni
anno per le malattie connesse alla mancanza d’acqua muoiono 3 milioni e mezzo
di persone, due terzi delle quali sono bambini. Pensiamoci: 6.400 bambini per ogni
giorno dell’anno e ogni anno. Quattro bambini al minuto!
Le proiezioni
statistiche prevedono che tra circa 20 anni la metà della
popolazione mondiale – oltre tre miliardi e mezzo di persone – soffrirà per
mancanza d’acqua.
L’aveva già intuito
Mark Twain quando sosteneva che “il whisky è per bere, l’acqua per combattersi”
e una simile riflessione trova d’accordo gli studiosi preoccupati ed allarmati
per lo stato delle risorse idriche mondiali. Gli osservatori più pessimisti (ma
lo sono davvero?) hanno previsto catastrofiche guerre per l’accesso all’acqua –
l’oro blu del XXI secolo – ma anche le caute Nazioni Unite considerano la crisi
dell’acqua il problema più serio del nostro Pianeta.
A conferma delle
previsioni, invero, già oggi sono in atto diversi conflitti per l’accesso o il
controllo dell’acqua. Non è un caso se in Israele, ad esempio, l’acqua dipende
dal Ministero dell’Agricoltura mentre in Palestina dal Ministero della Difesa,
se la Turchia fa di tutto per controllare le acque del Tigri e dell’Eufrate in
competizione con la Siria e l’Iraq e se non sono da sottovalutare le tensioni
tra Egitto, Etiopia e Sudan per problemi legati all’accesso di sorgenti
idriche.
E questo nonostante
che l’80 % del pianeta sia ricoperto d’acqua che forma un serbatoio naturale di
un miliardo e quattrocento milioni di chilometri cubi contenuta negli oceani o
imprigionata nelle nevi e nei ghiacciai permanenti. Solo che è quasi tutta
salata e dobbiamo dire ancora una volta grazie al “fratello sole” se riusciamo
ad avere acqua dolce. E’ infatti grazie all’evaporazione che vengono prelevate
dagli oceani milioni di metri cubi di acqua che ricadono sulla terra sotto
forma di pioggia e di neve che a loro volta alimentano le riserve idriche del
pianeta utilizzate per uso alimentare, agricolo ed industriale.
Tutte le sere
davanti alla TV guardiamo le previsioni meteo, che sono definite cattive se è
prevista la pioggia. In realtà se pensassimo che l’acqua sulla terra è il 40%
in meno di trent’anni fa e che il nostro pianeta è rimasto a secco e non ce ne
siamo accorti, per il bene dei nostri figli dovremmo augurarci la pioggia tutti
i giorni. Solo nel Mediterraneo, negli ultimi decenni, vi è stata una
diminuzione delle precipitazioni estive pari al 20% cui si è aggiunto un
aumento della temperatura di un grado e mezzo.
Le Agenzie
internazionali che si occupano di ambiente da tempo hanno avvertito che stiamo
consumando più acqua di quanto la Terra può darci. I nostri abituali
digiunatori mediatici sanno bene che senza cibo possono vivere un mese ma
senz’acqua difficilmente supererebbero la settimana.
Di fronte alla
serietà del problema noi italiani siamo ottimisti e disincantati – o forse più
incoscienti – se è vero che con circa 237 litri pro capite giornalieri siamo
primi in Europa per consumo di acqua e ci piazziamo in un “brillante” terzo
posto a livello mondiale dopo il Canada e gli Stati Uniti. Nonostante tutto un
italiano su tre nel periodo estivo, soprattutto nelle regioni costiere e in
quelle meridionali e insulari, ha meno acqua di quanto gliene serva, anche meno
di 50 litri che sono la soglia accettabile di vita per l’Organizzazione
Mondiale della Sanità.
Ma non ci fidiamo
troppo dei nostri acquedotti visto il consumo di acqua minerale, di cui siamo i
primi consumatori al mondo con 160 litri a testa: l’acqua da bere per noi deve
essere rigorosamente in bottiglia e un italiano su due beve solo acqua
minerale. In tal modo contribuiamo in maniera determinante ad alimentare un
giro d’affari di 2500 miliardi di euro l’anno, tanti quanti girano intorno
all’acqua minerale e sarà l’appetito per tale torta a spingere alcune società
ad imbottigliare e vendere anche altre acque che è un po’ come comprare in
bottiglia quello che si può avere dal rubinetto.
E’ un problema
tremendamente serio, che trascuriamo solo perché manca una cultura
dell’acqua, fonte insostituibile di vita considerata erroneamente un giacimento
da sfruttare. Dimentichiamo invece che è un bene comune, un patrimonio
dell’umanità e di tutti gli organismi viventi perché da lei dipenderà nei
prossimi anni lo sviluppo sociale ed economico dei popoli.
Quando apriamo un
rubinetto pensiamo a quanta acqua sprechiamo. E’ necessario lasciar scorrere
l’acqua per tutto il tempo che facciamo la barba o basterebbe aprirla solo per
bagnare il pennello o pulire il rasoio? E’ necessario lasciar scorrere l’acqua
mentre laviamo i denti o basterebbe sciacquare solo lo spazzolino? E’
necessario scaricare ogni volta tutta la vaschetta del water (circa 10 litri) o
non sarebbe meglio spingere il pulsante quanto basta o mettere le vaschette a
doppio scomparto o a leva, da utilizzare in base alla necessità?
E’ necessario fare
ogni volta il bagno in vasca con 100 litri d’acqua o basterebbe una doccia con
un consumo di 30-40 litri? E’ meglio lavare la frutta e le verdure sotto un
getto potente, continuo, quanto inutile, o lavarla in bacinella con il
vantaggio di poter utilizzare anche un disinfettante e dare solo l’ultimo risciacquo
sotto il rubinetto?
L’elenco può
continuare ed ognuno di noi può aggiungere una voce al decalogo con un pensiero
rivolto ai milioni di persone che ogni giorno sperano di disporre di pochi
litri d’acqua per sopravvivere. Impariamo ad amare l’acqua, ad apprezzarla,
goccia a goccia. Non è inesauribile. La natura ce la sta sottraendo poco a poco
ma l’uomo gli ha dato e gli sta dando una gran mano.