venerdì 30 gennaio 2015

LE DONNE DI KOBANE

Kobane, `Stalingrado´ del Medio Oriente. Così analisti e giornalisti stranieri, entrati nella città siriana tenuta in mano fino a lunedì scorso dallo Stato islamico, descrivono il quadro di macerie che si sono trovati davanti. Tra loro, i primi a fare ingresso nella città-simbolo della battaglia, sostenuta vittoriosamente per quattro mesi dalle forze curde sostenute dai raid alleati contro gli jihadisti sunniti, sono stati i corrispondenti dell’agenzia France Presse. Kobane è un ammasso di edifici distrutti, scrivono i reporter, salutati dai vincitori con le dita della mano alzata in segno di «V» e con raffiche sparate in aria dai kalashnikov.(Afp)


Non sono un attivista e forse non lo sarò mai. Non sono nemmeno uno dei sostenitori della prima ora, eppure anche io mi sono innamorato di Kobane, delle donne di Kobane, le più belle del mondo. Belle di una bellezza nuova, rigenerata, scaturita come una fiamma dall’incontenibile gioia di ritornare per le strade della propria città, da donne libere.

 


mercoledì 28 gennaio 2015

IL SOGNO

Pensando alla Bosnia

Annamaria Vallone

L'angelo andava, su una nube alata,
ma giù guardava ed era rattristato:
lacrime, sangue, ovunque era dolore,
tutto era grigio, sporcato dal rancore.

lunedì 26 gennaio 2015

AUSCHWITZ: 70 ANNI DALL'ORRORE




Il filo spinato corre intorno alla recinzione, interrotta da una rampa abbandonata dove si intravede uno spettrale binario ferroviario che porta all’interno del terrificante lager diventato il simbolo assoluto e più potente dell’Olocausto. Nel campo di concentramento polacco di Auschwitz-Birkenau, a 60 chilometri da Cracovia, solo la neve ammanta il dolore, quasi ininterrotto, di chi vi è entrato e il rumore lontano, ma ancora assordante, del cancello che si spalanca.

domenica 25 gennaio 2015

OPLA'...MI SON PERSO LO STRANIERO


Una giornata-tipo di una famiglia italiana vissuta come se sparissero, all’improvviso, tutti i lavoratori stranieri.

 

Sono le otto ma a casa di Gregorio c’è un silenzio assoluto. Non si sente il gustoso aroma di caffè che ogni mattina inebria l’aria né il solito chiacchiericcio tra Deborah, la figlia più grande, e Bogena, la colf polacca. Stranamente non si sente neppure la lagna del piccolo Alberto che, per non alzarsi, ficca la testa sotto le coperte facendo i soliti capricci.

Ma cosa succede stamattina? Si alza di corsa anche Franca, la moglie di Gregorio: “Sono le otto? Ma dove diavolo è finita Bogena?”. “Boh, vai a a svegliarla, si sarà rotta la sveglia.” Tutti corrono alla conquista del bagno. La signora Franca va nella camera di Bogena ma la trova vuota, il letto intatto, le tapparelle abbassate. 

sabato 24 gennaio 2015

MOBBING, QUANDO LA VITA NON E' BELLA


E’ un problema grave il mobbing e in Europa ne sono vittime oltre quaranta milioni di dipendenti mentre in Italia, secondo alcune stime di certo approssimative, i lavoratori mobbizzati sarebbero circa due milioni.



  Avv.Aldo Maturo

Per l’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) oltre il 70 % delle denunce di mobbing provengono dal pubblico impiego, le vittime hanno un’età media di cinquant’anni e appartengono per oltre l’80 % alla fascia dei Quadri ed Impiegati.

 

Mobbing deriva dall’inglese “to mob”, aggredire, ed è passato nella sua accezione comune a indicare il complesso di violenze morali e psicologiche esercitate su un dipendente in un ambiente di lavoro. 

 


mercoledì 21 gennaio 2015

ISLAMICI IN CELLA, QUALE REGIME


Sessanta in carcere, imam dall'esterno per le preghiere. L'incubo dei direttori: proselitismo con colloqui in arabo.


 

di Francesco Grignetti

 

La Stampa, 19 gennaio 2015

 

Rispetto e attenzione. In due parole, è qui riassunto il trattamento speciale che la Direzione delle carceri riserva ai detenuti musulmani.

Rispetto: da anni il vitto è differenziato e si permette la preghiera ai fedeli islamici in moschee autogestite nelle carceri; in qualche caso ciò avviene con l'ingresso di imam dall'esterno, in altri casi con il riconoscimento ad alcuni detenuti del ruolo di imam, che notoriamente nella tradizione sunnita sono i più valenti tra i fedeli.

martedì 13 gennaio 2015

CHARLIE : LA LIBERTA' DEGLI ALTRI



Non parlo di censure, chiusure o multe. Condanno l’attentato senza se e senza ma e critico le vignette. Si può fare?

 dal Blog di Rosario Carello, 8.1.2015
Ribadendo l’orrore per la strage di Parigi, possiamo, nel nome di quella libertà che invochiamo per Charlie Hebdo, dire che Charlie Hebdo è un giornale orrendo, che vive sputando sulle cose più care per miliardi di persone? Guardate questa copertina.
Non la commento e mi scuso per chi ne resterà ferito. Ma la pubblico come documentazione. Se la mia libertà finisce dove inizia la tua, quelli di Charlie Hebdo, la libertà degli altri l’hanno invasa e ferita mille volte.


sabato 10 gennaio 2015

DEPENALIZZAZIONE E NON PUNIBILITA’ : CHIARIMENTI


In relazione a quanto stabilito dal Consiglio dei Ministri, lo scorso 1.12.2014, con il decreto che dà attuazione alla legge delega del 28 aprile 2014 n. 67 in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio,  si è parlato di “depenalizzazione” di 112 reati. E’ opportuno chiarire che il decreto non spazza via "automaticamente" dall’ordinamento penale i reati ivi indicati. I criteri per l’applicazione della non punibilità sono due: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento dell’agente. Sarà sempre il giudice, quindi, a dover valutare tutte le circostanze ed adottare i relativi provvedimenti.

 




"La non punibilità per particolare tenuità del fatto

 

Il decreto legislativo, non ancora entrato in vigore, introdurrà nel nostro ordinamento l’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto. Quale causa di non punibilità, il nuovo istituto consentirà la rapida definizione, con decreto di archiviazione o con sentenza di assoluzione, dei procedimenti iniziati nei confronti di soggetti che abbiano commesso fatti penalmente rilevanti, caratterizzati da una complessiva tenuità del fatto.

 

venerdì 2 gennaio 2015

ZINGALES: IL MANIFESTO DELLA PEGGIOCRAZIA




I giornali e i notiziari di questi ultimi anni ci stanno facendo cadere in uno stato di profonda depressione, come sempre capita all’uomo quando si sente inerme contro l’incognito che incombe con i suoi misteri, pronto a pennellare col colore del buio un presente incerto e un futuro prevedibilmente drammatico.
Ci dicono che tutto dipende dalla crisi della finanza internazionale e, per quanto ci riguarda, di quella italiana. In realtà credo che la disfatta è non solo economica ma anche politica e morale.




 “ Se l’Italia non cresce – dice Zingales – se è a rischio di default, è perché l’Italia è stata fin qui governata dai peggiori. Non i mediocri, i peggiori. 
Il nostro Paese si è trasformato in una peggiocrazia. In Italia manca una cultura del merito perché manca una cultura della legalità. Se io, politico (capo di partito o capo di governo), voglio ottenere dei benefici o dei favori che non mi competono, non nomino un candidato competente, ne nomino uno fedele