I giornali e i
notiziari di questi ultimi anni ci stanno facendo cadere in uno stato di
profonda depressione, come sempre capita all’uomo quando si sente inerme contro
l’incognito che incombe con i suoi misteri, pronto a pennellare col colore del
buio un presente incerto e un futuro prevedibilmente drammatico.
Ci dicono che tutto dipende dalla crisi della finanza internazionale e, per quanto ci riguarda, di quella italiana. In realtà credo che la disfatta è non solo economica ma anche politica e morale.
Ci dicono che tutto dipende dalla crisi della finanza internazionale e, per quanto ci riguarda, di quella italiana. In realtà credo che la disfatta è non solo economica ma anche politica e morale.
“ Se l’Italia non
cresce – dice Zingales – se è a rischio di default, è perché l’Italia è stata
fin qui governata dai peggiori. Non i mediocri, i peggiori.
Il nostro Paese si è
trasformato in una peggiocrazia. In Italia manca una cultura del merito perché
manca una cultura della legalità. Se io, politico (capo di partito o capo di
governo), voglio ottenere dei benefici o dei favori che non mi competono, non
nomino un candidato competente, ne nomino uno fedele.
Se io, imprenditore,
voglio assicurarmi che le mie tangenti, le mie evasioni fiscali, i miei
intrecci col potere politico non vengano rivelati, non scelgo il manager
migliore, ma quello più fedele. E non c’è persona più fedele del buono a
nulla, che non ha alternative. Il clientelismo politico e l’economia sommersa
hanno creato la peggiocrazia.
Questo il motivo per
cui in Italia si trovano le migliori segretarie e i peggiori manager. In un
sistema che non premia il merito, molte persone, molte donne che avrebbero le
capacità di essere manager sono confinate al ruolo di segretarie, mentre i
posti dirigenziali sono affidati a chi è ben introdotto, anche se spesso
incapace. Questo clientelismo è il motivo per cui il nostro Paese si trova in
una profonda crisi.
Nella competizione
globale vince il migliore, non il compare, il raccomandato politico o il figlio
di papà.
Come uscirne? Non è
facile. Abbiamo bisogno di una terapia d’urto. Laddove non esiste la fiducia in
un sistema meritocratico, tutti investono in raccomandazioni e nessuno investe
in capitale umano. Il clientelismo genera clientelismo. Dobbiamo spezzare
questo circolo vizioso. Per farlo è necessario un pacchetto congiunto di
proposte: alcune che creino i meccanismi per una selezione meritocratica, altre
– ancora più importanti – che creino le condizioni affinché convenga a politici
e imprenditori scegliere in base alla conoscenza e non alle conoscenze”
Forse Zingales non
ha fatto sconti pur avendo potuto, forse le eccezioni nella peggiocrazia si
disperdono come le lucciole a primavera, forse dovremmo discutere su questi
concetti che non sono innovativi ma di certo, da qualche parte d’Italia,
appaiono ancor più rivoluzionari.
Luigi Zingales (Padova, 8 febbraio 1963) è un economista, accademico e blogger italiano.
Nel 2003 ha vinto il premio
Bernácer per il miglior giovane economista europeo.
È editorialista per il Sole 24 Ore e ha una rubrica sul
settimanale L'Espresso. Siede,
come amministratore indipendente, nel consiglio di amministrazione
di Telecom Italia. Nel
2012 è stato inserito nella lista redatta dalla rivista Foreign Policy dei 100 pensatori più
influenti al mondo, unico italiano presente oltre al Presidente della BCE
Mario Draghi. È stato nominato
dal Governo Renzi nel nuovo C.d.A di ENI.