Sebastiano
Ardita, Magistrato, è stato dal 2002 al 2011 Direttore Generale Ufficio
Detenuti al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Ha scritto
diversi libri, tra questi "Ricatto allo Stato" dove ricostruisce
la storia del 41 bis da Falcone a oggi, sollevando il problema dei rapporti tra
Cosa Nostra e lo Stato.
dal Blog di
Sebastiano Ardita – 26.1.2015
Solo chi ha
osservato, letto e ricostruito con curiosità la vita e la storia degli agenti di
custodia prima, e della polizia penitenziaria poi, ed ha vissuto in mezzo a
loro condividendo i rischi ed il lavoro, può comprendere di che stoffa sono
fatti questi uomini.
Sapere, ad esempio, che nell’Italia dei dipendenti col cartellino segnatempo, esistono persone che in una notte sono capaci - dopo un terremoto - di trasferire 100 detenuti 41bis da un istituto all’altro, riaprendo una sezione dismessa.
Sapere, ad esempio, che nell’Italia dei dipendenti col cartellino segnatempo, esistono persone che in una notte sono capaci - dopo un terremoto - di trasferire 100 detenuti 41bis da un istituto all’altro, riaprendo una sezione dismessa.
Tutti -
trecento agenti - rimanendo a lavorare fino all’alba, senza nulla chiedere,
saldando brande, spostando pesi, rivoltando i reparti e tenendo a bada i capi
di cosa nostra ed impedendo loro di comunicare.
Oppure sapere cosa può accadere quando in carcere entrano quattro tossicodipendenti in astinenza o ubriachi, che si mordono le labbra per sputarti addosso il loro sangue e tu non sai se hanno l’HIV. Oppure sapere che tanti di loro ogni giorno intervengono per impedire che durante i colloqui i mafiosi si passino biglietti e messaggi, pur consapevoli che facendo questo - ossia il proprio dovere - Luigi Bodenza e Giuseppe Montalto vennero trucidati senza pietà dal piombo della mafia, e che quindi la stessa sorte potrebbe capitare anche a loro.
Eppure fanno tutto questo con passione per poco più di mille euro al mese.
Oppure sapere cosa può accadere quando in carcere entrano quattro tossicodipendenti in astinenza o ubriachi, che si mordono le labbra per sputarti addosso il loro sangue e tu non sai se hanno l’HIV. Oppure sapere che tanti di loro ogni giorno intervengono per impedire che durante i colloqui i mafiosi si passino biglietti e messaggi, pur consapevoli che facendo questo - ossia il proprio dovere - Luigi Bodenza e Giuseppe Montalto vennero trucidati senza pietà dal piombo della mafia, e che quindi la stessa sorte potrebbe capitare anche a loro.
Eppure fanno tutto questo con passione per poco più di mille euro al mese.
Il Dr.Sebastiano Ardita |
Sono uomini che
conoscono il sacrificio e hanno imparato a sconfiggere la paura, anche se
nessuno dirà loro grazie, perché non saprà mai di cosa ringraziarli visto che
quello che accade dentro una cinta raramente si conoscerà all’esterno.
Eppure quel lavoro
lo fanno come e meglio degli altri se è vero che quando scrivono, vigilano,
fanno la scorta, riescono a farlo meglio degli altri e tutti ce li invidiano.
Oggi gli agenti che
lavoravano con me al DAP semplicemente me li sogno. E sono sicuro che nessun
dipendente degli uffici giudiziari potrebbe tenere loro testa. La loro
intelligenza, la curiosità, la capacità di intuire e interpretare il pensiero
prima che avessi parlato, di scrivere in italiano meglio dei laureati, non le
potrò mai dimenticare. Ed è la stessa stoffa, con carismi diversi, che hanno
quelli che ogni giorno portano avanti le carceri, ed in 38.000 fanno il lavoro
di 50.000.
Senza confondere la
vita con le favole, sarebbe giusto però che questa storia di meriti e di
sacrifici avesse un lieto fine. Occorre che finalmente questo corpo prenda in
mano l’esecuzione penale e guidi tutto intero un settore della sicurezza, e che
quel lavoro e quell’energia escano così finalmente fuori dalla cinta e siano
visibili a tutti i cittadini.
Speriamo che la
commissione presieduta da Nicola Gratteri possa dare il suo contributo e che
trovi ascolto.
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Sebastiano Ardita
(Catania 1966), Magistrato, è uno dei dodici componenti della "Commissione
Gratteri", insediata dal premier Matteo Renzi per riscrivere norme,
procedure e regolamenti in modo da creare nuovi strumenti di contrasto alla
criminalità organizzata. A 25 anni è stato Sostituto Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di Catania. Componente della Direzione
Distrettuale Antimafia, si è occupato di criminalità organizzata di tipo mafioso,
di inchieste per reati contro la pubblica amministrazione e di infiltrazioni
mafiose nei pubblici appalti e forniture. È stato consulente a tempo pieno
della Commissione parlamentare Antimafia e componente del Comitato Direttivo
Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati. Dal 2002 al 2011 ha svolto le
funzioni di Direttore Generale della Direzione Detenuti e Trattamento del
Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Attualmente è Procuratore Aggiunto
di Messina.