12.12.2007
Giro per la città e si
intuisce subito che c’è qualcosa di surreale. Il traffico scorre dolcemente ed
accetto anche le piccole file ai semafori evitando così i miei tortuosi
giri per vie traverse. Sui lati delle strade molte auto in sosta anche se sono
le 11 del mattino.
E’
l’effetto benzina the day after. Non c’è un distributore aperto, su alcuni al
posto del cartello “CHIUSO” o “APERTO” penzola ancora il cartone messo ieri,
scritto col pennarello, fin dal primo pomeriggio: “Gasolio esaurito”. Mi prende
una strana sensazione di paura e di impotenza, pare che tutto stia per fermarsi
a poco a poco, come nei film.
Il
grande parcheggio del supermercato è semivuoto e non mi sembra vero di trovar
posto proprio davanti all’ingresso. Nella galleria piena di
luminarie le vetrine sfavillano con le loro mille luci natalizie.
E’
l’immagine di sempre, o quasi. Le belle panchine di legno sono occupate dai
soliti pensionati che fanno salotto. Aspettano l’ora di pranzo, al caldo, dando
uno sguardo nostalgico alle belle signore che li sfiorano col carrello. Qualche
cassiera per ingannare il tempo conta l’incasso.
Credo che dovrò rivedere
la lista che avevo preparato. Il reparto frutta e verdure è sguarnito e si
capisce che hanno tirato giù dai frigoriferi tutto quello che avevano. I
cestoni del pane pugliese sono vuoti e negli scaffali dell’acqua in bottiglia
la scelta è limitata.
Ai
surgelati e allo scatolame c’è più gente del solito.
Pago in
fretta e torno a casa, quasi a voler sentirmi più sicuro. E’ una strana
giornata e domani forse sarà peggio. 190.000 persone in 70 ore hanno messo in
ginocchio 60 milioni di italiani, l’8° Paese più importante al mondo. Tutto
fermo, tutto in stand-by in attesa che il TG porti notizie migliori.
Accendo
la radio e lo sguardo mi va sulla vaschetta dove accumulo le monetine per
l’autostrada. Sono tante e pensando a quei cestoni semivuoti di prima mi
viene in mente una frase che avevo letto tempo fa da qualche parte:
“Quando avremo
abbattuto l’ultimo
albero,
cacciato l’ultimo
animale,
pescato l’ultimo pesce
e inquinato l’ultimo
fiume,
ci accorgeremo che i
soldi
non si possono mangiare !
“