Aldo Maturo
28 Giugno 2010
Telese Terme (BN) |
“Chi manca da Telese da qualche anno ricorda forse quelle che
erano le caratteristiche topografiche essenziali di questo centro: un viale
bellissimo che congiungeva la stazione ferroviaria alle Terme, due ampie strade
parallele a quel Viale e la SS 87, locale via Roma, che incrociando quelle tre
strade divideva il paese in zone quasi eguali. Telese dunque si presentava
piatto e monotono e gli amministratori pensarono che un po’ di caos avrebbe
indubbiamente rappresentato una nota originale.
Così dopo aver studiato a lungo
il problema trovarono finalmente una soluzione: concedere licenze edilizie a
chiunque la
richiedesse, quale che fosse il progetto di massima presentato…” .
Stop! Non stiamo
parlando di oggi ma di cose che ho scritto e pubblicate l’11 maggio 1967 su un
settimanale di Benevento molto diffuso, Messaggio d’oggi.
Poveraccio! Ce
l’immaginiamo questo telesino virtuale in volo sulla Telese di oggi? Ci ho
provato e ho scoperto un paese irriconoscibile, violentato,
rappresentazione plastica di come la speculazione e il malgoverno possano
stravolgere la vita di una comunità facendone scempio.
Decine e decine di
inutili palazzi sorti come simulacri e desolatamente vuoti. Case, casine,
casette spolverate come formaggio dovunque ci fosse un po’ di verde
disponibile. Al di là di ogni logica, non sono le case che si sono adeguate
alle strade ma sono le strade (?!) che si insinuano zigzagando tra le
costruzioni facendo impazzire gli addetti alla toponomastica.
Milioni di metri
cubo di cemento inutilizzati e in attesa di un futuro migliore (?!), quando
migliaia e migliaia di persone esonderanno a Telese ed occuperanno i
palazzi costruiti da anni, felici di essere finalmente utilizzati
ai prezzi che saranno imposti al momento dai palazzinari, pronti a recuperare
gli interessi perduti.
E intanto i vecchi
“curzi”, dalle “chiare fresche e dolci acque”, si fanno spazio a stento
tra case, muretti e recinzioni, più avanti uno specchio d’acqua viene
intrappolato e recintato ad uso privato, c’è già una Telese2 ma intere zone
sono state inurbate in maniera intensiva, pronte a diventare Telese3, 4 o 5,
dopo la Scuola Media si percorre quello che si crede essere l’agognato
imbocco del ponte per Solopaca e ci si ritrova invece sulle acque del
lago, con una viuzza che da sospirata isola pedonale è diventata
strada di collegamento per la caccia al ponte, quello vero, catapultato
irrealisticamente in mezzo a una campagna. I chilometri si snodano tra le
strade del paese come in una gigantesca gimkana che al posto dei birilli
ha case e palazzi.
Non è un film.
Probabilmente neppure Francesco Rosi avrebbe saputo ricostruire una scenografia
simile per girare il suo famosissimo film. Per colpire lo spettatore aveva
preso a campione una città-simbolo, Napoli, descrivendo come un piano
di speculazione edilizia avrebbe cambiato per sempre il volto del paese
del sole. “Le mani sulla città” lo aveva chiamato, ma non aveva immaginato la
Telese di oggi che supera ogni fantasia e lascia ai suoi figli un futuro e un
impatto ambientale irrimediabilmente stravolto.
Non illudiamoci. Non
so cosa potrà fare l’ Amministrazione per recuperare un’armonia urbanistica
distrutta da un cocktail di speculazioni, cointeressenze, connivenze, intuibili
alleanze ed elastiche lobby.
E in questo quadro
tragico si continua a parlare ottimisticamente di turismo, come se ne parlava e
scriveva 40 anni fa, con le stesse speranze, le stesse parole, le stesse
proposte. Io c’ero, diceva Enzo Biagi. Si, io c’ero, ed ero in prima fila ma
vedo che la trama del film non solo non è cambiata ma è diventata un
sogno da cancellare.
Magari avesse avuto
ragione Luigi Mazzillo quando scriveva “…il Sannio si avvia a diventare quella
che,in linguaggio eufemistico, viene definita zona di sistemazione, area cioè
da trascurare per quanto riguarda gli interventi pubblici e da destinare al
rimboschimento ed ai pascoli, onde è inutile aggrapparsi per Benevento e la sua
provincia alle facili illusioni del turismo”, Enciclopedia Geografica Tutt’Italia,
Casa Editrice Sansoni e Istituto Geografico de Agostini (Messaggio d’Oggi,
6.7.1967).
Così non è, perché
la Telese di oggi è stata svenduta e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Negli anni c’è chi poteva presentare il conto, chi avrebbe potuto presentarlo,
chi non lo ha fatto, come nella storia delle tre scimmiette. Credo che se non
si trova tutti insieme il modo di risolvere in tempi urgentissimi un vuoto
incolmabile, Telese diventerà non area di rimboschimento, come prevedeva
Mazzillo, ma periferia degradata aperta irrimediabilmente a pascoli di ben
altro genere.
(da Fotogrammi di
memoria, Aldo Maturo, Ediz.Nous 2013)