Il testo integrale della lettera di Cosa Nostra
pervenuta il 17 febbraio 1993 all'allora Presidente della Repubblica Oscar
Luigi Scalfaro. E' il documento che determinò la sostituzione immediata del Direttore Generale del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Presid.Nicolò Amato e l'inizio, secondo le inchieste in corso, delle trattative tra Stato e Mafia. La lettera era indirizzata, tra gli altri, al Papa (ci saranno attentati a due chiese di Roma), al Vescovo di Firenze (attentato alla chiesa dei Georgofili), a Maurizio Costanzo (attentato alla sua persona).
Siamo un gruppo di familiari di detenuti che,
sdegnati e amareggiati da tante disavventure, ci rivolgiamo a Lei, non per
presentarci come persone che chiedono non si sa bene quale forma di carità o di
concessione, anche perché abbiamo una tale dignità che ci consente di
affrontare, a testa alta, qualsiasi tipo di problema, pagando, anche di
persona, qualsiasi tipo di pena, ma ci rivolgiamo a Lei perché riteniamo che si
è responsabili in prima persona, quale rappresentante e garante delle più
elementari forme di civiltà.
Qual è il problema?
Come, certamente, Lei
saprà, in Italia esistono le carceri, dove vengono rinchiusi coloro che
hanno sbagliato nei confronti della società “civile” o che hanno commesso reati
di qualunque genere; a prescindere dal fatto se si tratta di persone colpevoli
o innocenti, queste carceri servono per fare espiare le pene o, comunque, per
recuperare chi ha sbagliato. Ora, o noi non abbiamo capito bene qual è la
funzione delle carceri, o Lei non è a conoscenza di quello che succede nelle
carceri italiane ed in particolare in alcune dove la Bosnia a confronto diventa
un paradiso.
Per sintetizzare
cominciamo ad affrontare quali sono le nostre difficoltà:
1) Sa quanto
costa, per una famiglia di un detenuto, spostarsi da Palermo o
dalla Sicilia per recarsi in qualsiasi parte d’Italia, per poter stare un’ora
con il proprio congiunto? Lei se lo è mai chiesto?
2) Quante volte
la settimana Lei cambia la biancheria intima? Quante volte alla settimana
Lei o chi per lei cambia le lenzuola del suo letto? Quante volte in una
settimana, o al giorno, Lei si cambia di abito? Lo sa Lei quanta biancheria, e
solo biancheria, in un mese noi possiamo portare al nostro congiunto? Soltanto
cinque Kg.; e si è mai chiesto con 5 Kg. di biancheria cosa si può portare? Per
Lei possono essere banalità, ma noi crediamo che, per chi sta in carcere,
queste cose assumono non solo grande importanza per l’igiene ma costituiscono
un motivo per incominciare ad aver fiducia nelle istituzioni della Repubblica.
3) Altro
problema, ancora più grave, e crediamo che Lei debba vergognarsi di essere il
capo dello Stato, è che lo Stato permette ai secondini delle carceri ed in
special modo a quelli delle carceri di Pianosa, di avere comportamenti
uguali a quelli degli sciacalli o dei teppisti della peggior specie, nel senso
che trattano i detenuti peggio di cani randagi, usando metodi della peggior
tradizione fascista.
Isola di Pianosa - Toscana |
Tutto questo è
vomitevole, vergognoso, indegno. I secondini sono tali o “bestie” o “killer
dello Stato”? Loro fanno tutto quello che vogliono, maltrattando i detenuti
e con l’alimentazione che “fa schifo” e con i maltrattamenti fisici (si lascia
libera l’immaginazione). Ora, non ci venga a dire che non è vero perché nessuno
dall’interno delle carceri verrà a confermarLe quella che è la realtà,
considerando che le ritorsioni nei confronti di chi avrà l’ardire di lamentarsi
sarebbero immaginabili. Immagino Signor Presidente che Ella, nei giorni di
Natale, proprio quando tutta l’Italia veniva stretta dal freddo gelido, se ne
stava al calduccio e si riguardava al massimo per difendere il suo corpo dal
freddo (non considerando che al minimo accenno di raffreddore i migliori medici
sarebbero accorsi); sa che nel carcere di Pianosa più fa freddo e più tolgono
(poche per la verità) le coperte ai detenuti?; di riscaldamento manco a
parlarne; i medici a Pianosa non si sa cosa siano.
Ora, se Lei ha dato
ordine di uccidere, bene, noi ci tranquillizziamo, se non è così,
guardi che per noi è sempre il maggior responsabile, il più alto rappresentante
dell’Italia “civile” che, con molto interesse, ha a cuore i problemi degli
animali, i problemi del terzo mondo, del razzismo, e dimentica questi problemi
insignificanti perché si tratta di detenuti ovvero di carne da macello. Come
puntualizzavamo prima, non chiediamo indulgenze particolari o grazie ma
soltanto il rispetto di dignità di persone che, nella disgrazia, stanno
pagando, senza battere ciglio, i loro debiti giusti o ingiusti che siano.
Per noi significa
dare la possibilità ai detenuti tutti di sopportare la restrizione in maniera
dignitosa, cioè avere la possibilità di incontrarsi con i familiari senza
spendere un patrimonio, la possibilità di poter portare almeno,
settimanalmente, la biancheria oltre al vitto ai detenuti; togliere gli
squadristi al servizio del DITTATORE AMATO, dando dignità di detenuti ai
detenuti.
Concludiamo
scusandoci per la forma arrogante con la quale ci siamo presentati, distogliendoLa da
problemi sicuramente molto più gravi e urgenti di questi. Noi ci permettiamo
farLe notare che, continuando di questo passo, di detenuti ne moriranno, ma Lei
non si curi di loro tanto, come dicevamo prima, si tratta di carne da macello.
Per noi e per loro resta solo la consolazione che, un giorno, Dio che ha più
potere di Lei, sarà giusto nel Suo giudizio; giudicherà tutti in base a come
abbiamo visto Gesù, suo FIGLIO, nei fratelli (ammalati, carcerati, affamati,
bisognosi ecc…).
Lei si è vantato
tante volte di essere un autentico cristiano, Le consigliamo di
vantarsi di meno e di AMARE di più. Non ci firmiamo tutti non per paura, ma per
evitare ulteriori pene ai nostri familiari detenuti (e poi fanno lezioni di
mafia!). Pensiamo, inoltre, che a Lei non interessano le firme quanto
verificare e trovare i giusti rimedi. Al momento non crediamo che la volontà
dello Stato che Lei rappresenta sia così civile nel dare una risposta adeguata.
La sfidiamo a smentirci.
Palermo
Con osservanza
(da
affariitaliani.it - 12.7.2012)