Paul Krugman, economista statunitense, premio Nobel ed
editorialista del New York Times - da Il Post 16 maggio 2012
Primo punto.
1. LA GRECIA ESCE
DALL’EURO, PROBABILMENTE GIÀ IL MESE PROSSIMO.
Krugman allude alla possibilità,
ormai quasi certa,
che in Grecia si vada a nuove elezioni il mese prossimo (infatti si voterà il
17 giugno, n.d.r.) e che le forze che si oppongono alle misure di austerità e
alle istituzioni europee conquistino ancora più seggi di prima: stando ai
sondaggi, se si votasse adesso l’estrema sinistra di SYRIZA sarebbe il primo partito
greco. Il parlamento frutto del nuovo voto avrebbe probabilmente una
maggioranza di forze intenzionate a rinegoziare gli accordi con l’Europa o
direttamente uscire dall’euro (o dall’Unione Europea tout court).
Secondo punto.
2 PRELEVAMENTI DI
MASSA NELLE BANCHE SPAGNOLE E ITALIANE, CORRENTISTI CHE CERCANO DI TRASFERIRE I
LORO SOLDI IN GERMANIA.
Il caos generato da una
decisione del genere avrebbe ripercussioni oltre i confini della Grecia. Molti
cittadini, nel timore di perdere il loro denaro depositato in banca,
cercherebbero di prelevarlo in contanti o trasferirlo, sottoponendo istituti di
credito già in crisi di liquidità a sforzi pesantissimi, forse insopportabili.
E creando anche tensioni sociali non indifferenti, file davanti agli sportelli,
nervosismo e violenze. Uno scenario terrificante, e per questo Krugman ipotizza
due rimedi.
Terzo punto.
3A. FORSE VERREBBERO INTRODOTTI DEI CONTROLLI E DEI
LIMITI AI TRASFERIMENTI DI DENARO ALL’ESTERO E AI PRELIEVI DI CONTANTI.
Funzionerebbe per tenere in piedi
le banche, non molto per rendere sostenibile le tensioni che sorgerebbero
quando un correntista si rendesse conto di non poter fare quel che vuole dei
suoi soldi. Per questo Krugman individua un secondo possibile intervento.
3B. IN ALTERNATIVA, OPPURE CONTEMPORANEAMENTE, LA BANCA
CENTRALE EUROPEA INIZIEREBBE A FARE GROSSI PRESTITI ALLE BANCHE PER EVITARE IL
LORO COLLASSO.
Non è una cosa così diversa da quanto
accaduto
nei mesi scorsi, ma stavolta il principale obiettivo sarebbe evitare il
fallimento delle banche – e quel che ne conseguirebbe – e non finanziare il
debito dei paesi europei a tassi sopportabili. Da quel momento in poi,
comunque, le cose che potrebbero succedere sono due.
Quarto punto.
4A. LA GERMANIA HA UNA SCELTA. ACCETTARE CHE ITALIA E
SPAGNA RICEVANO GRANDI QUANTITÀ DI DENARO IN PRESTITO DALLA BCE.
Cambiare drasticamente approccio:
per dare a questi paesi una speranza, soprattutto alla Spagna, è necessario
garantire loro la possibilità di finanziarsi con bassi tassi di interesse e
avere un tasso di inflazione più alto per aggiustare i prezzi. Oppure…
Krugman fa riferimento a quello
che ripete da tempo: secondo l’economista statunitense, e moltissimi altri, la
Banca Centrale Europea deve cominciare a comportarsi direttamente e senza
limiti da “prestatrice di
ultima istanza”, stampando denaro e prestandolo agli Stati anche a
costo di far salire l’inflazione, pur di sottrarli ai tassi di interesse
crescenti e permettere loro di finanziare misure per la crescita nonostante il
debito. Eravamo rimasti a “oppure”, però.
4B. FINE DELL’EURO. E PARLIAMO DI MESI, NON ANNI.