Nell'indagine sulla Qualità della Vita 2011 è passata dal 94^ al 97^ posto su 107 province
Aldo Maturo
(da www.vivitelese.it - Aldo Maturo - 27.5.2012)
“La felicita' non dipende da quello che hai, ma da quello che senti. E' uno stato mentale. Dipende da come ti disponi alla vita” ha detto Bonolis al Festival della Felicità di Pesaro-Urbino (25 maggio-3 giugno).
Forse è vero ma credo che la felicità dipenda anche dalla qualità della vita. Il Sole24ore da 20 anni redige una classifica sulla qualità della vita nei 107 capoluoghi di provincia italiani adottando degli indicatori che certamente semplificano la ricerca ma ci portano a dei risultati che devono essere stimolanti per gli amministratori e per gli abitanti.
La classifica 2011 è stata fatta su una serie d’indicatori che hanno portato a 6 classifiche parziali prima della classifica generale. Si è tenuto conto del tenore di vita, servizi e ambiente, salute, affari e lavoro, ordine pubblico, popolazione, tempo libero.
Ai primi 5 posti in classifica generale si sono classificate Bologna, Bolzano, Belluno, Trieste e Ravenna. Agli ultimi 5 Foggia, Caltanisetta, Napoli, Caserta e Trapani.
La posizione di Benevento non è stata particolarmente brillante perché il livello è scaduto rispetto al 2010 su quasi tutti i sei parametri di riferimento.
Ha perso tre posizioni in classifica generale passando dal 94^ al 97^ posto su 107 province. Nelle classifiche parziali la situazione è stata la seguente:
1) Tenore di vita: 102^ (nel 2010 era 103^ - nel 2011 la prima è Treviso);
2) Servizi, ambiente e salute: 89^ (nel 2010 era 76^ - nel 2011 la prima è Trieste);
3) Affari e lavoro: 93^ (nel 2010 era 80^ - nel 2011 la prima è Ravenna);
4) Ordine pubblico: 52^ (nel 2010 era 51^ - nel 2011 la prima è Oristano);
5) Popolazione: 85^ (nel 2010 era 74^ - nel 2011 la prima è Piacenza)
6) Tempo libero: 91^ (nel 2010 era 94^ - nel 2011 la prima è Rimini)
Gli indicatori presi in considerazione dal sondaggio presentano tutti valori decisamente negativi e mettono a fuoco la percezione diffusa di un progressivo peggioramento della situazione. Bisogna cogliere ed interpretare questi dati. La crisi finanziaria, la recessione economica, secolari tradizioni non devono essere l’alibi per rassegnarsi a definitivi orientamenti pessimistici se non vogliamo che la qualità della vita continui a deteriorarsi e a desertificarsi. Chissà se tutte le persone possono, anche singolarmente, cominciare a cambiare qualcosa, cambiare le cose che si fanno, il modo come le si fa in uno sforzo di continua e reciproca interazione. Lo so, molte scelte sono indipendenti dalla propria volontà o limitate da condizionamenti culturali ed ambientali. Credo che ci vogliono nuove risposte e il ruolo dei giovani in questo cambiamento culturale è assolutamente prioritario per creare un contesto sociale ed economico diverso cui i politici dovranno necessariamente adeguarsi. E' in gioco la qualità della vita di tutti quelli che vivono in questa terra.