"Io sono quello che
vedendo vilipendere i decorati al valore dissi che era una porcheria.
Io sono quello che quando assassinarono Matteotti dissi: – Questa è un’infamia.
Io sono quello che quando vidi la speculazione sull’assassinio di Matteotti
dissi: – Adesso si esagera.
Io sono quello che quando Mussolini fece il discorso di Pesaro dissi: – Ma
perché si occupa di finanze se non ne capisce?
Io sono quello che quando
fu fatto il Concordato con il Vaticano dissi: – Bè, meno male, ci siamo levata
questa spina dal cuore.
Io sono quello che, quando fu proclamato l’impero, dissi: – Bè, meno male, è
finita e possiamo metterci a lavorare.
Io sono quello che, quando cominciò la guerra in Spagna, dissi: – Oh! Dio
Santo!
Io sono quello che quando Galeazzo Ciano fece il discorso sulle naturali
aspirazioni contro la Francia, dissi: – Ma insomma, la finiamo o non la finiamo?
Io sono quello che al 18 giugno del 1940, convinto di avere dodici milioni di
baionette, la flotta sottomarina più potente del mondo, l’aviazione capace di
oscurare il sole, dissi: – Bè, ormai ci siamo, sbrighiamoci, sistemiamo il
mondo e mettiamoci a lavorare.
Io sono quello che, pochi giorni dopo, quando la battaglia delle Alpi dimostrò
che non avevamo nemmeno le scarpe da montagna per i soldati, dissi: – Ma cosa
fa il re?
Io sono quello che quando cominciò la guerra contro la Grecia, dissi: – Oh! Madonna
mia!
Io sono quello che da quel momento continuai a dire: – Ma cosa fa il re? Ma
come Badoglio ha permesso questo? Ma che fanno i principi, i collari
dell’Annunziata, il Senato?
Io sono quello che la notte del 4 giugno 1944 [il giorno della liberazione di
Roma da parte degli Alleati, NdR], uscii di casa, infischiandomene del
coprifuoco, impazzendo di entusiasmo.
Io sono quello che un mese dopo dissi. – Qui non si fa che perder tempo e
l’inverno si avvicina.
Io sono quello che incontrando l’ex gerarca, dissi: – Come, lei fa l’epuratore?
Io sono quello che ha detto. – Questi sono metodi e sistemi fascisti.
Io sono quello che ha venduto tutto per comprare il poco che ha potuto.
Io sono quello che non crede più a niente e a nessuno.
Io sono l’Uomo Qualunque."
Guglielmo Giannini – Editoriale al 1° numero de “L’Uomo qualunque” – 27.12.1944