Scene da una Napoli vista da Luciano de Crescenzo. Ora di punta, autobus, la signora discute con il bigliettaio perché non
vuole fare il biglietto anche per la sua “criatura”.
Da “Così parlò Bellavista” di Luciano
de Crescenzo, Oscar Mondadori,1977
"Signò dovete fare un altro biglietto”
“E perché debbo fare un altro biglietto?”
“Per il ragazzo”
“Quale ragazzo?”
“Questo qua, questo che sta vicino a voi”
“E voi me lo chiamate ragazzo. Quello non tiene nemmeno nove anni, è una
criatura”
“Signò, sarà una criatura, ma siccome è una criatura alta
più di un metro deve fare il biglietto se vuole viaggiare sull’autobùs”
“Ma qua’ più alta di un metro e più alta di un metro, fatemi il piacere!
Quello non sarà nemmeno settanta centimetri!”
“Signò […] il ragazzo, il bambino, la criatura, chiamatela come
volete voi, passa con la testa la sbarra di ferro apposita, posta all’altezza
di un metro, e quindi deve fare il biglietto!”
“Ma tu vedi che guai si passano. Gesù Gesù! Quello è sempre stato più
basso di un metro! Ma non lo vedete che il ragazzo si è messo sulla punta dei
piedi e che perciò sembra più alto?” risponde la signora ponendo con forza una
mano sulla testa del figlio e premendo fino a fargli abbassare la testa al di
sotto della sbarra. “E acalate Ciccì!”
“Adesso basta signò. E che vi siete messa in testa! Qua noi il parlare
lo teniamo per fatica! Il ragazzo o fa il biglietto o scende da sopra
all’autobùs!”
“E voi terreste il coraggio di lasciare una criatura sola in mezzo alla
strada?”
“E che fosse d’a mia sta criatura! Che vi debbo dire: scendete pure
voi!”
“Io! Io ho fatto il biglietto!”
Durante tutta la discussione l’autobus non si è mai mosso. È fermo con
le porte aperte, in attesa che si chiarisca se il ragazzo deve o non deve fare
il biglietto.
“Ma in che razza di paese mi trovo?” protesta un giovane dal chiaro
accento settentrionale. “Lei” dice rivolto al conducente “si decide a partire
sì o no? E lei signora lo sa che qui c’è gente che lavora? Non possiamo mica
aspettare tutti che si convinca a sborsare cinquanta lire per un biglietto.
Anzi, sa cosa le dico, ecco le cinquanta lire e faccia il biglietto a suo
figlio!”
“Ma a chisto chi ‘o conosce!” grida la signora indicando il milanese.
“Mi fa il biglietto lui a me” dice rivolta ai presenti. “Ma vedi quanta
confidenza! Io se voglio lo riempio di biglietti”. Poi rivolta verso il
signore: “Avete ragione che qua non ci sta mio marito e che io sono una povera
donna sola contro tutti questi uomini, altrimenti non avete idea di dove ve le
mettevate queste cinquanta lire! Gesù sant’Anna e Maria, ma tu vedi che si
passa per un fetentissimo biglietto!”
“E va bene signò” grida il conducente dal suo posto di guida “avete
ragione voi, però la prima guardia che incontro vi faccio vedere se scendete o
no dall’autobus, volete o non volete!”
Detto questo il conducente chiude le porte e sta per partire quando
viene fermato da un coro di proteste di quasi tutti i passeggeri.
“Fermate! Fermate!”
“Che altro è successo?” chiede il conducente.
“E noi eravamo saliti per sentire”