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www.altrabenevento.org, il sito dell’associazione beneventana
per la città sostenibile contro il malaffare, ha ripreso e pubblicato il 5
aprile 2012 un articolo della giornalista Rita Pennarola uscito due giorni prima su “La voce
delle voci” il periodico mensile dell’omonima
associazione culturale campana edito con la testata La Voce della Campania,
diretto dalla stessa giornalista e dal collega Andrea Cinquegrani. La
giornalista parla dell’inchiesta sulla tragica vicenda della
nave Costa Concordia e riporta fatti e particolari impressionanti che, come quelli del capitolo che segue, hanno colpito la mia attenzione e che è giusto siano conosciuti da altri lettori.
SILENZIO.
PARLA JESUS
“Alle
circostanze indicate dalla Voce nell’inchiesta “La pista russa” sono arrivate
alcune sbalorditive conferme. Che convergono intorno ad una sola ipotesi, dai
contorni sempre piu’ definiti: poteri malavitosi utilizzano da tempo navi da
crociera per i loro traffici. E lo sbarco “al volo” di materiali o persone
lungo certe determinate coste risulta tutt’altro che casuale.
Partiamo
da un avvocato spagnolo, originario delle isole Canarie, viaggiatore abituale
in navi da crociera di diverse compagnie. Si chiama Jesus Bethencourt. Sentite
cosa dichiara sulla sciagura del 13 gennaio. «Quello che e’ successo di fronte
all’isola del Giglio potrebbe avere avuto me come protagonista involontario,
nell’agosto del 2010, quando ho navigato con mia moglie e mia figlia lungo lo
stesso itinerario nel Mediterraneo». Proprio a bordo del Costa Concordia.
Capitanato anche in quell’occasione dal comandante Schettino.
Pare che
il Giglio, per chi conosce certe rotte, non sia un posto qualsiasi. «La
testimonianza di Bethencourt e di sua moglie – spiega Bernardo Sagastume,
corrispondente alle Canarie del periodico ABC – riguarda non solo
l’accostamento al Giglio da parte di Schettino, che lui stesso visse in prima
persona durante quel viaggio del 2010, ma anche il fatto che, in tale
occasione, il personale di bordo fece in modo da liberare tutte le cabine
passeggeri che affacciavano sulla costa isolana».
Abbiamo
capito bene? Anche due anni fa qualcuno, al comando del gigante marino, avrebbe
prescelto l’orario di cene e ricevimenti, quando tutti gli ospiti si ritrovano
nei saloni centrali, per effettuare l’accostamento forzato al Giglio, evitando
cosi’ che durante le manovre vi fossero occhi indiscreti sul lato della nave
rivolto verso l’isola. L’avvocato e sua moglie avevano il numero di cabina
8300, una suite con balcone affacciato sul Giglio. Ma quella sera Nayra, la
moglie dell’avvocato, rimane piu’ a lungo sotto la doccia. E cosi’, mentre
tutti gli altri passeggeri sono gia’ nei saloni delle feste, i coniugi restano
ancora in cabina. Jesus, in particolare, decide di uscire sulla balconata e
riprendere con la telecamera le immagini della costa isolana. Giusto una decina
di minuti, mentre aspetta che la moglie completi i suoi preparativi per il
ricevimento a bordo. «Insomma alle 21 e 30 (orario “topico”, a quanto pare,
ndr), mentre tutti i passeggeri erano nei saloni centrali per la festa, io mi
trovavo sul balconcino della cabina a filmare il Giglio. Una cabina che
probabilmente il personale di bordo riteneva vuota, visto che avevamo
acquistato il biglietto all’ultimo momento».
Cosa
vede e cosa filma Jesus Bethencourt in quei minuti? Lo racconta lui stesso: «Mi
rendo conto subito che la nave Concordia viaggiava in strettissima prossimita’
della costa, particolare che non poteva sfuggire a me, abituato come sono a
vedere tutti i giorni navi da crociera intorno alle Canarie, ma sempre a
distanze di sicurezza. Poi a un certo punto dal buio di una grotta, in un
tratto della costa gigliese che pareva disabitato, spuntano le luci di una
torcia elettrica». Era come se qualcuno stesse facendo segnali convenzionali.
«Io filmo tutto e dico scherzando a mia moglie: “guarda, Cosa Nostra, la Mafia,
stanno facendo il contrabbando”».
E
certamente avrebbero continuato, se quella notte del 2 agosto 2010 non si fosse
trovata in zona una pattuglia della Guardia costiera. «Con un segnale da tre
squilli fermano l’accostamento del Concordia all’isola. La polizia – continua
Bethencourt – costringe la nave a ruotare di 180 gradi e tornare a Palermo».
«Dopo poco – aggiunge Nayra – dagli altoparlanti arriva un annuncio: si va a
Palermo perche’ e’ la citta’ di Schettino, dove hanno preparato una festa per lui.
Mi domandai perche’ dovessimo tornare in quella citta’…». Quando la famiglia
arriva nei saloni, ecco un’altra sorpresa: membri del personale sequestrano la
fotocamera di Jesus. Il giorno dopo l’apparecchio viene restituito: video e
foto di quella sera erano stati cancellati. Ma l’avvocato aveva fatto in tempo
a sfilare, prima del sequestro, la scheda removibile. Tanto che oggi pezzi di
quelle immagini sono visibili sul sito del settimanale spagnolo ABC.
Scarsi
poi, a detta dei Bethencourt, anche i dispositivi di sicurezza generale, «solo
istruzioni e salvagente in camera ma, soprattutto, passeggeri delle cabine “per
ricchi”, come noi, esentati dall’esercitazione obbligatoria per ordine di
Schettino». «Non abbiamo alcuna intenzione di essere protagonisti in questa
vicenda – dicono Nayra e Jesus – ma abbiamo negli occhi la tragedia, le
immagini della bambina che non si e’ riusciti a salvare. E vorremmo contribuire
a far in modo che tutto questo non accada mai più “.
Le cose raccontate sono sconvolgenti ed è strano che sui giornali non se ne sia mai parlato. Ci si augura solo che il testimone,pur avendo visto veramente quello che ha riferito, abbia poi fatto una ricostruzione sua in maniera fantasiosa. Se così non fosse, l'articolo, che circola liberamente su internet, di certo è all'attenzione dell'A.G.