Aldo Maturo
Ai 600 milioni di iscritti a Facebook
il sito Sherweb ricorda che questo social network non è pascolo libero dove
ognuno pensa di poter “postare” quello che vuole e ricorda che anche qui devono
essere rispettate alcune regole di buon gusto e di buona educazione – la
netiquette – come avviene in tutti i rapporti umani.
Ha suggerito così alcune regole che
naturalmente ognuno è libero di rispettare ma che di certo eleverebbero il
livello delle relazioni virtuali.
1)
evitare messaggi criptici comprensibili solo al
destinatario. Per queste necessità si può ricorrere ai messaggi privati;
2) evitare l’invio di email a decine e decine di destinatari
che hanno l’unico risultato di veder riempire la propria casella di posta da
email di risposta provenienti da emeriti sconosciuti;
3)
sconsigliate le catene di S.Antonio con l’invito
perentorio “diffondi subito”, con la minaccia che se non lo fai ti cadrà il
mondo in testa entro 24 ore;
4) sconsigliato pubblicare mamme col pancione in bella vista,
mamme che allattano o simili. La maternità è una cosa intima e bellissima e non
trae alcun giovamento da simile pubblicità;
5)
di cattivo gusto investire gli amici di Facebook con le
foto delle nostre sbornie o abbuffate, con visi rigonfi e deformati ed occhi
stralunati, al solo scopo di dimostrare che abbiamo una vita molto intensa e
godereccia da far invidia agli altri;
6) non è un segno di rispetto e di amicizia pubblicare foto
di amici ripresi in posizioni horror o sessualmente provocanti, senza il loro
consenso. Il concetto di cattivo gusto e di osceno vale anche per la “rete”;
7)
poco consigliabile fare apprezzamenti sul proprio ambiente di lavoro,
specialmente se si ha il dubbio che in rete ci possa essere anche il proprio
“capo” o che comunque sia capace di navigare;
8)
la bacheca di Facebook non è una chat e quindi non va
utilizzata né per chiacchierare né per dare notizie importanti nè tanto meno
per flirtare;
9)
ognuno è libero di scegliersi gli amici che vuole ma
evitare di aggiungere amici sconosciuti solo per far numero e dimostrare così
di avere un carnet pieno di “nomi” cui non corrisponde un effettivo rapporto di
amicizia, né attuale né ritrovato.
Da ultimo, e lo dico per esperienza di lavoro, ricordo che tutti gli Uffici del Personale hanno ormai l’abitudine di andare
su FB per verificare i profili di candidati al lavoro, prima o dopo il
colloquio selettivo. E per finire, segnalo
che tale abitudine di “navigare” è ormai diffusa anche tra le forze dell’ordine
per farsi un’idea di abitudini, orientamenti
e personalità di soggetti che possono avere un qualche “interesse” a fini
investigativi o per ritrovarne le foto ove siano conosciuti fra i loro amici solo con i nick name.