Aldo Maturo
L’incrociatore oceanico
Monti ha spianato zitto zitto uno dei più importanti privilegi di cui godevano
gli statali: la causa di servizio, l’equo indennizzo e la pensione
privilegiata. Ma sapendo dove colpire, ha navigato da esperto nocchiere nel
mare magnum del pubblico impiego evitando di infrangersi contro gli scogli che
issano le bandiere delle varie mostrine targate comparto sicurezza,
ministero della difesa e pubblico soccorso (Protezione civile?).
L’art.6 del decreto Monti
abroga gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’ infermita’ da
causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio,
dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata.
Con un tratto di penna ha
cancellato 50 anni di giurisprudenza, 200 tipi di infermità dalle patologie più
disparate, suddivise in 8 categorie (dalla prima all’ottava in ordine
decrescente) e ha decimato migliaia di clienti ad avvocati amministrativisti.
Agli statali rimarrà solo
l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni, come i dipendenti privati,
ma nessuno più potrà mettersi in fila dal medico di famiglia per ottenere
certificati medici, spesso di comodo, attestanti infermità ritenute connesse al
servizio che avrebbero messo in funzione tutta una macchinosa procedura fatta
di istanze, relazioni del Capo Ufficio, pratiche di segreteria, visite
collegiali davanti ai medici legali delle ASL (un tempo anche degli
ospedali militari), invio al Ministero con parere propedeutico e parere
definitivo del Comitato per le Pensioni privilegiate, opportunamente vistato
dalla Corte dei Conti e dalla Ragioneria Centrale.
L’attesa consapevole di
almeno due anni e poi il risultato:
Soluzione A: Infermità
riconosciuta, ed allora immediata istanza entro 6 mesi per chiedere l’equo
indennizzo (una somma, anche notevole, pagata dallo Stato per risarcire il
dipendente che per colpa del servizio aveva contratto una infermità. Il
discorso non faceva una piega: quando mi hai assunto ero sano come un pesce
altrimenti non mi avresti assunto. Mi sono ammalato per motivi di servizio e
allora mi devi risarcire. Se poi sono giovane mi paghi ancora di più.
Soluzione B:
Riconoscimento respinto! Nessun nesso di causalità tra l’infermità e il
servizio prestato. Si affilavano le armi e partiva il Ricorso davanti al
magistrato del lavoro dopo aver fatto il tentativo obbligatorio di
Conciliazione davanti alla Direzione Provinciale del Lavoro. Questo dal 2001
(D.Lg.165/2001) perché prima il provvedimento si impugnava direttamente davanti
al TAR, con gran piacere degli avvocati.
Tutto questo farraginoso
iter, ben noto a tutti indistintamente gli statali, fondatamente o
fittiziamente ammalati per infermità connesse al servizio, è stato cancellato
con un articolo di sei righe. Monti ha detto stop! Niente più sindrome ansiose
depressive, niente più artrosi cervicali, prostatiti, cardiopatie,
epicondiliti, etc.
I soldi sono finiti e
ognuno si tiene la sua malattia, o quasi.
Si salvano, come ho
già detto, poliziotti, carabinieri, guardia di finanza,forestali, polizia
penitenziaria, esercito nelle sue varie articolazioni, protezione civile. Solo
loro possono continuare a collezionare cause di servizio (avevo agenti che ne
avevano 4 o 5) e pensioni privilegiate perché svolgono un lavoro evidentemente
più rischioso.
Una volta davanti
all’Ospedale Militare di Bologna ci siamo presentati io e un mio agente, per la
stessa infermità: stress. A lui gli fu riconosciuta, a me che ero il
Direttore mi fu detto di no.
Per non essere molto
cattivo del tutto, Monti riconosce un periodo transitorio: il suo provvedimento
non si applica ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del
decreto, nonche’ ai procedimenti per i quali, alla predetta data, non sia
ancora scaduto il termine di presentazione della domanda, nonche’ ai
procedimenti instaurabili d’ufficio per eventi occorsi prima della predetta
data.