Ci sono 67 tra partiti e movimenti
vari (?!?!) che non hanno tirato fuori un euro per la campagna elettorale, non
hanno speso niente, ma hanno avuto i «rimborsi» milionari che altro non sono che
un finanziamento pubblico mascherato. Alcuni hanno
vinto, altri perso. Non conta. Solo per aver avuto liste alle ultime elezioni
regionali e aver ottenuto una manciata di voti hanno conquistato i «rimborsi».
In tutto, per le consultazioni del 28 e 29 maggio 2010, lo Stato ha assegnato
alle forze politiche più di 74 milioni di euro, a fronte di spese accertate di
poco meno di 63 milioni, con un guadagno del 117,9 %. È la Corte dei conti a metterlo nero su
bianco.Sempre secondo la Corte dei conti, dal ’94 a oggi i partiti hanno avuto più di
2 miliardi e 304 milioni di euro a fronte di spese dichiarate e accertate pari
a 681 milioni e mezzo.Ha fatto bingo la
Lega Nord. Ha dichiarato di avere avuto uscite per 4 milioni e mezzo di euro ma
ha incassato 9 milioni e mezzo.
di Alberto Dimajo – IL TEMPO –
22.8.2012
Non hanno tirato fuori un euro per la campagna
elettorale ma hanno ricevuto rimborsi milionari. Sono 67 tra partiti e
movimenti vari. Alcuni hanno vinto, altri perso. Non conta. Solo per aver avuto
liste alle ultime elezioni regionali e aver ottenuto una manciata di voti hanno
conquistato i «rimborsi».
In tutto, per le consultazioni del 28 e 29 maggio
2010, lo Stato ha assegnato alle forze politiche più di 74 milioni di euro, a
fronte di spese accertate di poco meno di 63 milioni. È la Corte dei conti a
metterlo nero su bianco nel «Referto ai presidenti dei Consigli regionali sui
consuntivi delle spese e dei finanziamenti delle formazioni politiche».
Il documento, del 10 agosto scorso, chiarisce che
i partiti che hanno partecipato alle elezioni del 2010 hanno presentato
dichiarazioni di spesa (alcune anche mancanti di fatture o altri documenti) con
cifre molto più contenute rispetto a quanto otterranno (per ora sono state
erogate 2 rate su 5). In percentuale hanno avuto un guadagno del 117,9 per
cento. Un affare. Non fosse altro per l’equivoco generato dalla parola
«rimborsi».
È la legge ad essere così «generosa». Tanto che gli stessi
magistrati contabili sottolineano che anche «nel caso in cui il soggetto
politico, pur avendo preso parte alla campagna elettorale, affermi di non aver
sostenuto spese né ottenuto finanziamenti oppure che le spese e i finanziamenti
sono state sostenute o ottenute dai singoli candidati» il partito «deve,
comunque, darne formale comunicazione, giacché, in base alla normativa vigente
può sempre ottenere l’erogazione del contributo statale, mancando qualunque
collegamento tra la spesa elettorale ed il relativo rimborso, determinato sulla
base dei voti conseguiti».
Dunque anche i partiti che non hanno speso niente
(67 in tutto) hanno i «rimborsi». Che dunque altro non sono che un
finanziamento pubblico mascherato. Era il 1993 quando gli italiani votarono in
massa un referendum proposto dai Radicali per togliere i soldi pubblici ai
partiti. Il 90,3 per cento scelse di abolire il finanziamento. Ma, nel 1994, i
soldi sono rientrati dalla finestra proprio sotto forma di rimborsi.
Tanto che,
sempre secondo la Corte dei conti, dal ’94 a oggi i partiti hanno avuto più di
2 miliardi e 304 milioni di euro a fronte di spese dichiarate e accertate pari
a 681 milioni e mezzo. Non è un caso che nelle considerazioni conclusive i
magistrati contabili notino «una forte discrasia» tra quelli che chiamano «i
cosiddetti rimborsi» e «le spese sostenute che risultano complessivamente
inferiori all’ammontare, in taluni casi, anche della prima rata. Ma non è
tutto.
La Corte dei conti, infatti, ha formulato 133 rilievi, «sia nei
confronti delle formazioni regionali o provinciali che al livello nazionale».
Infatti, fanno notare ancora i magistrati, «specie nei casi di partiti di
grosse dimensioni, si è riscontrato che le spese vengono disposte e gestite a
livello centrale, con successiva ripartizione in quote percentuali delle stesse
alle varie regioni». Ci sono anche casi più singolari: 21 partiti hanno
presentato dichiarazioni sbagliate. In particolare, «in 14 casi la non
regolarità riguarda somme per le quali, alla data di chiusura dei lavori, non
era stata fornita la prova dell’avvenuto pagamento delle relative fatture».
Volevano prendere prima i soldi dei rimborsi e dopo (c’è da sperarlo) pagare i
conti. «In 6 casi la non regolarità è stata dichiarata per le voci di spesa
inserite in consuntivo, ma assolutamente prive della relativa documentazione».
Ecco i soldi che hanno ottenuto, sempre per le ultime Regionali, alcuni partiti
nel 2010 e nel 2011. Alleanza per l’Italia ha avuto finora 134.645,68 euro
(anche se ha dichiarato di non aver speso niente). Stessa storia per Autonomia
e Diritti, lista che appoggiava Loiero in Calabria, (289.215,06 euro), per
Popolari Uniti (65.552,57 euro) e Sinistra Ecologia e Libertà - Pse (331.623,49
euro). Andiamo ai movimenti più «pesanti». Sempre per le stesse consultazioni,
il Pd ha avuto 20 milioni, oltre 6 milioni in più rispetto alle spese
dichiarate. È andata peggio al Pdl, che ha ottenuto quasi 21 milioni di euro,
«soltanto» 34 mila euro in più rispetto alle spese sostenute. Ha fatto bingo la
Lega Nord. Ha dichiarato di avere avuto uscite per 4 milioni e mezzo di euro ma
ha incassato 9 milioni e mezzo. Tutto regolare, lo prevede la legge sui
«rimborsi», che pone il limite di spesa di 1 euro moltiplicato il numero dei
cittadini residenti nelle circoscrizioni provinciali nelle quali il partito ha
presentato le proprie liste. Si va dagli oltre 7 milioni e mezzo a disposizione
dei partiti della Lombardia ai 569 mila euro di quelli della Basilicata,
passando per i 4.722.155 del Lazio, i quasi 5 milioni della Campania e i circa
4 milioni del Veneto.