Sabato 23 marzo il Coordinamento Migranti organizza una manifestazione di protesta a Bologna contro la legge Bossi-Fini. Il permesso di soggiorno dipende dal lavoro e dal reddito e per mantenere i documenti in regola devono accettare qualsiasi condizione di lavoro e salario. Se perdono il lavoro vengono rinchiusi nei CIE o espulsi, perdendo tutti gli anni di contributi già versati. Senza permesso di soggiorno non si può lavorare e se non si lavora non si può restare in Italia. Cosa succederebbe se all'improvviso ci trovassimo senza i lavoratori stranieri. Scopriamolo in questo racconto, fantasioso ma non tanto.
Aldo Maturo
Sono le otto ma a casa di Gregorio c’è un silenzio assoluto. Non si sente il gustoso aroma di caffè che ogni mattina inebria l’aria nè il solito chiacchiericcio tra Deborah, la figlia più grande, e Bogena, la colf polacca. Stranamente non si sente neppure la lagna del piccolo Alberto che per non alzarsi ficca la testa sotto le coperte facendo i soliti capricci.
Ma cosa succede stamattina? Si alza di corsa anche Franca, la moglie di Gregorio:” sono le otto? Ma dove diavolo è finita Bogena?!” “ Boh, valla a svegliare, si sarà rotta la sveglia..” Tutti corrono alla conquista del bagno. La signora Franca va nella camera di Bogena ma la trova vuota, il letto intatto, le tapparelle abbassate. “Accidenti e adesso chi li accompagna i figli a scuola, Gregorio vai tu?” “Io non posso, devo andare subito in cantiere” “ Va bene, sei sempre il solito. Ma non possiamo lasciare solo il nonno. Ma si tanto Felipe ha le chiavi”.
Dopo pochi minuti la
Franca è in macchina con i bambini. Il traffico è stranamente ridotto ma
davanti alla scuola c’è una gran fila e tante mamme a chiacchierare. “Ma cosa
succede stamattina?”. Le maestre sbarrano l’ingresso “La scuola è chiusa, il
Provveditorato ha soppresso alcune sezioni per mancanza di bambini” “Si, erano
per metà stranieri. Sono tutti spariti con le famiglie. Senza bambini non si
raggiunge il numero minimo e le insegnanti rischiano anche il posto”.
La Franca non ha
tempo per pensare. Telefona a casa per sapere se è arrivato Felipe, il
filippino che accudisce il nonno.”Non è arrivato nessuno, risponde il
vecchietto, e adesso chi mi accompagna alla posta a prendere la pensione?” “Ti
accompagno io” risponde Franca. Chiama in ufficio per avvisare del ritardo ma
il Capo è imbestialito. Mancano quasi tutte le impiegate perché le baby sitter
sono sparite e loro hanno telefonato perché non sanno a chi lasciare i bambini.
Franca comincia a
perdere la calma. “Porto il nonno alla posta – pensa – e poi vado a fare io la
spesa”. Arriva a casa e trova il vecchio seduto sul pianerottolo. Si è vestito
da solo ma è senza il calzino sinistro e la camicia ha i bottoni sbilenchi. Lo
aiuta a vestire e dopo un po’ raggiunge la Posta dove trovano tanti anziani che
fanno sit-in davanti agli sportelli. Saltellano urlando “Chi- sal-ta
pen-sio-nato-è”.
L’INPS ha bloccato
tutte le pensioni del mese essendo venute a mancare le contribuzioni dei
lavoratori immigrati,scomparsi nel nulla. Perciò niente pensioni fino a nuova
disposizione.
La donna prende il
nonno che saltella e lo carica di peso in macchina. Decide di andare al mercato
pensando che forse Bogena non lo avrebbe fatto quella mattina. Riparte, solito
traffico fino al mercatino del quartiere. Il mercato è chiuso. Per mancanza di
operai stagionali, africani e albanesi, le bancarelle non hanno potuto
approvvigionarsi di pomodori,carote,piselli. Le mele del trentino sono rimaste
sugli alberi e nessuno ha raccolto le mele annurche napoletane o tagliato
l’insalatina di Val Trebbia.
Franca decide di
fare una breve corsa al vicino Supermercato. Chiuso anche lui. Non si sono
presentati al lavoro i commessi senegalesi, le donne delle pulizie
capoverdiane, i facchini macedoni.
Franca è distrutta,
il nonnetto comincia a dare i numeri. Bisogna passare a riprendere i bambini
parcheggiati dagli amichetti. Davanti al portone di casa trova il marito,
sudato, la bava alla bocca. E’ tornato prima dal lavoro perché al cantiere non
c’è nessuno.
Gli edili marocchini
e iugoslavi non si sono presentati al lavoro. Due contabili pakistani assenti,
il cantiere senza guardiania perché il ragazzo rumeno in divisa non ha fatto
sapere niente.
La moglie gli chiede
perché è tutto sudato. “Perché sono rimasto senza benzina e in tutta la zona i
distributori sono tutti chiusi perché i benzinai extracomunitari non si sono
presentati al lavoro. Ho fatto dieci chilometri a piedi”
In quel momento esce
dalla guardiola la portiera, in lacrime. Il marito, un bravissimo signore
peruviano con cui è sposata da 12 anni, è sparito anche lui.
Gregorio decide di
risollevare il morale della moglie. “Basta, andiamo a mangiare qualcosa alla
pizzeria da Righetto”. Pochi minuti e sono al locale ma Righetto è solo. Il
pizzaiolo e il cameriere, entrambi egiziani, si sono volatilizzati e il forno è
rimasto spento.
Non si arrende.
Qualche passo in più fino alla vicina trattoria, ma non lavora perché non ha
camerieri. Il ristorante cinese,dall’altra parte della strada, non ha nemmeno
aperto.
Poco male per il
ristorante ma si viene a sapere che 15.000 cinesi sono spariti anche a Prato
lasciando più di duemila telai fermi, proprio loro che lavoravano giorno e
notte, 24 ore su 24, tutti i giorni per fare maglie, borse,cinte,pellami e
fornire migliaia di grossisti e ditte in tutta Italia. Spariti i cinesi nel
Pratese, molte scuole sono rimaste chiuse, i bar sono senza clienti, i negozi
di alimentari non sanno a chi vendere quintali e quintali di riso.
A Mazara del Vallo i
pescherecci non sono usciti per mancanza di tunisini, che rappresentano la
maggioranza degli uomini di equipaggio.
Nel Modenese le
fabbriche di mattonelle sono ferme perché gli operai africani non si sono
presentati al lavoro, a Mondragone niente mozzarella perché i ghanesi hanno
disertato le fattorie, a Villa Literno, abbandonata da 10.000 stagionali, i
pomodori sammarzano marciscono a terra.
Perfino
l’Osservatore Romano è uscito con un titolo a nove colonne: 200 chiese chiuse
per mancanza di preti stranieri. In un paesino del piacentino il sindaco
leghista ha rischiato di essere linciato perché gli abitanti hanno pensato che
avesse mandato via lui gli stranieri.
Gregorio e Franca
tornano a casa distrutti. La famiglia si mette attorno al tavolo per la cena ma
l’aria è elettrizzata. Il telegiornale manda in onda le dichiarazioni
catastrofiche del Ministro delle Finanze, il Pil è ai minimi storici, l’Italia
è in crisi.
Gregorio dopo cena
decide di andare al bar a bere qualcosa per dimenticare quella terribile
giornata. Torna a notte fonda, la camicia strappata e un occhio pesto. Al buio
ha scambiato la bella farmacista di zona, una vistosa mora di origini
romagnole, per un viado brasiliano.
(Liberamente tratto
da un articolo di Massimo Ghirelli, Diario n.43, 1999. Lo offro ai lettori
in occasione del 1° marzo 2010, Prima giornata europea dello sciopero
degli stranieri)