L’addestramento si è trasformato in una parata militare invece che in una preparazione operativa. La sicurezza non si garantisce con i saluti perfetti né con insegnamenti che non servono. Esiste ancora un Corpo di Polizia Penitenziaria, oppure esistono solo Gio, Gir, Nic, Nir, Uspev, Ntp, Gom, Negoziatori e Piloti di droni?
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP – 22.5.25
I corsi di formazione per agenti penitenziari si sono ridotti alla preparazione al “Giuramento” e all’apparenza formale.
Del resto in soli 3 mesi, grazie ai Soloni che pensavano che il problema fosse quantitativo e non qualitativo, che altro poteva accadere?
I risultati sono quelli che qualsiasi Collega di trincea con un minimo di esperienza vede: Polizia Penitenziaria allo sbando e ragazzi che non sanno letteralmente cosa e come fare!
Qualcuno, prima o poi, dovrà piangere lacrime amare per quello che ha combinato (ne conosco almeno 3 o 4 al Dap e non solo). Quindi si continua ad insegnare meticolosamente come stare sull’attenti e rendere il saluto militare, ma nessuno spiega ai ragazzi del Corpo come aprire una cella o ricercare le droghe che circolano negli istituti. Manca la sostanza della formazione e anche per questo entrano le sostanze. Nelle aule di formazione si perdono ore a perfezionare il protocollo, quello azzardato ed inefficace e che non è più pertinente, mentre le competenze operative vengono trascurate. Il risultato è drammatico: giovani agenti che sanno salutare impeccabilmente i superiori e vanno nel panico davanti a una serratura che si inceppa. È quello che succede quando un neo-agente, di fronte al cancello di una sezione che non si apre, inserisce la chiave con troppa forza. Non riesce più a estrarla, danneggia la serratura e si ritrova con un procedimento disciplinare. Una situazione evitabile se qualcuno gli avesse spiegato come maneggiare correttamente quei meccanismi usurati che sono la quotidianità degli istituti. Ma il vero problema sono le sostanze stupefacenti. Droghe tradizionali, farmaci vietati e soprattutto le nuove sostanze sintetiche che cambiano continuamente aspetto e composizione. Come può un agente riconoscere quello che non ha mai visto? Nei corsi non si mostrano neanche foto sui libri, figuriamoci campioni reali. Così il neo-agente sa come comportarsi davanti all’ispettore ma non ha idea di cosa fare quando trova sostanze sospette nella cella di un detenuto. L’addestramento si è trasformato in una parata militare invece che in una preparazione operativa. “Comandante dia pure il riposo!”. Ma la Polizia Penitenziaria non dovrebbe essere un Corpo di Polizia multitasking? Polizia Giudiziaria, Pubblica Sicurezza e persino Polizia Stradale, uso dell’armamento individuale e di Reparto con tanto di tecniche antisommossa e anti barricamento e poi vigilanza, osservazione e trattamento, rapporti costanti con l’AG… 3 mesi di corso non saranno troppi? E se gli mettessimo direttamente e senza corso, le chiavi in mano e basta? Quelli sono i detenuti, quelli i Colleghi e quelle le celle, vedetevela Voi, soprattutto non guardate mai negli occhi i “camosci” e se accade qualcosa raggiungete la prima via di fuga disponibile e nel frattempo gridate per richiedere Aiuto! Serve un cambio di rotta immediato: meno formalità e più pratica, meno apparenza e più sostanza. La sicurezza non si garantisce con i saluti perfetti né con insegnamenti che non servono. Ma a quelli che hanno fatto il danno chi glielo spiega? Convinti come sono che quella e non migliore è la Polizia Penitenziaria e che tale deve restare, mentre la maggioranza li applaude, anche se i fatti gli danno ogni giorno più torto!
Un abbraccio come mille abbracci.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP