Le procedure da
seguire e i consigli pratici per denunciare il lavoro in nero. Il modello
preparato dalla Guardia di Finanza per inviare la denunzia.
Quando
si lavora senza contratto, il rischio di subire vessazioni è
all’ordine del giorno: dall’orario di lavoro che quasi mai coincide con quello
concordato, ai permessi non concessi, agli stipendi non corrisposti, l’elenco
dei diritti fondamentali violati è lungo. Tuttavia, in tempi di crisi, tra
stare a casa senza fare nulla e accettare un’occupazione non in regola, la
seconda opzione è la scelta di molti.
Fermo
restando che questo modo di fare è una violazione delle legge e,
come tale, va sempre combattuta, se le ingiustizie patite diventano troppo
grandi bisogna reagire: ecco allora alcuni consigli su come avviare una
vertenza per lavoro in nero.
Vertenza
per lavoro in nero: i passi da fare. In Italia sono
tante (purtroppo) le ragioni per avviare una vertenza e il lavoro in
nero è una delle più frequenti. Approfittando della disoccupazione che
attanaglia il paese, infatti, numerosi imprenditori o sedicenti tali impiegano
maestranze nelle proprie attività senza assumerle con regolare contratto di
lavoro. Un rischio tanto per il datore di lavoro che per il dipendente,
ma che in un’ottica costi/benefici al primo conviene di sicuro più che al
secondo. Se però al danno di lavorare senza assicurazione e senza contributi si
aggiungono anche molestie, maltrattamenti e mancato pagamento dello stipendio,
allora è proprio il momento di dire basta.
In
questo caso, la prima cosa da fare è denunciare i fatti all’Ispettorato
del Lavoro presso la Direzione Provinciale del Lavoro di
pertinenza, riportando tutti i dati relativi l’attività svolta (quindi giorno
di inizio e di eventuale fine, orario di lavoro, retribuzione percepita e via
dicendo) ed eventuali prove documentali e/o testimoni che possano
avvalorare la denuncia. Tale denuncia ha anche l’obiettivo di farsi riconoscere
i contributi previdenziali (Inps) ai fini pensionistici.
Il
passo successivo, poi, è quello di rivolgersi a un avvocato o,
se non si dispone di un budget sufficiente oppure si vuole mantenere
l’anonimato, all’Ufficio Vertenze e Legale di un sindacato (Cgil, Cisl,
Uil, Ugil): per avere diritto all’assistenza è richiesta l’iscrizione allo
stesso, ma la consulenza prestata dalle associazioni di categoria ha dei costi
decisamente più contenuti rispetto a quelli di un libero professionista (pari a
un contributo di solidarietà calcolato sulle somme incassate). Una volta presentato
il caso agli operatori preposti, questi verificano se è necessario un incontro
preliminare con un legale, altrimenti procedono ad aprire la pratica.
Il
sindacato prende dunque contatto con il datore di lavoro, inviandogli una lettera
raccomandata con una sintesi dei problemi contestati e un invito a
presentarsi in sede per una conciliazione.
I possibili risvolti a questo punto sono due:
I possibili risvolti a questo punto sono due:
- il datore di lavoro accetta, e allora il dipendente viene tenuto aggiornato sugli sviluppi fino alla sottoscrizione di un accordo tra le parti;
- il datore di lavoro non accetta, e allora la vertenza è assegnata a uno degli studi legali convenzionati con il sindacato. Da questo momento a un’eventuale sentenza del Giudice del Lavoro solitamente passano 1 o 2 anni.
Alcuni
consigli per non farsi trovare preparati. Se fidarsi è
bene, ma non fidarsi è meglio, in caso di lavoro senza contratto prendere
qualche precauzione non è mai sbagliato. Anche se non si ha in mente di avviare
una vertenza per lavoro in nero, infatti, è possibile cautelarsi con
alcuni semplici accorgimenti.
Per prima cosa è buona norma segnare la data di inizio del lavoro e poi tenere un quaderno aggiornato con le ore svolte (compresi gli straordinari), le assenze fatte (specificando se si tratta di permessi, ferie o malattie) e i pagamenti ricevuti. Se questi sono effettuati con assegni è bene farne una fotocopia, così come di ogni documento attestante la presenza sul luogo di lavoro.
Infine, per non ritrovarsi da soli o senza testimoni in caso di vertenza, è importante prendere tutti i riferimenti dei colleghi e avere un comportamento “abitudinario”, ovvero frequentare i bar e i negozi vicino al luogo di lavoro in modo da restare impressi ai titolari.
Per prima cosa è buona norma segnare la data di inizio del lavoro e poi tenere un quaderno aggiornato con le ore svolte (compresi gli straordinari), le assenze fatte (specificando se si tratta di permessi, ferie o malattie) e i pagamenti ricevuti. Se questi sono effettuati con assegni è bene farne una fotocopia, così come di ogni documento attestante la presenza sul luogo di lavoro.
Infine, per non ritrovarsi da soli o senza testimoni in caso di vertenza, è importante prendere tutti i riferimenti dei colleghi e avere un comportamento “abitudinario”, ovvero frequentare i bar e i negozi vicino al luogo di lavoro in modo da restare impressi ai titolari.
Un
altro modo per denunciare la propria condizione di lavoratore a nero è quello
di rivolgersi alla Guardia di Finanza e sporgere regolare denuncia.
Naturalmente, per presentare denuncia, verranno richiesta tutte le generalità,
ma in questo caso la legge sulla privacy tutela il lavoratore con l’anonimato.
Nel caso si ricevesse una proposta di assunzione senza regolare contratto di
lavoro, si può procedere alla segnalazione negli uffici preposti della Guardia
di Finanza, indicando gli estremi della ditta, l’ubicazione, gli orari di
apertura e quelli di reperibilità del datore di lavoro. (articolo tratto
dalla rete internet)