Rassegna
stampa estera - Jacqueline Rastrelli - 2.11.12 - Rivoluzioneliberale.it
La Sicile dit adieu à Berlusconi, passe à gauche et rejette la mafia (La Sicilia dice addio a Berlusconi, passa a sinistra e respinge la mafia), La gifle antipartis des Siciliens (Lo schiaffo anti-partiti dei siciliani), Sicily’s electoral shock (Lo shock elettorale della Sicilia)dove l’Economist analizza con grande interesse la vittoria di un candidato apertamente gay in una regione tradizionalmente omofobica. E non sono che parte delle testimonianze raccolte. Quello che ne viene fuori è, come scrive Stacy Meichtry su The Wall Street Journal, la grande insofferenza e l’infinita scontentezza degli italiani nei confronti di chi li ha governati per 20 anni. Questo malessere purtroppo ha fatto si che venisse esteso a tutta la politica, creando i due fenomeni che oggi coinvolgono gli italiani e che contribuiscono a creare ancora più incertezza: il rivolgersi all’anti-politica con i cosiddetti voti di protesta e l’astensionismo. Disgustati da una classe politica decimata dagli scandali e incapace di far fronte alla crisi, i Siciliani hanno deciso di voltare le spalle ai partiti tradizionali perché stanchi di essere presi in giro. Forse un segnale di risveglio del senso civico, di voglia di ricominciare assolutamente positiva, ma la politica non si improvvisa. Dopo la fase di protesta ci sarà un momento costruttivo? Guy Dinmore sul Financial Times scrive: “se l’Italia è lo specchio dell’Europa con un Nord ricco ed efficiente che si tira dietro un Sud impantanato nel decadimento, nella corruzione e nella recessione, la Sicilia è come la Grecia”. Pesante paragone, ma non del tutto sbagliato. C’è da ricostruire un mondo, per questo ci sarà bisogno di una grande forza di volontà. Non è cosa facile.