Dietro
le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e
l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che
risponde al nome di violenza domestica. Ogni riferimento a fatti e persone non
è puramente casuale.
“Non
basta un megafono per farti sentire se da tre mesi sei in fondo a un pozzo,
nessuno ti trova e non sai più come gridarlo che sei lì, proprio dietro casa, e
che è stato tuo marito a buttartici. Non bastano le parole per chi è costretta
a lucidare il superattico di un petroliere per pochi euro al mese, tra botte e
tentativi di violenza, finché un giorno, per non impazzire, "sceglie di
diventare un raggio di luce dorata" impiccandosi al lampadario di cristallo.
O per chi faceva la commessa in un negozio di intimo: suo marito l'ha
strangolata "con un paio di mutandine modello Folie de Paris, nuova
collezione pura seta, taglia 42, inserti in pizzo sintetici. Euro 27. Ottima
scelta”
(stralci dalla prefazione
di Serena Dandini)
"Ferite a
morte": monologhi che nascono dalla voce diretta delle vittime, donne
assassinate proprio in quanto donne, per mano di uomini, dei loro uomini. E’ un
viaggio in lungo e in largo per l’Italia, perché in questo campo purtroppo non
esiste un Nord o un Sud.