mercoledì 13 agosto 2014

S.ANNA DI STAZZEMA 70 ANNI DOPO



560 persone trucidate tra cui 107 bambini. Fu l’eccidio di S.Anna di Stazzema (Lucca) del 12.8.1944, 70 anni fa. Il processo in Italia dei dieci tedeschi responsabili della strage si concluse con dieci ergastoli, mai eseguiti. Secondo la Procura di Stoccarda non era stata provata la responsabilità e la premeditazione a carico dei superstiti, ormai 90 enni (di cui tre ancora in vita e tra questi due incapaci di intendere e volere). Una Corte federale tedesca ha annullato la decisione di Stoccarda e ha deciso di riaprire le indagini. Forse perché sono passati 70 anni, forse perché ad indagini concluse il processo si estinguerà perché i protagonisti, vista l’età, non saranno più vivi.
Ossario S.Anna di Stazzema


Aldo Maturo
(Da "Cronache e dintorni" di Aldo Maturo, Nous editore, marzo 2014)
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A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.
All’alba tre reparti di SS salirono a Sant’Anna. Un quarto chiuse ogni via di fuga a valle. Alle sette il paese era circondato, la popolazione in trappola: Sant’Anna era ormai destinata a rimanere una frazione senza più vita. I tedeschi ci erano arrivati grazie ai fascisti che ancora erano rimasti al fianco dei soldati del Reich. Gli uomini del paese fuggirono nei boschi per non farsi deportare. Rimasero gli anziani, le donne e i bambini. 


Erano inermi e pensavano che i nazisti non avrebbero avuto ragione di provocare l’inferno che di lì a poco si sarebbe scatenato.

Le truppe con la croce uncinata agirono invece in poco più di tre ore. Secondo il tribunale militare di La Spezia non fu una rappresaglia, non fu un atto di guerra. Fu un atto di terrorismo. Un’azione premeditata e curata nel dettaglio. L’obiettivo era terrorizzare i civili, i paesi vicini e i partigiani. Un avvertimento. Un avvertimento che costò la vita a 560 donne, vecchi e bambini disarmati e che non avevano mai reagito alla divisione Reichsfuhrer SS.


Cinquecentosessanta vite trucidate a colpi di mitra e bombe a mano e poi fatte sparire nel nulla, perché bruciate in un incendio appiccato dagli stessi tedeschi. La furia omicida dei nazi-fascisti si abbatté improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati. Uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani e uccisero gli sfollati, i tanti saliti lassù in cerca di un rifugio dalla guerra.
 
Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena venti giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà, in preda a una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe.
E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.
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“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne ove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione” (Piero Calamandrei)