"Se
voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra
Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri
dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un
italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col
pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione".
Piero Calamandrei
(ricostruzione dal
sito ufficiale di Sant'Anna di Stazzema e dalla rete internet)
A Sant’Anna di
Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini
commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.
All’alba tre
reparti di SS salirono a Sant’Anna. Un quarto chiuse ogni via di fuga a valle.
Alle sette il paese era circondato, la popolazione in trappola: Sant’Anna era
ormai destinata a rimanere una frazione senza più vita. I tedeschi ci erano
arrivati grazie ai fascisti che ancora erano rimasti al fianco dei soldati del
Reich. Gli uomini del paese fuggirono nei boschi per non farsi deportare.
Rimasero gli anziani, le donne e i bambini. Erano inermi e erano sicuri che i
nazisti non avrebbero avuto ragione per provocare quell’inferno che di lì a
poco si sarebbe scatenato.
Le truppe con la
croce uncinata agirono in poco più di tre ore. Secondo il tribunale militare di
La Spezia non fu una rappresaglia: non fu un atto di guerra. Fu un atto di
terrorismo. Un’azione premeditata e curata nel dettaglio. L”obiettivo era
terrorizzare i civili, i paesi vicini e i partigiani. Un avvertimento. Un
avvertimento che costò la vita a 560 donne, vecchi e bambini disarmati e che
non avevano mai reagito alla divisione Reichsfuhrer SS. Cinquecentosessanta
vite trucidate a colpi di mitra e bombe a mano e poi fatte sparire nel nulla,
perché bruciate in un incendio appiccato dagli stessi tedeschi
. La furia
omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su
tutti.
Nei borghi del
piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti,
centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati,
bruciati, straziati.
Uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti.
Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca
di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20
giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero
Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo
Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle,
uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché
risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro
mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida.
Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i
corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel
giorno, uccisero l’umanità intera.
La strage di
Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda
desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali
della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò
i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio
compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se
stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in
essa radicati.
La magistratura
italiana il 22 giugno 2005 ha condannato dieci ex ufficiali e sottufficiali
tedeschi all’ergastolo per il massacro (questa la sentenza).
Al momento della sentenza i dieci erano tutti ultraottantenni.
Otto i condannati definitivi
all’ergastolo ancora in vita - Werner Bruss, Alfred
Concina, Ludwig Goring, Karl Gropler, Georg
Rauch, Horst Richter, Heinrich Schendel e Gerhard
Sommer - per i quali la magistratura militare italiana ha inutilmente
chiesto l’arresto. Per questi 8 condannati (ed altri sette, coinvolti in altre
stragi in Italia) c’è stato infatti un rifiuto di estradizione da
parte della magistratura tedesca.
Il 1° ottobre la
procura tedesca ha deciso l'archiviazione dell'inchiesta su questo atroce
eccidio. I procuratori hanno spiegato di non essere riusciti a
raccogliere sufficienti prove a conferma delle responsabilita' dei 17 sospetti
nel massacro compiuto dalla 16ma divisione corazzata "Reichsfuehrer
SS.