Alla festa del tifo
milanista il ministro Salvini, titolare dell’Interno, con Luca Lucci detto il
Toro, condanne per droga e violenze. Dietro una
condanna come quella del capo ultrà del Milan, c’è il lavoro di poliziotti e
magistrati che cercano di fare le cose bene, di difendere la collettività,
gente che rischia la vita e che la divisa o il giubbotto con la scritta polizia
li mette tutti i giorni e non solo quando si tratta di fare un selfie o una
pagliacciata di fronte alle telecamere.
Mario Calabresi, La
Repubblica, 18.12.2018
Ci sono cose su cui
dovrebbe essere difficile dividersi, su cui libertari e uomini d’ordine,
garantisti e giustizialisti dovrebbero pensarla allo stesso modo: un ministro
dell’Interno non può permettersi di andare sottobraccio a un condannato (appena
uscito di prigione dopo aver patteggiato un anno e mezzo per traffico di
droga), noto per le sue violenze e le frequentazioni con ambienti malavitosi.
Nemmeno nascondendosi dietro la comune fede calcistica, quasi ad accreditare
l’idea che il tifo ultrà non debba sottostare alle leggi. Dovrebbe capire che è
incompatibile con la sua permanenza sulla poltrona del Viminale.
E se quel
ministro, responsabile dell’ordine pubblico e della sicurezza italiana, si
giustifica dicendo «sono un indagato tra gli indagati» dovrebbe davvero
vergognarsi.
Sarebbe troppo facile
ricordare cosa dice degli spacciatori nordafricani, dei violenti stranieri,
(così come degli stranieri che non delinquono ma cercano una vita migliore), ma
se sono italiani allora sono «dei nostri» e vanno benissimo anche se spacciano
e sono violenti e pregiudicati.
Dietro una condanna come
quella del capo ultrà del Milan, c’è il lavoro di poliziotti e magistrati che
cercano di fare le cose bene, di difendere la collettività, gente che rischia
la vita e che la divisa o il giubbotto con la scritta polizia li mette tutti i
giorni e non solo quando si tratta di fare un selfie o una pagliacciata di
fronte alle telecamere.
Ma Matteo Salvini non si tira indietro e delle cattive
frequentazioni ne fa un vanto, servono a dare un’idea di forza, come fanno
certi leader politici dei Balcani e dell’Est Europa. Quella forza che si evoca
per passare con la ruspa sopra ai diritti e ai nuovi nemici.
Peccato
che alla fine le macerie siano quelle delle Istituzioni, delle regole e del
buon senso.