Il livello di allerta delle agenzie di antiterrorismo nazionali
in Europa cresce di giorno in giorno. In alcuni Paesi, come nel Regno Unito, è stata diffusa una guida
con alcuni consigli su come comportarsi nel caso in cui si venga coinvolti
in attentati terroristici.
Queste
guide contengono informazioni di carattere pratico che possono servire nei
primi momenti dopo un attentato, per sapere cosa fare in una situazione di
paura e confusione. Qui abbiamo raccolto i consigli contenuti in alcune di
queste guide: ci sono cose piccole e apparentemente banali (togliere la
suoneria del telefonino, per esempio) e altre a cui forse non avevamo pensato.
Fingersi morti, per esempio, non è sempre una buona idea.
Non fingersi
morti
L’attentato più
grave di quelli di Parigi di venerdì 13 novembre è stato quello alla sala concerti Bataclan: tre terroristi hanno
sparato sulla folla (composta da circa 1500 persone) e poi si sono suicidati azionando delle cinture esplosive.
Molte delle
persone presenti al Bataclan si sono salvate fuggendo da un’uscita di
sicurezza, altri si sono sdraiati a terra e si sono finti morti. L’agenzia
dell’antiterrorismo britannico, NACTSO, ha detto che in generale in questi casi
la cosa migliore da fare è correre, se lo si può fare, convincendo anche altri
a scappare e senza portarsi dietro oggetti personali che potrebbero ingombrare
durante la fuga.
Ripararsi dietro
barriere consistenti
Se non ci sono
vie di fuga disponibili, è opportuno cercare un muro il più spesso possibile:
bisogna ricordare che, diversamente da quanto si vede in molti film, legno e
metallo non riescono a fermare i proiettili.
Il telefono in
silenzioso
Una volta
nascosti è opportuno cercare di fare il minor rumore possibile e impostare la
modalità di suoneria del proprio telefono su “silenzioso”. Solo a questo punto
bisogna chiamare i numeri di emergenza per comunicare la situazione.
Pensare che possa
essere un attentato
Oltre alle guide
delle agenzie antiterrorismo – sul sito della polizia di Stato o del Ministero dell’Interno
al momento non è possibile trovarne – BBC ha anche chiesto il parere di alcuni psicologi: secondo John Leach, che è
anche istruttore militare, il problema è che se non ci aspettiamo un attacco
terroristico ci mettiamo molto tempo a realizzare che si tratta proprio di
quello. Prima tendiamo a ipotizzare che si tratti di qualcos’altro,
compatibilmente con quello che ci sta accadendo intorno: molti di quelli sopravvissuti
al Bataclan hanno detto che inizialmente avevano preso il rumore degli spari
per dei fuochi d’artificio. Andare al cinema o a teatro e guardare prima dove
si trovi l’uscita di sicurezza è una cosa che può salvare la vita: al Bataclan
per molti è stato così.
Reagire
prontamente
Molte persone non
riescono a reagire prontamente in una situazione di pericolo come quella di un
attentato. Secondo gli esperimenti effettuati da Leach, solo il 15 per cento
delle persone rispondono al pericolo in un modo che aumenta le proprie
possibilità di sopravvivere. Il 75 per cento non riesce a reagire e il restante
10 per cento agisce in modo controproducente, spesso impedendo ad altre persone
di salvarsi. Reagire prontamente è complicato dal fatto che le persone tendono
ad agire di riflesso per quello che vedono fare ad altri: se la maggior parte
delle persone accanto a noi rimane immobile, per noi è più difficile reagire in
tempo.
Affrontare i
terroristi
Lo scorso 21
agosto su un treno che viaggiava da Amsterdam a Parigi cinque persone sono
riuscite a fermare un uomo che era salito a bordo con un fucile.
Dei cinque, due sono dei militari statunitensi che si trovavano in vacanza. Ian
Reed, un istruttore militare britannico, ha detto che non è una buona idea
affrontare un terrorista se non si è addestrati per farlo. I terroristi
potrebbero essere in più di uno e potrebbero avere dell’esplosivo. Si ritiene
che negli attentati di Beirut di giovedì 12 novembre un
uomo, Adel Termos, abbia “placcato” uno degli attentatori una volta accortosi
che portava una bomba, sono morti entrambi nell’esplosione, ma probabilmente ci sarebbero stati più morti se
Termos non fosse intervenuto.
Aiutare gli altri
Un altro
psicologo intervistato da BBC, Chris Cocking, ha detto che aiutare gli altri
presenti può aumentare le probabilità di sopravvivenza. In questo modo si può
evitare, ad esempio, che alcune persone vengano calpestate quando la folla cerca
di fuggire da un incendio.
Una volta fuggiti
Se si è riusciti
a scappare bisogna comunque rimanere estremamente vigili e allontanarsi il più
possibile dal luogo dell’attentato, cercare un membro di qualche corpo di
sicurezza e non unirsi a gruppi di persone o prendere mezzi di trasporto
pubblico.
(da
Il Post 19 novembre 2015)