Secondo la Cassazione, non solo non è legittima difesa ma vanno anche risarciti i familiari del malvivente
ucciso.
Aver sparato alle spalle del rapinatore gli è costata
non solo una condanna penale ma anche una condanna al risarcimento del danno
in favore dei familiari del rapinatore ucciso.
La vicenda presa in esame dalla quarta sezione penale
della Corte di Cassazione (sentenza 16.7.2015 n. 31001) riguarda il caso di una
barista che aveva reagito a un tentativo di rapina a mano armata.
Due uomini si erano introdotti in un bar dove si
trovava la titolare insieme a sua figlia.
La prima, minacciata con una pistola da uno dei
rapinatori si era difesa utilizzando una mazza per lavare il pavimento ed
era fuggita all'esterno del locale.
La seconda invece era scappata attraverso una porta
interna che portava al piano superiore per chiamare in aiuto il fratello e
veniva inseguita dall'altro rapinatore.
Il fratello dopo aver visto che sua sorella era
inseguita da un uomo armato si era scagliato contro l'aggressore riuscendo
alla fine a disarmarlo.
Il rapinatore però tentava di riavvicinarsi per
riprendersi l'arma e in un susseguirsi continuo di avvicinamento ed
allontanamenti era stato esploso un colpo che aveva colpito il rapinatore
alla spalla sinistra. Una ferita che poi ne provocava la morte.
Dall'autopsia era emerso che la vittima era stata
colpita mentre si trovava girata di spalle al tiratore, "con colpo
probabilmente esploso dal pianerottolo antistante il bar, con [il rapinatore]
che si allontanava in discesa per poi il tiratore gettare l'arma proprio
davanti al bar dove è stata rinvenuta".
Sulla base di tale quadro probatorio la Corte d'Assise
di Appello di Caltanissetta, aveva confermato la decisione del GUP con cui
l'imputato veniva condannato per omicidio colposo e al risarcimento del
danno in favore delle parti civili.
Il caso finiva dunque in Cassazione dove l'imputato
lamentava il fatto che non gli fosse stata riconosciuta la scriminante della legittima
difesa reale dato che il rapinatore si trovava ancora nel luogo
della colluttazione e che pertanto il pericolo era persistente.
L'imputato lamentava anche il fatto che i giudici
di merito non avevano valorizzato correttamente lo stato di sconvolgimento
emotivo e di grande concitazione del momento e che non avevano tenuto conto
della circostanza che la situazione di pericolo per la sua vita era attuale
dato che il rapinatore stava tentando più volte di avvicinarsi con fare
minaccioso per riappropriarsi dell'arma.
Tutto ciò aveva reso difficile attuare una scelta in
modo lucido e razionale perché quando venne esploso il colpo l'atteggiamento
del rapinatore era ancora rivolto ad attentare alla sua vita.
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso ma in
realtà non è entrata nel merito limitandosi a rilevare che non è possibile
sottoporre al giudizio di legittimità questioni che si riferiscono a una
diversa interpretazione dei fatti.
All'esito del giudizio, l'imputato dovrà anche
risarcire i familiari del rapinatore ucciso.
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Il testo della sentenza è su internet, digitando "Cassazione sentenza 31001/2015)
Il testo della sentenza è su internet, digitando "Cassazione sentenza 31001/2015)
Fonte: Cassazione: nessuna esimente per chi spara alle spalle
del rapinatore.
(www.StudioCataldi.it)
(www.StudioCataldi.it)