Il braccialetto
elettronico sarà collegato con una centrale operativa 24 ore su 24. Impossibile
eludere la sorveglianza. Introdotto più di 10 anni fa come strumento per
ridurre l’affollamento delle prigioni è rimasto finora inutilizzato: due
detenuti delle Vallette lo stanno già sperimentando. A fronte di una
disponibilità di 2000 braccialetti elettronici, sono meno di dieci i detenuti
in Italia che lo stanno utilizzando.
Sorvegliati a distanza.
Diventa operativo a Torino il braccialetto elettronico per carcerati, collegato
alle forze dell’ordine come un normale telefono cellulare. Il primo detenuto
delle Vallette a lasciare la prigione è stato un giovane nigeriano di 21 anni
che giovedì scorso, dopo circa sei mesi di custodia cautelare in carcere, è
tornato a casa in Barriera di Milano con il «guinzaglio» di microchip alla
caviglia.
Inserito più di
dieci anni fa nel codice di procedura penale come strumento alternativo per
ridurre l’affollamento delle prigioni nella fase di carcerazione preventiva, il
braccialetto elettronico è finito nel dimenticatoio, intrappolato in una norma
priva di applicazione. Venerdì scorso un altro detenuto, un francese di origini
nordafricane, arrestato per spaccio di droga, ha lasciato il carcere accettando
di essere sorvegliato a distanza. Affidato ai carabinieri di Moncalieri, non
potrà allontanarsi dall’area di «prigionia virtuale».
A dare impulso al
progetto è stata la sezione dei giudici per le indagini preliminari del
tribunale di Torino, grazie all’intraprendenza del gip Alessandra Bassi, che ha
voluto seguire la strada traccia da un collega romano che di recente ha avviato
la sperimentazione. «Per quanto ne so - spiega il giudice - a fronte di una
disponibilità di 2000 braccialetti elettronici, sono meno di dieci i detenuti
in Italia che lo stanno utilizzando. Due qui a Torino». Entrambi i
provvedimenti portano la sua firma.
Per rendere concreto
l’uso del braccialetto, la sezione gip ha siglato una convenzione con polizia,
carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria e Telecom, incaricata di
attivare lo strumento e il servizio di controllo a distanza. «Dopo una lunga
riflessione collettiva - dice Francesco Gianfrotta, presidente della sezione
gip - sono state redatte delle precise modalità operative, sulle base delle
quali dovranno essere adottate le ordinanze per la concessione del
braccialetto».
Le regole
Sarà adottato
«unicamente nei confronti di soggetti già ristretti in carcere». Come
stabilisce la legge, l’applicazione della misura alternativa «dovrà essere
preceduta dal consenso dell’interessato». Il controllo a distanza, in linea di
principio, sarà affidato alla forza di polizia che ha effettuato l’arresto.
Prima di avviare la procedura, le forze dell’ordine dovranno verificare con
sollecitudine «l’idoneità del luogo dove si svolgerà la misura». Inoltre il
giudice «disporrà l’esecuzione dell’ordinanza di applicazione del braccialetto
entro il quarto giorno dalla data del deposito».
L’indagato avrà
sempre «il divieto di allontanarsi dal luogo degli arresti domiciliari se non
dietro autorizzazione». Il braccialetto sarà collegato con una centrale
operativa 24 ore su 24. Impossibile eludere la sorveglianza. In compenso, col
braccialetto elettronico si potrà tranquillamente fare il bagno.