Un pizzico di felicità la si poteva comprare anche
così, con una monetina da 50 lire. La si infilava nella gettoniera, si digitava
il codice alfanumerico del disco prescelto e subito dopo partiva il complicato
meccanismo del juke-box che ci fece sognare nei favolosi anni ’60.
La selezione
dei cento dischi a 45 giri, infilati ordinatamente nella rastrelliera,
precedeva di pochi attimi il movimento del braccetto che poggiava la testina
sul disco e faceva partire le prime note della canzone prescelta. 50 lire una
canzone e 100 lire tre canzoni.
La bella gioventù di quegli anni poteva scegliere tra almeno tre
postazioni. Quello del Bar Sport, al Quadrivio, sfornava musica tutto il giorno
e per anni, io che abitavo praticamente sul
juke-box, ho convissuto con la voce dei big.
Mina, Celentano, Dallara, Jimmi
Fontana, Little Tony, i Pooh, i Dik Dik
e tanti altri sono stati la colonna sonora dei miei studi di diritto. Conoscevo
a memoria tutti i passaggi musicali, tutte le parole, indovinavo il titolo fin
dalle prime note.
Più avanti, davanti alle Terme, c’era quello di
Geppino Orfitelli. Un po’ più tardi fece la sua apparizione quello delle Terme,
vicino alla pista da ballo.
Una moneta nel juke-box era quasi un passaggio
obbligato. Ci aspettava con le sue lucine, con la sua policromia di colori, con
i suoi effetti luminosi. Non sempre
serviva solo per ascoltare la canzone preferita. A volte, con le parole delle
canzoni, diventava veicolo di messaggi amorosi indirizzati alle ragazze sedute
nei tavoli vicini da parte di spasimanti timidi e impacciati.
Nelle terme con il juke-box si
ascoltava la musica ma la vicina pista da ballo diventava complice di balli che
facevano sognare.
Quella scatola magica è stata il simbolo dell’aggregazione,
del divertimento, di speranze, di amori cullati o falliti, di allegria, di
voglia di divertirsi. Intorno a lei sono nati amori ed amicizie, tante canzoni
non hanno segnato solo un’epoca ma sono diventate la colonna sonora per tutta la vita di tanti innamorati.
Chi ha vissuto quegli anni non può non ricordarlo come
portatore sano della nostra gioia di
vivere.