Gli spettatori negli Studi televisivi applaudono a comando tutti gli ospiti.
Anche di opinioni opposte. La tv diventa una commedia. Gli
applausi a comando vanno
indistintamente a tutti i diversi personaggi, indifferentemente da quello che
dicono.
Una
volta i battimano provenivano da gente vera, assisa nel teatro delle Vittorie o
negli Studi di Cologno Monzese. Certo, a pilotarli c’erano sempre
gli assistenti di sala, imbeccati dalla cabina di regia. Ma di fondo,
l’approvazione scrosciante dei numeri eseguiti da cantanti, musicisti,
ballerini, presentatori e fantasisti serbava una sua genuinità.
Poi gli
applausi hanno acquisito un protagonismo del tutto fine a se stesso.
Posso
dirmi assai infastidito dall’uragano di applausi che accoglie qualsiasi
asserzione, di qualsiasi colore, di qualsiasi segno, di qualsiasi modestia? Gli
applausi a comando al lampeggiare della luce rossa sono molesti, insistenti,
irritanti. Sono continui, sono rivolti ai diversi ospiti e vanno
indistintamente a tutti i diversi personaggi, indifferentemente da quello che
dicono. L’invadenza degli applausi trasforma in puntate di una sitcom vacua e
irrilevante i dibattiti politici anche di rilievo.
Ogni
affermazione di politici, analisti e osservatori viene applaudita con criteri
di cui sfugge ogni logica e coerenza. Gli applausi a comando fanno parte dello
spettacolo, non dànno più la misura effettiva dell’approvazione e,
principalmente, della verità veicolata dai messaggi degli applauditi.
Raggiungono un solo obiettivo: irritare lo spettatore.
(da un articolo di Enzo Verrengia su Globallist)