Se sei vecchio puoi morire quasi
nella beatitudine beota di chi ormai ha fatto il suo tempo e paga pegno
all’eugenetica imbecille di un certo modo di percepire la società.
Giampiero Casoni,
25.2.2020
A ogni
notizia di morte per Coronavirus ci rassicuriamo dicendo: "Muoiono solo
anziani". E magari abbiamo accanto nostra madre e nostro padre, che
smettono di parlare e calano in un silenzio che è imbarazzato per loro, ma
imbarazzante per noi.
Fra le tante
appendici un po’ cretine che l’arrivo in Italia del Coronavirus
sta generando ce n’è una che proprio non dovrebbe andarci giù: quella per cui,
essendo clinicamente le persone anziane più suscettibili di andarsene al
Creatore a causa di Covid 19, la percezione della loro morte sia vista come
un fatto quasi ineluttabile o secondario.
Come al solito essere anziani è
faccenda dura, non solo nel tran tran di una quotidianità che li percula
nei meme sui cantieri, ma anche nella drammatica eccezionalità di un’epidemia
birbacciona come poche. Torna prepotente ed immortale alla memoria Zavattini,
che pare dicesse che “l’età non produce saggi, ma solo vecchi”, persone
cioè che ogni società si ostina ad elevare ad archetipo di categoria da
rispettare, ma che poi puntualmente, quando le ginocchia dei sistemi complessi
occidentali tremano, sono le prime a pagare pegno ad un cinismo che ci dovrebbe
far incazzare anche a fare la tara alle paure di questi giorni.
Dove sta scritto che, essendo
morte per lo più persone anziane a causa del Covid 19, la cosa deve farci meno da
ariete emotivo? Entro certi limiti funziona la psicologia narcotica per cui
tutti, oggi, ubriachi di social, di scazzottate politiche e di bollettini
virologici, cerchiamo di esorcizzare il male rimarcando con ostinazione bambina
gli ambiti dove fa male davvero, quelli cioè dove sui documenti di identità
campeggiano date da Italia monarchica.
Però non basta.
Chi ha riflettuto, seriamente
riflettuto sul fatto empirico e semplice che magari una di quelle persone morte
in questi giorni avrebbe avuto davanti a sé altri cinque, dieci, quindici
anni di vita, magari anche attiva e gratificante? Ci siamo posti il
problema che ogni morte è devastazione pura per gli affetti che essa scuote e
che ci sono persone che piangono quei morti, anziani, giovani o prefetali che
siano?
No, se sei vecchio puoi morire quasi
nella beatitudine beota di chi ormai ha fatto il suo tempo e paga pegno
all’eugenetica imbecille di un certo modo di percepire la società. E si badi
bene e finiamola di non dircelo, trattasi di società che è buonista ma non
buona, che disegna una povera Italia 2.0 e fa rimpiangere l’Italia povera
degli anni ’50, che guarda al progresso ma non conosce la civiltà, due cose
cioè che, come diceva Guareschi, sono completamente diverse.
Ma a noi poco frega: con le mani
imbevute di Amuchina, un occhio ai social e pronti a trasformare ogni “etciù”
nel nuovo Allah Akbar, abbiamo trovato il nostro nuovo mantra, il vaccino
emozionale che precede il vaccino clinico di Moderna Technologies Inc:
quello con cui, ad ogni notizia di morte avvenuta lanciamo nell’aria la litania
del ‘muoiono solo anziani’.
Magari dicendolo con nostra madre e
nostro padre che, dal tinello, smettono di parlare e calano in un silenzio
che è imbarazzato per loro, ma imbarazzante per noi.