ABOLIZIONE DEL BICAMERALISMO PERFETTO
#IO VOTOSI
Il punto
principale della riforma è l’abolizione del bicameralismo perfetto. “Finalmente
l’Italia cesserà di essere l’unico paese europeo in cui il Parlamento è
composto da due camere eguali, con gli stessi poteri e praticamente la stessa
composizione. Il superamento del cosiddetto bicameralismo paritario servirà per
ridurre il costo degli apparati politici e per rendere l’attività del
Parlamento più rapida ed efficace” dice il comitato per il SI’.
SARA' LA FINE DEL BICAMERALISMO
PERFETTO
#IOVOTONO
L’intento
è giusto, ma realizzato con modalità sbagliate, secondo i sostenitori del No:
invece di dare vita ad una seconda Camera che sia reale espressione delle
istituzioni regionali, dicono i costituzionalisti del No, si è configurato un
Senato estremamente indebolito, senza poteri effettivi nell’approvazione di
molte delle leggi più rilevanti per l’assetto regionalistico, né funzioni che
ne facciano un valido strumento di concertazione fra Stato e Regioni. Inoltre,
complica di molto l’esistenza di molti diversi tipi di interventi legislativi
(su alcune leggi deciderà solo la Camera, su altre anche il Senato, su alcune
legifererà la Camera ma il Senato potrà proporre emendamenti, su alcune leggi
gli emendamenti del Senato potranno essere approvati a maggioranza semplice, su
altre a maggioranza assoluta).
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RIDURRE I
NUMERI E I COSTI DELLA POLITICA
#IO VOTOSI
La riforma
Boschi si propone si ridurre il numero dei parlamentari, perché i senatori
passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non
percepiranno indennità. Il Cnel verrà abolito, e con esso i suoi 65 membri. I
consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella
del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il
finanziamento pubblico, le province saranno eliminate dalla Costituzione.
IL RISPARMIO
NON È TUTTO
#IOVOTONO
Conti alla
mano, secondo i contrari, la razionalizzazione ridurrà i costi della politica
circa del 20 percento, non di più, anche perché tutti i dipendenti provinciali
non verranno lasciati a piedi ma ricollocati tra comuni e regioni. Ad ogni
modo, spiegano i costituzionalisti, è sbagliato pensare al risparmio in sé: “il
buon funzionamento delle istituzioni non è prima di tutto un problema di costi
legati al numero di persone investite di cariche pubbliche bensì di equilibrio
fra organi diversi, e di potenziamento, non di indebolimento, delle
rappresentanze elettive”. Una velata accusa di populismo.
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IL PARLAMENTO E' LENTO E IL VARO DELLE LEGGI SARA' PIU' RAPIDO
#IO VOTOSI
La fine
del bicameralismo, spiegano i fautori del sì, porterà a tempi più rapidi
nell’approvazione delle leggi, che non dovranno più fare la spola svariate
volte tra Camera e Senato. “Tranne che per alcune limitate materie, di norma la
Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e
proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale”,
promettono i referendari.
IL PARLAMENTO
NON È LENTO
#IOVOTONO
In
effetti, una delle critiche mosse più spesso al Parlamento italiano è quello
dei ritardi accumulati nel legiferare. Anche se i sostenitori del No hanno
scovato proprio in questi giorni una statistica (fonte: la Camera dei Deputati)
secondo cui l’Italia è comunque il secondo paese europeo per numero di leggi approvate
in un anno, dopo la Germania.
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CI SARA' MAGGIOR PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
#IO VOTOSI
La riforma
del resto introduce i referendum propositivi e d’indirizzo, finora non previsti
dalla Costituzione, un’arma in più per i cittadini, e in alcuni casi sparisce
anche il quorum del 50 percento per quelli abrogativi. Un numero di firme
maggiori per i referendum propositivi si rende necessario, per gli autori della
riforma, per non abusare del nuovo istituto, visto che la Camera dovrà
deliberare obbligatoriamente su tutte le proposte. Senza contare che la quota
di 50mila era stata tarata dai costituenti su una popolazione di 45milioni di
persone nel 1948, aumentate oggi a 60 milioni.
CI SARA' MINOR
RAPPRESENTATIVITÀ
#IOVOTONO
Chi è
contro la riforma non vede di buon occhio l’aumento delle firme necessarie per
la presentazione di disegni di legge di iniziativa popolare: finora ne
bastavano 50mila, se vince il sì ne serviranno 150mila. Senza contare che la
nascita di enti elettivi di secondo grado e la cancellazione di un organo
consultivo come il Consiglio nazionale dell’economia e
del lavoro rischia di minare alcune forme di rappresentanza, temono
i costituzionalisti.
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I POTERI DEL
PREMIER
#IO VOTOSI
La scarsa governabilità è uno dei
problemi atavici della politica italiana: in 68 anni di repubblica, si sono
susseguiti ben 63 governi, quasi uno all’anno. Una maggiore governabilità,
introdotta in parte perché il governo sarà legato dal vincolo di fiducia
solamente con una delle due attuali camere, ma soprattutto perché alla riforma
è attualmente collegata una nuova legge elettorale, l’Italicum, tesa a
garantire la vittoria chiara di un solo partito, è vista dunque da chi ha
pensato la riforma come un elemento fondamentale su cui fondare le nuove
regole.
UNA RIFORMA
DELEGITTIMATA
#IOVOTONO
Va bene la
necessità di metter mano alla Carta, ma questa legislatura, ribattono 56 noti
costituzionalisti nel loro ‘manifesto per il no’, (Cliccare sul
link per leggere il testo dei Costituzionalisti) era la meno indicata a farlo:
un Parlamento eletto con una legge
dichiarata incostituzionale quale il cosiddetto Porcellum,
spiegano gli esperti, non avrebbe la legittimità di modificare la Costituzione.
Senza contare che, come detto, la riforma non ha certo goduto di ampi consensi.
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IL RAPPORTO
STATO-REGIONI
#IO VOTOSI
Chi voterà SI’ è
convinto che la riforma del Titolo V chiarirà e semplificherà il rapporto tra
Stato e Regioni: con l’eliminazione delle cosiddette “competenze concorrenti”,
ogni livello di governo avrà le proprie funzioni legislative e si eviterà finalmente la confusione e la
conflittualità tra Stato e Regioni che ha ingolfato negli scorsi 15
anni il lavoro della Corte Costituzionale, chiamata a giudicare su numerosi
conflitti di attribuzione.
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Consulta
vedi anche
Il Documento dei 56 Costituzionalisti sulla Riforma, le
ragioni di un NO :