Avere 30 anni oggi è
difficile. Alzarsi la mattina sapendo che non ci sono certezze è difficile.
Avere paura di non sapere dove si potrebbe andare a sbattere la testa perché
potrebbe accadere di tutto, è difficile. È difficile, perché le conseguenze di
queste sensazioni distruggono le piccole cose. E le piccole cose sono la vita
vera.
di Margherita
Cardelli - Blog "la 27ora"
Il 10 aprile ho
compiuto 30 anni. Tutti mi dicevano che sarebbe cambiato poco, invece per me è
cambiato tanto. È come se mi si fosse riversato addosso un secchio di
responsabilità che si chiama “consapevolezza”. Sono sempre stata una persona
abbastanza consapevole, ma da due mesi a questa parte sono diventata
“consapevolmente consapevole”.
Sono abbastanza
sicura di poter affermare che compiere 30 anni a metà degli anni ’70 sarebbe
stato diverso. Ascoltare i miei genitori parlare di quante prospettive e
fiducia rimettevano nel loro futuro, mi riempie di invidia. Era facile trovare
un posto di lavoro, comprare una casa, costruire una famiglia e quindi lavorare
e riuscire a vivere le relazioni. C’era posto per tutti e questo vuol dire
entusiasmo, fiducia e progettualità. Una vita bella.
Oggi tutto questo
non c’è più. Infatti, questi sentimenti si sono dissolti in anni di gravissima
inconsapevolezza, marchiata da truffe, raccomandazioni, ignoranze, burocrazie
ed enormi bugie. Anni di lavaggio del cervello e distruzione della cultura
ormai ridotta a brandelli perché non più usufruibile dalle masse, hanno reso la
situazione irrisolvibile. Come si fa a vivere senza cultura? La cultura regala
la fantasia, rende le persone educate, speranzose, interessate. Dovrebbe essere
la prima cosa da sostenere e proteggere per far si che le nuove generazioni si
nutrano di cultura per costruire qualsiasi cosa con garbo, intelligenza ed
entusiasmo. Dovrebbe essere consegnata la mattina davanti alla porta di casa
insieme al giornale.
Ma mi sono resa
conto che in Italia manca la cosa più importante: il rispetto civile. Il danno
più grave. La corruzione e la mafia dei privati e della classe politica ne sono
l’esempio più evidente, ma altrettanto palese è la difficoltà reale di gestire
qualsiasi tipo di contatto in maniera gentile ed educata cioè civilmente rispettosa.
Non siamo cattivi, ma penso che anni e anni di grandi sacrifici e attesa nella
speranza che le cose cambino, abbiano svuotato il popolo di un ingrediente
fondamentale per vivere bene, la fiducia. La mancanza di fiducia nel nostro
caso ha portato alla disgregazione degli obiettivi comuni lasciando le
persone sole e costrette a curare il proprio orticello, abbandonando ideali di
comunità e socialità che tengono un popolo unito ed educato nei confronti delle
istituzioni e della giustizia.
Avere 30 anni oggi è
difficile. Alzarsi la mattina sapendo che non ci sono certezze è
difficile. Avere paura di non sapere dove si potrebbe andare a sbattere la
testa perché potrebbe accadere di tutto è difficile. È difficile perché le
conseguenze di queste sensazioni distruggono le piccole cose. E le piccole cose
sono la vita vera. Le relazioni si distruggono. Le amicizie si allontanano. Il
sostrato sociale diventa cinico. Sono ben certa di non poter avere la
possibilità di comprare una casa, a meno che non accetti l’aiuto della mia
famiglia, e questo non è poi così grave, ma grave è la sensazione di non
riuscire a tenere insieme gli affetti perché ognuno è costretto a decidere in
base alle PROPRIE esigenze. Non ci si può più permettere di tenere conto
delle esigenze degli altri. La difficoltà che può nascere nel gestire una
relazione a distanza per motivi di lavoro può distruggere un amore o svilire le
amicizie e porta ad una sorta di solitudine che allontana e separa le persone.
E quando l’amore e l’affetto cominciano a soffrire di situazioni contingenti
enormi e assolutamente ingestibili vuol dire che siamo arrivati alla fine. La
nostra generazione è maledetta. Segnata fino alla fine.
Siamo nati nel boom
economico, siamo cresciuti viziati e non abituati a lottare, ci ritroviamo
adulti senza sapere come affrontare questa situazione svilente e
preoccupata di cui non si conosce la fine. Stiamo pagando e pagheremo
per molto altro tempo ancora i danni generati da tante generazioni prima di noi
e stiamo cominciando a capire che cosa vuol dire veramente essere italiani.
Come dice mio papà,
una soluzione è emigrare. Non pensavo di poter sentire una cosa del genere
uscire dalla sua bocca. E lì forse ho realizzato quanto può essere e diventare
grave il momento. Ora capisco perché il mio bisnonno ha lavorato per
tanti anni in Canada. Non c’erano alternative. Oggi, come ieri non ce ne
sono quasi più.
Non c’è una
soluzione a tutto questo, ma forse cercare di vivere ogni giornata della
propria vita in modo onesto, consapevole e civilmente rispettoso nei confronti
di tutti potrebbe essere un piccolo passo per iniziare a cancellare
definitivamente atteggiamenti d’insensibilità e faciloneria italiana che hanno
distrutto questo popolo che sono sicura ha ancora voglia di continuare a fidarsi
per dare un’opportunità ai nostri figli di vivere un’Italia che sia quello che
si merita di essere: onesta, cortese, leale, goduriosa, divertente e civilmente
rispettosa. Sarà il clima disastroso che si respira nel nostro paese o una
piccola ruga che non avevo mai notato vicino agli occhi, ma a me questi 30
anni, per ora, non sono sicura che mi piacciano poi così tanto.