sabato 12 ottobre 2013

LE VITTIME 288 E 289


Tra le vittime del barcone incendiato davanti a Lampedusa c’era anche una ragazza di 20 anni e mentre lei annegava nasceva il suo bambino di sette mesi, morto naturalmente anche lui annegato, senza vedere il cielo e il sole, trovato impigliato nei fuseaux abbassati della mamma cui era legato dal cordone ombelicale. Struggente l’articolo di Repubblica che raccoglie il racconto dell’uomo che si è trovato di fronte a questa scena dell’orrore, il sub dei carabinieri Maresciallo capo Renato Sollustri.
Foto da internet

Francesco Viviano - Repubblica -
10.10.2013

"Erano le tre del pomeriggio quando finalmente siamo riusciti a entrare dentro l'ultima cabina di prua - racconta il carabiniere sub - dopo avere superato un muro di cadaveri. Prima abbiamo recuperato il corpo di una donna che stringeva al petto un bambino di cinque o sei anni.
“Per separarli è dovuto intervenire Giacomone, così si chiama il carabiniere alto due metri. Ha faticato non poco per rompere quell'ultimo abbraccio. "Accanto a loro c'era un ragazzo eritreo di 17-18 anni: lo preleviamo, lo portiamo fuori dal barcone". Indossa un paio di jeans e una t-shirt azzurra. Sopra una scritta con caratteri maiuscoli: "Italia". Il sogno e la speranza finiti a poche centinaia di metri dalla costa dell'isola.

L'ispezione dei carabinieri sub, quel giorno, non si ferma lì. Le bombole hanno ancora una decina di minuti di ossigeno. Viene avvistato un altro cadavere di mamma: una ragazza con il pancione. O così sembrava.

 "Non saremmo potuti risalire senza provare a fare qualcosa per lei", ricorda il maresciallo Sollustri. I sub s'infilano di nuovo in quel corridoio disseminato di cadaveri e tornano nella cabina di prua. "L'abbiamo portata fuori dal barcone facendo una catena umana con le nostre braccia. Poi l'abbiamo adagiata sul fondo del mare. Con una cima l'abbiamo legata ad altri cadaveri e poi con i palloni li abbiamo accompagnati dal fondo del mare fino alla luce".

A quel punto, la scoperta più atroce. "Quando abbiamo passato il cadavere della donna ai colleghi che erano a bordo del gommone abbiamo avuto un sussulto: dentro i fuseaux c'era il suo bambino appena nato. Non ci potevamo credere. Ci siamo messi a piangere, la mia maschera era allagata di lacrime". Il maresciallo e i suoi colleghi del gruppo interforze in questi giorni hanno recuperato quasi trecento cadaveri. "Ma di fronte a quella giovane donna e al suo piccolo bambino appena nato ci ha fatto perdere la freddezza. In tanti anni che faccio questo lavoro, non mi era mai accaduta una cosa del genere. È stato un lavoro "sporco". Sarei stato felice - dice Sollustri, che ha un figlio di 14 anni, Tommaso - se avessi potuto riportarli a galla vivi. Ma erano morti da cinque giorni e forse il piccolo non ha neanche visto la luce. Solo il fondo nero del mare".