“Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si
chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che
si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li
chiama r… perchè stanno sempre insieme. I due hanno un’ idea. Un computer
innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono
nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli
senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.
Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti.
Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”.
Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”.
“Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine
scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere.
Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia
per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano
messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare
il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un
altro. La cosa sembra andare.
Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un
prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a
chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel
garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani.
“Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i
documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete
venduto dei computer”.
I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di
fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è
impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano
fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo
guadagno e apparano.
Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure
la Finanza. E poi l’Ispettorato del Lavoro E l’ufficio Igiene. Il
gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto
l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla
grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?
Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un
commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto,
avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo
perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi
vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il
laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo
per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal
notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i
libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non
aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi.
Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi
per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un
regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li
abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.
I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono
l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i
documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente
bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La
sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la
finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune,
o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori
della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro:
assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a
credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter
andare.
Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo
che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera.
“Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.
Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli
fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne
devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e
scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.
Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il
finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna
versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista
preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa
impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò,
libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.
I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno
nel cassetto. Diventano garagisti.
La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo
pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la
pazzia, e niente più.”