Violata: quando dici
un titolo azzeccato. Ad Ancona violato il buongusto con la scultura di Floriano
Ippoliti. L’artista denuncia la violenza sulle donne e i cittadini denunciano
l’artista.
Annalisa Filonzi - Artribune - 13.4.2013
Quando è troppo è
troppo. Violata, scultura di Floriano Ippoliti (Ancona, 1954),
voluta dalla Commissione per le Pari Opportunità della Regione Marche, insieme
ad associazioni femminili e partner privati, fu inaugurata a fine marzo ad
Ancona: un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, che con un certo
cattivo gusto e una qualità estetica a dir poco discutibile, riproduce la
silhouette di una ragazza nuda e sofferente, vestita solo di brandelli di
stoffa: la testimonianza di uno stupro, né più né meno.
Un’immagine disturbante che non ha
mancato di sollevare aspre polemiche.
Fino al punto che qualcuno ha
pensato bene di correre ai ripari, protestando contro la brutta visione; ed
ecco la statua coperta da un accappatoio bianco, quasi a ritrovare dignità,
innocenza, compostezza.
I
L’invito, promosso dall’associazione culturale white.fish.tank, è stato accolto anche da un anonimo cittadino, che nella notte di venerdì scorso ha nuovamente rivestito di bianco la scultura, mentre una serie di post-it colorati con su scritto “Non in mio nome” ha ricoperto la targa. Intanto, una petizione, lanciata il 2 aprile, ha raggiunto oltre le 1700 firme.
Diciamocelo. Troppe volte, in Italia, opere di dubbio gusto sono state generosamente donate dalle istituzioni o dagli artisti a piccoli e grandi centri urbani. Orrori a cui qualche volta ci si abitua e qualche volta no. È anche il caso di Violata, posta all’ingresso della città che l’ha ricevuta in omaggio. Senza che i cittadini, però, abbiano gradito il piccolo, irrispettoso atto di violazione del paesaggio. Uno stupro, è il caso di dirlo. E stavolta non sono rimasti a guardare…
l gesto, ideato da Luna
Margherita Cardilli, giovane videomaker e graphic designer, ha lo scopo di
coinvolgere la cittadinanza, così che la denuncia diventi un “atto
collettivo, espressione di una comunità sensibile che si prende cura di tutti
coloro che la statua dovrebbe rappresentare”. E precisa ancora Luna: “Il
mio gesto è dedicato alle mie amiche F., E. e M. che tutti i giorni per andare
al lavoro passeranno proprio in quella rotatoria. Non vorrei mai che la
vista di quelle vesti così didascalicamente strappate e quel seno indifeso
esposto ai passanti vi facessero rivivere il senso di impotenza e di
lacerazione che siete state costrette a conoscere e che solo dopo anni e anni e
anni siete riuscite a guardare in faccia“.
L’invito, promosso dall’associazione culturale white.fish.tank, è stato accolto anche da un anonimo cittadino, che nella notte di venerdì scorso ha nuovamente rivestito di bianco la scultura, mentre una serie di post-it colorati con su scritto “Non in mio nome” ha ricoperto la targa. Intanto, una petizione, lanciata il 2 aprile, ha raggiunto oltre le 1700 firme.
Diciamocelo. Troppe volte, in Italia, opere di dubbio gusto sono state generosamente donate dalle istituzioni o dagli artisti a piccoli e grandi centri urbani. Orrori a cui qualche volta ci si abitua e qualche volta no. È anche il caso di Violata, posta all’ingresso della città che l’ha ricevuta in omaggio. Senza che i cittadini, però, abbiano gradito il piccolo, irrispettoso atto di violazione del paesaggio. Uno stupro, è il caso di dirlo. E stavolta non sono rimasti a guardare…