Il regime di detenzione a cui è sottoposto Alfredo Cospito
comporta un isolamento estremo, e chi lo ha vissuto parla di “tortura
democratica”. Cospito il giorno 11 febbraio è stato tradotto dal carcere di
Milano Opera all’Ospedale S.Paolo per le sue gravissime condizioni di salute.
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CARCERE DE L'AQUILA
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Lo sciopero della
fame che Alfredo Cospito
sta facendo dal 19 ottobre nel carcere di Sassari ha rianimato la discussione
sul regime carcerario del 41-bis,
cui oltre allo stesso Cospito sono sottoposti in Italia circa 750
detenuti. Il 41-bis è un articolo dell’ordinamento penitenziario che
consiste nell’elenco di una serie di limitazioni imposte ai detenuti, che
definiscono quello che viene comunemente detto “carcere duro”.
Molti di
coloro che hanno vissuto il 41-bis utilizzano, per descriverlo, la parola
“vuoto”. I
detenuti al 41-bis, infatti, non fanno essenzialmente nulla: la loro giornata è
scandita dalla totale assenza di attività. Carmelo Musumeci, che ha
trascorso in carcere 25 anni di cui cinque in regime di 41-bis, condannato
all’ergastolo per omicidio e per appartenenza a un’organizzazione criminale,
dice al Post: «Definisco quel tipo di detenzione una “tortura
democratica”. Il 41-bis annienta le persone. Io lo vissi nel carcere
dell’Asinara, in Sardegna, negli anni Novanta, poco dopo la sua introduzione.
Le condizioni igienico-sanitarie erano terribili: dalla turca uscivano i topi.
Per impedire ai ratti di entrare nella cella usavo una bottiglia che chiudeva
il buco.