I riprovevoli safari della morte con i cecchini di Sarajevo. “Pum, una gamba. Pum, una spalla. Pum, un bambino: 100mila euro”. Prendevano la mira con i loro fucili col cannocchiale ad alta precisione e uccidevano i cittadini che erano andati a comprare qualche verdura e qualche frutto nella piazza del mercato. La gente cadeva a terra come pere cotte. Sparare ed uccidere esseri umani, come fossero trofei di caccia: la procura di Milano indaga su “turisti di guerra” italiani che, durante l’assedio di Sarajevo, avrebbero pagato per assassinare impunemente.
Alessandro
Agostinelli – da Il Riformista
30 Novembre 2025
Le parole vorrebbero descrivere azioni che non hanno modo di essere comprese. Si fatica a riconoscere di appartenere alla stessa specie, perché se l’umanità non è buona per natura (checché ne dicesse Rousseau) e se la violenza fa parte di noi, l’essere abietto che paga per andare a uccidere per gioco un altro essere umano non può far parte del consesso sociale. Caino uccide il fratello Abele per gelosia. Alessandro Magno uccide l’amico Clito per rabbia e ubriachezza. Perfino Himmler rispondeva a un’etica: quella oscena e terribile dello sterminio ebraico, un’industria di morte irricevibile. Eppure non era un gioco.
