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Fossombrone (PU) - Panorama |
La
città di Fossombrone, antica cittadina di origini romane posta nella valle
del Metauro, sulla antica via Flaminia, ha una lunga tradizione sia di
istituti penitenziari che di abitanti occupati al carcere. E’ stata una città
importante, per tantissimi secoli amministrata dal potere religioso, situato
nella Diocesi Vescovile, dal potere cittadino con sede in Comune e dal potere
statale che faceva capo ai Malatesta e poi dai Duchi di Urbino. Questi tre
poteri erano ben presenti ai cittadini forsempronesi e ai forestieri che
giungevano in città per trattare con la borghesia locale, rappresentata dai
rispettivi palazzi edificati lungo la via Flaminia.
Ognuno
dei tre poteri ebbe, in periodi diversi, proprie carceri e naturalmente
“guardie carcerarie”, definizione modificatasi più volte nei secoli fino a
diventare oggi “polizia penitenziaria”.
LE
CARCERI VESCOVILI
Fossombrone fu sede vescovile fin dai primi secoli
della diffusione del cristianesimo, ma dei due antichi episcopi non esiste più
nulla. Il palazzo vescovile, ampliato varie volte nel corso del ‘500, era sede
delle prigioni del vescovo.
“Superato il monumentale portale d’ingresso, si
passava attraverso due stanze per accedere al corridoietto delle carceri
situato sotto lo scalone d’onore del palazzo. L’accesso alle due prigioni
avveniva tramite porte di legno massiccio, una delle quali dotata di
spioncino.
Le celle hanno le pareti in pietra, ancora in parte
intonacate, e il soffitto a volta con mattoni in foglio. La prima cella misura
m 7 x 2,60 e riceve luce da una finestra con inferriata; la seconda cella
misura m 5 x 3 e riceve luce da una finestrella con inferriata posta in alto,
oggi murata.” Purtroppo lo stato di conservazione degli intonaci è in
progressivo degrado e l’intonaco si sta gradualmente sgretolando, cancellando
così anche i nomi degli antichi “ospiti” che hanno lasciato testimonianza della
loro presenza. Esiste tuttavia una nutrita documentazione contenuta nei 1318
volumi, dove sono trascritti atti civili e criminali della curia vescovile di
Fossombrone dal 1500 al 1855.
LE
CARCERI SIGNORILI
Fossombrone fu governata inizialmente dai Malatesta
dal 1339 al 1445 e successivamente, dal 1445 al 1509 dai Montefeltro dopo
l’acquisto della città da parte del duca Federico d’Urbino. Dal 1509 al 1631 fu
l’epoca dei Della Rovere. Sulla collina dominante la città era stata fatta
edificare una Rocca a forma di quadrilatero, rafforzata dalla costruzione di un
possente maschio carenato per volere del Duca di Urbino, su disegno
dell’architetto Francesco di Giorgio Martini.
Il Maschio era del tutto autosufficiente. Al primo
piano vi erano le stanze del castellano e al di sotto vi erano le segrete e le
prigioni.
Purtroppo durante l’occupazione della città da parte di Cesare
Borgia e la guerra con i Della Rovere dal 1502-1503, la fortezza e la rocca
vennero demoliti e abbandonati, e così le prigioni.
LE
CARCERI COMUNALI
La città di Fossombrone fu un libero comune dal XII
secolo, quando la parte antica, “civitas,” era situata sulla Cittadella, con il
Palazzo Comunale e le relative prigioni. Per mancanza di documentazione bisogna
giungere fino al ‘500 e spostarsi nella parte bassa “burgum”. Da questo periodo
in poi esiste una documentazione relativa alle spese sostenute per la
manutenzione delle prigioni. Nei registri della “Regoleria” del ‘500 e ‘600
esistono note di spese per il rifacimento di porte, finestre, panche, mattoni,
calcine.....
La necessità di avere delle prigioni era legata
all’autonomia giudiziaria propria di ogni Comune. Anche negli statuti cittadini
sono riportate le varie pene, da corporali a pecuniarie a capitali, in rapporto
ai vari reati commessi.
La giustizia veniva amministrata dal Podestà, “dottore nel civile e nel criminale”,
generalmente forestiero, per garantire una giustizia imparziale e non collegata
alle fazioni locali. Anche per questo motivo aveva una carica di breve durata,
sei mesi.
Le prigioni cinquecentesche erano ubicate inizialmente
sotto il Palazzo Comunale, poi furono spostate negli scantinati.
Su pressione
del duca di Urbino, nel corso del ‘500, le segrete vennero poi trasferite “a
tetto del Pubblico Palazzo”.
Quando nell’ '800 le segrete divennero troppo anguste
per la popolazione carceraria che dovevano ospitare, si decise di demolire le
prigioni e nel 1838 vennero programmate le nuove carceri.
La gestione delle
prigioni, che ormai dovevano ospitare carcerati provenienti da un’area più
vasta, passò al governo.
LE
CARCERI GOVERNATIVE
Dopo gli eventi della Repubblica Romana, lo Stato
Pontificio aveva perso il suo potere e forse, proprio per questo, sentì il
bisogno di un rilancio della propria economia sia attraverso l’intervento
pubblico diretto che il finanziamento ai Comuni: in quest’ottica va inquadrato
il desiderio di costruzione di un nuovo carcere, in un’area interna alle mura
cittadine fino ad allora coltivata a orto e prato.
La costruzione delle prigioni offrì lavoro a molte
maestranze e per molto tempo: alla fine dell’800 il penitenziario era
completato e aveva assunto la forma attuale.
La capacità era di 180 posti in
celle singole e di 20 in piccole camerate, oltre alle celle d’isolamento poste
sotto il piano stradale, umidissime e quasi prive di luce.
DAL
CARCERE AL SUPERCARCERE
Per la ricostruzione storica del supercarcere, vedi: