sabato 27 ottobre 2018

LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA, UN INUTILE BARACCONE PER SALVINI


Ormai travolto da un' ebbrezza comunicativa che lo fa sentire assolto da qualunque freno o vincolo, nemmeno si rende conto fino in fondo della gravità delle cose che dice o scrive.

La sede della Corte di Giustizia Europea
  Gian Domenico Caiazza (avvocato, Presidente dell’Unione delle Camere Penali italiane).

 
"Un baraccone di un inutile baraccone", ecco che cosa è, per il nostro vicepresidente del Consiglio e ministro degli Interni, la Corte Europea dei Diritti dell' uomo e lo dice non in una conversazione privatissima fortunosamente intercettato a sua insaputa ma in una dichiarazione pubblica ufficiale.


Stiamo parlando dell' organo giurisdizionale istituito nel mille novecento cinquantanove dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell' uomo e delle libertà fondamentali.

Vi aderiscono quindi tutti i membri del Consiglio d' Europa, dunque l' inutile baraccone sta lì da quasi sessanta anni per controllare che gli Stati membri rispettino i principi convenzionali.

Ne vogliamo ricordare qualcuno di questi principi sui quali veglia la corte?

-      Diritto alla vita

-      Proibizione della tortura

-      Proibizione della schiavitù

-      Diritto alla libertà e alla sicurezza

-      Diritto ad un equo processo

-      Nulla poena sine lege

-      Diritto alla vita privata e familiare

-      Libertà di pensiero, coscienza e religione

-      Libertà di espressione

-      Diritto al matrimonio

-      Libertà di riunione e d' associazione

-      Divieto di discriminazione

-      Divieto dell' abuso del diritto

Definire un baraccone inutile una istituzione di questo altissimo prestigio e valore significa ritenere quei diritti fondamentali, e la convenzione europea

che li riafferma e li tutela, una paccottiglia di robaccia tale che, al solo sentirne parlare, come “autorevolmente” si disse durante il regime fascista, si mette mano alla pistola.

Mi chiedo se ci sarà un momento nel quale si porrà fine ad una spirale iconoclasta così inaudita e incomprensibile.

Io sono personalmente certo che l' onorevole, ormai travolto da un' ebbrezza comunicativa che lo fa sentire assolto da qualunque freno o vincolo, nemmeno si renda conto fino in fondo della gravità delle cose che dice o scrive.  E tutto questo perché la Corte, investita da un ricorso contro lo Stato italiano ritualmente sollevato, immagino, dai legali  o dai familiari di Provenzano, era chiamata a giudicare se l' aver trattenuto in stato detentivo di massima sicurezza il signor Bernardo Provenzano, appunto capo dei capi della mafia siciliana, negli ultimi quattro mesi di vita quando era stata clinicamente accertata in buona sostanza la sua morte cerebrale, fosse stato rispettoso del fondamentale diritto ad una pena non disumana.

Un vegetale, né più né  meno che un vegetale, sei sei ridotto nello stesso stato di una pianta di cactus hai il diritto di morire nel tuo letto.

Negare questo elementare diritto, come fece il ministro Orlando,

in considerazione della elevata pericolosità della pianta di cactus Provenzano mantenendo la detenzione di massima sicurezza, fu un indecente accanimento dello Stato su un uomo morto nel senso proprio tecnico del termine.

Un trattamento disumano e degradante del detenuto, chiunque egli sia, qualunque crimine egli abbia commesso. Questo ha detto la Corte Europea e non era necessario aspettare la Corte europea per essere convinti di una simile plateale evidenza. Naturalmente il regime del quarantuno bis non c' entra né poco né punto. La Corte europea non ha detto una parola sul quarantuno bis e quando ciò è accaduto in precedenti decisioni l' ha fatto per ribadire la compatibilità con i principi convenzionali.

Non c' entra nulla il quarantuno bis ed infatti puntualmente il ministro Buonafede ha tuonato:  il quarantuno bis non si tocca.

Sono pagine così sconfortanti e al tempo stesso così allarmanti che verrebbe voglia di pensare: ora mi sveglio e capisco che è stato solo un incubo.

Ma non è così e perciò, oltre che sognare di aver sognato, rimbocchiamoci le maniche, non è più tempo di sognare, non è più tempo di dormire o di scrollare le spalle, tirare diritto. Sono in gioco principi e diritti che ritenevamo intoccabili e che ormai all' evidenza non lo sono più

Coraggio diamoci da fare e buona giornata a tutti.



Fonte : Radioradicale, 27.10.2018