Nessuno dei Vangeli cita i due animali, come lo stesso Papa
Benedetto XVI ha fatto notare nel suo libro del 2012 L’infanzia
di Gesù: il bue e l’asinello sono arrivati nella tradizione
cattolica da uno dei vangeli apocrifi, famosi per contenere molti aneddoti
sull’infanzia di Gesù, e prima ancora da un errore di traduzione dal greco al
latino.
da Il Post, 11 dicembre 2016
L’unico testo che cita un bue e un asino vicino alla mangiatoia (citata dal Vangelo di Luca) in cui fu sistemato Gesù appena nato è il “Vangelo dello pseudo-Matteo“, un vangelo apocrifo, cioè non riconosciuto dalla Chiesa. Fu scritto in latino tra l’Ottavo e il Nono secolo; non è un testo molto originale dato che in gran parte riprende quanto scritto in altri due vangeli apocrifi, il “Protovangelo di Giacomo” e il “Vangelo dell’infanzia di Tommaso”. Nella parte in cui è descritta la nascita di Gesù, il testo però un po’ diverso da queste sue fonti. Il capitolo 14 infatti dice:
«Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l’asino l’adorarono. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia, con le parole: “Il bue riconobbe il suo padrone, e l’asino la mangiatoia del suo signore”. Gli stessi animali, il bue e l’asino, lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano di continuo. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Abacuc, con le parole: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali”.
Giuseppe con Maria, rimase nello stesso luogo per tre giorni.»
Le due citazioni dei profeti della Bibbia hanno probabilmente ispirato l’autore del “Vangelo dello pseudo-Matteo” a immaginare il bue e l’asinello che poi sono finiti nel presepe. La seconda, quella che più esplicitamente lega gli animali al momento della nascita di Gesù, non è corretta: Abacuc non profetizzò mai che il Salvatore del popolo di Israele sarebbe nato tra due animali. Lo “pseudo-Matteo” si è sbagliato a tradurre dal greco al latino la “Bibbia dei Settanta”, cioè l’unica versione della Bibbia disponibile all’epoca ai cristiani non ebrei. Il versetto del libro del profeta Abacuc a cui lo “pseudo-Matteo” si riferisce (è all’inizio del terzo capitolo) dice infatti: «Nel corso degli anni manifestala, falla conoscere nel corso degli anni». Il testo greco conteneva l’espressione «ἐν μέσῳ δύο ζωῶν», letteralmente “in mezzo a due età”, che però lo “pseudo-Matteo” o qualcun altro da cui lui ha copiato, ha erroneamente tradotto “in medium duorum animalium“, cioè “tra due animali”: ha confuso “ζωῶν”, genitivo plurale di “ζωή” (“età”), con “ζῴων”, il genitivo plurale di “ζῷον” (“animale”). Di questo errore di traduzione parlò anche il giornalista e scrittore Giorgio Manganelli, in Il presepio:
«Bue ed asino non esistevano; nacquero da un genitivo plurale frainteso da un monaco traduttore. Quando costui scrisse “tra due animali” anziché “tra due età”, i due animali si materializzarono, con perplessi ragli e mugghi».
I due “animali” di Abacuc sarebbero diventati un bue e un asino grazie all’altra citazione, quella del terzo versetto del primo capitolo del libro del profeta Isaia: «Il bue conosce il proprietario, e l’asino la greppia del padrone». Solo che anche se in questo caso la traduzione è corretta, l’interpretazione dello “pseudo-Matteo” non lo è: quel passo è parte di una descrizione della rabbia di Dio contro il popolo di Israele che si lamenta di non essere venerato nel modo giusto; non fa parte delle profezie sull’arrivo di un Salvatore, quelle che secondo i cristiani si riferiscono a Gesù.