L’Uomo
costruisce muri e barriere dalla notte dei tempi, e la nostra epoca non fa
eccezioni. Muri per difendersi ma soprattutto per dividere, la storia del ’900
ha visto sorgere barricate e recinzioni in ogni parte del mondo. Di seguito i muri
più famosi e significativi che non mi pare abbiano risolto il problema.
IL GRANDE MURO DI CALAIS - Così lo hanno già
soprannominato i media britannici. Dal giugno 2015 il porto francese di Calais
è dotato di una barriera per impedire che i migranti diano l’assalto ai
traghetti che attraversano la Manica. Il `nuovo´ tratto di muro dovrebbe essere
un proseguimento di quello già esistente: sarà alto quattro metri e correrà per
un chilometro lungo i due lati dell’arteria stradale vicina al campo Giungla.
Secondo le stime il progetto dovrebbe costare 1,9 milioni di sterline e fa
parte di un pacchetto di misure da 17 milioni di pound del governo britannico
per meglio controllare i confini gestiti insieme alle autorità francesi.
UNGHERIA-SERBIA - A un anno dalla costruzione del primo `muro
difensivo´ al confine con la Serbia (175 km di filo spinato, alto 4 metri),
l’Ungheria di Viktor Orban ha annunciato nelle scorse settimane una nuova
barriera fortificata anti-migranti lungo la stessa frontiera meridionale. Di
recente Budapest ha inoltre disposto l’impiego di altri 3 mila poliziotti a
protezione del confine meridionale, in aggiunta ai 3.500 già in servizio.
AUSTRIA-ITALIA - Dopo settimane di tensioni nella
scorsa primavera, sembra invece scongiurato la `barriera´ al confine con il
Brennero che Vienna voleva erigere per contenere gli arrivi di migranti
dall’Italia, diretti nel resto d’Europa. L’Austria ha però deciso di schierare
fino a 2.200 soldati per difendere i suoi confini.
MACEDONIA-GRECIA - Nel novembre 2015 Skopje ha
iniziato la costruzione di una barriera (1,5 km di rete sovrastata da filo
spinato) al confine nei pressi di Idomeni, il campo in territorio ellenico
divenuto per mesi un gigantesco imbuto per i profughi.
MELILLA-MAROCCO - Anche in questo caso l’obiettivo
è bloccare i migranti che, dal Marocco, cercano un futuro attraverso le enclave
spagnole di Ceuta e Melilla. La barriera è stata costruita nel 1990.
BULGARIA-TURCHIA - La sua costruzione è cominciata
nel 2014 per bloccare i flussi migratori provenienti da Est. La barriera è
lunga 30 km ma dovrebbe arrivare a 160.
CIPRO, ZONA GRECA-ZONA TURCA - È lì
dal 1974 la linea verde di quasi 200 chilometri che divide in due Nicosia,
unica capitale d’Europa spezzata da un muro. Istituita nel 1974 a seguito
dell’invasione turca di Cipro, la Linea Verde divide la Repubblica di Cipro a
Sud, abitata in maggioranza da greco-ciprioti, e la Repubblica Turca di Cipro a
Nord, abitata in maggioranza da turco-ciprioti. In teoria la Repubblica di
Cipro estende la sua sovranità su tutta l’isola, ma di fatto non ha potere
sulla parte Nord dell’isola, controllata dalla Turchia. Il governo di Ankara è
anche l’unico al mondo che riconosce l’autorità della Repubblica Turca di
Cipro.
La Linea è un’area demilitarizzata controllata dall’Onu,
lunga 180 chilometri con una superficie di 350 chilometri. Il muro divide la
stessa capitale dell’isola, Nicosia. Il termine “linea verde” ha assunto il
significato comune di confine provvisorio tra due nazioni in conflitto.
IRLANDA, BELFAST CATTOLICA-BELFAST PROTESTANTE -
Nonostante gli accordi di pace siglati nel 1998, i 13 chilometri di muro eretti
nel 1969 sono ancora lì a separare i cattolici e i protestanti dell’Irlanda del
Nord. Le Peace Lines sono una serie di barriere che percorrono
l’Irlanda del nord in vari punti, principalmente a Belfast e a Derry. Le prime
Peace Lines vennero costruite nel 1969, anno d’inizio dei “troubles”,
per separare la popolazione cattolica e quella protestante. Originariamente
sarebbero dovute durare sei mesi, ma vista la loro efficacia e il consenso di
entrambe le parti al loro mantenimento, sono state tenute e in seguito
incrementate. Oggi le barriere sono 48, con una lunghezza complessiva di 34
chilometri, in gran parte situate a Belfast.
I varchi sono aperti di giorno e chiusi di notte.
Uno studio realizzato nel 2012 indicava che il 69% della
popolazione considerava le barriere ancora necessarie a causa delle potenziali
violenze.
liberamente tratto da: