In
seguito agli attentati di venerdì 13 novembre a Parigi, e agli arresti compiuti
nei giorni successivi a Molenbeek e Saint-Denis, il livello di allerta delle
agenzie di antiterrorismo nazionali in Europa è molto cresciuto. In alcuni
paesi, come
nel Regno Unito, è stata diffusa una guida con alcuni consigli su come
comportarsi nel caso in cui si venga coinvolti in attentati terroristici
simili a quelli di Parigi.
da Il Post 19
novembre 2015
Queste
guide contengono informazioni di carattere pratico che possono servire nei
primi momenti dopo un attentato, per sapere cosa fare in una situazione di
paura e confusione. Qui abbiamo raccolto i consigli contenuti in alcune di
queste guide: ci sono cose piccole e apparentemente banali (togliere la
suoneria del telefonino, per esempio) e altre a cui forse non avevamo pensato.
Fingersi morti, per esempio, non è sempre una buona idea.
Non fingersi morti
L’attentato più
grave di quelli di Parigi di venerdì 13 novembre è stato quello alla sala concerti
Bataclan: tre terroristi hanno sparato sulla folla (composta da circa 1500
persone) e poi si sono suicidati azionando delle cinture esplosive.
Molte delle persone
presenti al Bataclan si sono salvate fuggendo da un’uscita di sicurezza, altri
si sono sdraiati a terra e si sono finti morti. L’agenzia dell’antiterrorismo
britannico, NACTSO, ha detto che in generale in questi casi la cosa migliore da
fare è correre, se lo si può fare, convincendo anche altri a scappare e senza
portarsi dietro oggetti personali che potrebbero ingombrare durante la fuga.
Ripararsi dietro
barriere consistenti
Se non ci sono vie
di fuga disponibili, è opportuno cercare un muro il più spesso possibile:
bisogna ricordare che, diversamente da quanto si vede in molti film, legno e
metallo non riescono a fermare i proiettili.
Il telefono in silenzioso
Una volta nascosti è opportuno cercare di fare il
minor rumore possibile e impostare la modalità di suoneria del proprio telefono
su “silenzioso”. Solo a questo punto bisogna chiamare i numeri di
emergenza per
comunicare la situazione.
Pensare che possa
essere un attentato
Oltre alle guide
delle agenzie antiterrorismo – sul sito della polizia di Stato o del Ministero
dell’Interno al momento non è possibile trovarne – BBC ha anche chiesto il
parere di alcuni
psicologi: secondo John Leach, che è anche istruttore militare, il
problema è che se non ci aspettiamo un attacco terroristico ci mettiamo molto
tempo a realizzare che si tratta proprio di quello. Prima tendiamo a ipotizzare
che si tratti di qualcos’altro, compatibilmente con quello che ci sta accadendo
intorno: molti di quelli sopravvissuti al Bataclan hanno detto che inizialmente
avevano preso il rumore degli spari per dei fuochi d’artificio. Andare al
cinema o a teatro e guardare prima dove si trovi l’uscita di sicurezza è una
cosa che può salvare la vita: al Bataclan per molti è stato così.
Reagire prontamente
Molte persone non
riescono a reagire prontamente in una situazione di pericolo come quella di un
attentato. Secondo gli esperimenti effettuati da Leach, solo il 15 per cento
delle persone rispondono al pericolo in un modo che aumenta le proprie
possibilità di sopravvivere. Il 75 per cento non riesce a reagire e il restante
10 per cento agisce in modo controproducente, spesso impedendo ad altre persone
di salvarsi. Reagire prontamente è complicato dal fatto che le persone
tendono ad agire di riflesso per quello che vedono fare ad altri: se la maggior
parte delle persone accanto a noi rimane immobile, per noi è più difficile
reagire in tempo.
Affrontare i
terroristi
Lo scorso 21 agosto
su un treno che viaggiava da Amsterdam a Parigi cinque persone sono riuscite a fermare un
uomo che era salito a bordo con un fucile. Dei cinque, due sono dei
militari statunitensi che si trovavano in vacanza. Ian Reed, un istruttore
militare britannico, ha detto che non è una buona idea affrontare un terrorista
se non si è addestrati per farlo. I terroristi potrebbero essere in più di uno
e potrebbero avere dell’esplosivo. Si ritiene che negli attentati di
Beirut di giovedì 12 novembre un uomo, Adel Termos, abbia “placcato”
uno degli attentatori una volta accortosi che portava una bomba, sono morti
entrambi nell’esplosione, ma probabilmente
ci sarebbero stati più morti se Termos non fosse intervenuto.
Aiutare gli altri
Un altro psicologo
intervistato da BBC, Chris Cocking, ha detto che aiutare gli altri presenti può
aumentare le probabilità di sopravvivenza. In questo modo si può evitare, ad
esempio, che alcune persone vengano calpestate quando la folla cerca di fuggire
da un incendio.
Una volta fuggiti
Se si è riusciti a
scappare bisogna comunque rimanere estremamente vigili e allontanarsi il più
possibile dal luogo dell’attentato, cercare un membro di qualche corpo di
sicurezza e non unirsi a gruppi di persone o prendere mezzi di trasporto
pubblico.