100mila Like in pochi giorni. La pagina
"il terrone fuori sede" prende in giro simpaticamente tutti quei
ragazzi del sud che per studio o per lavoro si trasferiscono al nord portandosi
dietro tutto il bello del sud, abitudini e modi di dire che solo i meridionali
conoscono. Il ragazzo del sud al Nord è terrone e al sud è "il
milanese". Anche io sono stato un ragazzo del sud e devo ammettere che siamo così, ma non mi dispiace.
7 novembre 2012
SONO STATO UN RAGAZZO DEL SUD
Aldo Maturo
Ho
letto su un sito internet il tumultuoso sfogo di un ragazzo del sud, uno di
quelli destinato a percorrere le strade del nord con il suo trolley di
plastica, erede moderno della mitica valigia di cartone. Denunziava tutta la
sua rabbia per una terra matrigna che li esclude da un futuro senza possibilità
di spazi e di sopravvivenza.
Strano destino quello dei ragazzi del sud cui è riconosciuta
una propria dignità solo quando tornano in patria avvolti in una bandiera
tricolore, accolti dall’immancabile mano sul cuore. Se restano in Italia sono
considerati “diversi”, diversi per cultura, diversi per colorito, diversi per
abitudini, diversi per dialetto quando non per etnia.
Qualche anno fa nella città in cui vivo è arrivato un
giovane Comandante del Porto. Un suo Nostromo che non sapeva la mia origine mi
aveva detto qualche giorno prima “il nuovo Capitano è di Napoli, ma mi sembra un brav’uomo” e quel
giudizio da film “Benvenuti al Sud” mi è tornato allegramente in mente migliaia
di volte.
Nell’immaginario
collettivo ci portiamo dietro questo timbro di diversi, di furbi e lavativi e
prima che ci conoscano danno per scontato che nel nostro DNA c’è uno storico
residuo d’inaffidabilità e brigantaggio.
Il destino di chi è stato o di chi è ragazzo del sud è di
partire, spesso senza alternative, per sopravvivenza, travolti dalla vita, indipendentemente dagli
affetti e dalle proprie qualità. E siccome siamo tutti a sud di qualcun altro,
anche i ragazzi del Centro partono per il Nord dove per alcune professionalità
esiste lì l’unico spazio professionale e quelli del Nord partono per il Nord
Europa, patria dell’architettura e del design.
Non voglio approfondire discorsi sul meridionalismo, ma di
certo la situazione drammatica delle nostre terre è sotto gli occhi di tutti e
i servizi televisivi non ci fanno sconti con reportage che oltre ad essere una
doverosa denunzia contribuiscono ad affossare sempre più queste nostre
terre. Da decenni abbiamo ai
vertici delle nostre zone politici con delega in bianco che fanno
dell’esercizio del potere l’arte dell’arbitrio, del nepotismo e della
illegalità. In questo vuoto di potere normativo e amministrativo impera la criminalità
che conquista sempre maggiori spazi e come un esercito vittorioso si espande
verso il nord come i rami di una palma, cercando – come ha denunziato Saviano
ma come aveva già detto prima di lui la Commissione antimafia – alleanze nei
poteri forti della politica.
In
questo mondo ingiusto e perverso non c’è molto spazio per i ragazzi e ancor
meno per quei sani ragazzi del sud che non amano veline, tronisti e grande
fratello. I nostri ragazzi dovranno continuare per anni a salire su molti
treni. Importante che non lo facciano da vinti e che alla stazione di arrivo
riaffermino la loro voglia di vivere, di vincere, di affermarsi, di spazzare
pregiudizi che ci penalizzano da secoli.
A casa resteranno i padri, feriti dalla
lontananza, ottimisti nel futuro tanto da continuare a costruire, coltivare e
piantare alberi che non vedranno mai crescere del tutto ma sicuri di doverlo
fare per i loro figli. E ne
attenderanno il ritorno sperando di poterli far vivere in un mondo migliore.