«La Repubblica italiana riconosce il giorno
27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno
della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo
ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli
italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché
coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto
di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e
protetto i perseguitati».
Così
recita l’articolo 1 della Legge 20 luglio 2000, n. 211 che ha istituito il
"Giorno della Memoria". Istituito quattordici anni fa, il
Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio perché in questa data le Forze
Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Al di là di quel cancello, oltre la
scritta «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), apparve l’inferno. E il
mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era successo, conobbe
lo sterminio in tutta la sua realtà. Il Giorno della Memoria non è una
mobilitazione collettiva per una solidarietà ormai inutile. È piuttosto, un
atto di riconoscimento di questa storia: come se tutti, quest’oggi, ci
affacciassimo dei cancelli di Auschwitz, a riconoscervi il male che è stato.