Edoardo Montolli - "Fronte del Blog" . 17.4.2013
"Amarcord: quando Grillo voleva Monti Presidente della Repubblica e malediva Rodotà"
Sette anni fa, di questi tempi,
bisognava eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Anche allora il
totonomine si scatenava. E, prima che il voto portasse al Quirinale Giorgio
Napolitano, si sussurrò il nome di Massimo D’Alema.
Nel balletto delle opinioni si
introdusse anche Beppe Grillo, che scrisse sul suo blog – che aveva solo un
anno e mezzo, ma godeva già di appelli politici e di importanti
collaborazioni – una lettera aperta proprio a D’Alema, invitandolo a
farsi da parte. Prima di stenderla, fece un cappello introduttivo, dando conto
delle proprie preferenze. Tra queste, il futuro premier che lui avrebbe
ribattezzato “Rigor Montis”. Scrisse infatti: «Il Presidente della Repubblica
non può avere ombre, né possibili scheletri nell’armadio. Abbiamo avuto in passato
un Antelope Cobbler e credo che ci sia bastato. Ritengo che il nostro Presidente debba essere super partes, avere
il rispetto della Nazione e aver fatto qualcosa di importante nella vita, non
il politico di professione.
Gli uomini e le donne le abbiamo, si chiamano Monti, Hack, Sartori. Quali sono i meriti di D’Alema?»
Gli uomini e le donne le abbiamo, si chiamano Monti, Hack, Sartori. Quali sono i meriti di D’Alema?»
All’epoca, come si vede dai
commenti sul post, in molti erano d’accordo proprio sul nome di Mario Monti.
Sette anni più tardi i tempi sono
cambiati.
La nuova rosa di tre nomi comprende
ai primi due posti Milena Gabanelli e Gino Strada.
Ma l’attenzione viene posta dai
commentatori soprattutto su Stefano Rodotà, come possibile linea di convergenza
con il centrosinistra.
Ed è proprio su questi che tuttavia
stridono le frasi compiaciute di Grillo: «Rodotà è perfetto».
Perché “perfetto”, per il suo
curriculum, Rodotà potrebbe esserlo per l’intero arco costituzionale. Per
tutti, ma non per Grillo, del quale, sul Corriere,
sono riportate queste dichiarazioni: «Gabanelli, Gino Strada, Stefano Rodotà. Sono nomi cui non siete
abituati, inconsueti, sono nomi della società civile, non hanno 80, 90 anni,
non sono costituzionalisti, che qua siamo l’unico Paese al mondo dove ci vuole
un costituzionalista per capire la Costituzione».
A dire il vero, Stefano Rodotà gli
80 anni li compie il 30 maggio.
Per anni Grillo ha predicato nei
suoi spettacoli e nel suo blog che l’Italia è un Paese di politici “vecchi” che
progettano “futuro che non vedranno mai”, ironizzando a lungo sull’età di
Napolitano, sbeffeggiato come “Morfeo”.
E certo, Rodotà può essere
l’eccezione.
Ma purtroppo questo è il meno.
Il M5S ha presentato un programma
preciso, alla voce “Stato e
cittadini”.
Due di questi recitano:
Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra
carica pubblica
Eliminazione di ogni privilegio particolare per i
parlamentari, tra questi il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo
Sul primo punto, Stefano Rodotà di
legislature ne ha fatte ben quattro.
Ma è sul secondo punto che c’è
qualcosa di più.
Contro Stefano Rodotà, infatti, nel
2010 Beppe Grillo lanciò addirittura una “fatwa collettiva”
a nome del blog, dato che il medesimo percepiva, secondo i dati pubblicati da
L’Espresso e che lui riportava, 8455 euro di pensione lorda parlamentare
«grazie ai contribuenti». Dopo aver pubblicato il nome di Rodotà nell’esplicito
post “Maledetti, non vi pensionerò!”
in una ristretta lista di politici,
aggiunse: «Lo so che mentre leggete vi monta il sangue alla testa,
stringete i pugni e vi si contrae lo stomaco. Per questo non ho riportato
l’elenco completo, l’ho fatto per voi».
La fatwa contro la ristretta lista
comprensiva del nome di Rodotà apparve anche un anno più tardi sul blog,
accompagnata dal solito strillo “per farvi venire la bile ecco
qualche pensionato parlamentare eccellente”.
Si vede che ha cambiato idea.
Ma la scelta del M5S avrà senza
dubbio sorpreso lo stesso Rodotà, che in un articolo di Left a firma Sofia Basso, del luglio
2012, diceva: «Anche oggi vedo grandi pericoli. Il fatto che Grillo dica che
sarà cancellata la democrazia rappresentativa perché si farà tutto in Rete,
rischia di dare ragione a coloro che dicono che la democrazia elettronica è la
forma del populismo del terzo millennio. Queste tecnologie vanno utilizzate in
altri modi: l’abbiamo visto con la campagna elettorale di Obama e nelle
primavere arabe. Poi si scopre che Grillo al Nord dice non diamo la
cittadinanza agli immigrati, al Sud che la mafia è meglio del ceto politico,
allora vediamo che il tessuto di questi movimenti è estremamente pericoloso. E
rischia di congiungersi con quello che c’è in giro nell’Europa».