Non dimenticate. Non dimenticate mai. In Italia esisteva uno
Stato, non ci sono solo stati cazzoni come quelli che seggono oggi in
Parlamento. C’erano persone per bene, che tifavano per una sola, comune
squadra: l’Italia. Lo Stato. La comunità dei Cittadini responsabili e
corresponsabili. Lo ripeteva spesso Dalla Chiesa, che certo non era un uomo di
sinistra.
Paolo Fusi
23.5.2020
Quando la DC,
nel momento della scelta suprema, era divisa tra l’alleanza con il PCI (e
quindi la difesa della via italiana al progresso) ed il neocolonialismo americano,
la mafia seppe come imporre la propria volontà. Trentotto anni dopo la Strage
di Capaci, le conseguenze nefaste non si sono esaurite.
Enrico Berlinguer ed Aldo Moro avevano
finalmente preso l’unica decisione possibile: trasformare l’accordo sotterraneo
tra PCI e DC, che reggeva fin dal 1943, in un governo di vera coalizione. Un
passo reso necessario dagli sviluppi delle strategie della sovranità limitata
stabilite da Brezhnev a Kissinger nel momento in cui il boom del capitalismo
industriale, tra il 1972 ed il 1974, aveva portato all’implosione economica
dell’Occidente. Una strategia peggio del neocolonialismo. Una strategia che
dava ai dirigenti di Washington e Mosca il diritto di uccidere chiunque, ed in
qualunque modo, danneggiasse gli interessi di due colossi agonizzanti, il cui
benessere si basava ormai solo sulla razzia, sui massacri, sulla vendita coatta
di armi, petrolio, tecnologia.
Questo passo era stato reso possibile
dalla morte di Togliatti e Stalin, ma anche dalla crisi democristiana che
culminerà con la cosiddetta Politica del Preambolo: la Balena Bianca, dilaniata
dalle correnti, straziata dalle connivenze col crimine organizzato e con la
destra golpista postfascista, si legava mani e piedi al PSI di Bettino Craxi, e
perdeva inesorabilmente voti. Il punto chiave, riconobbero Berlinguer e Moro,
era la fine della crescita economica e della crescita di garanzie sociali che
si era accompagnata ad essa. Bisognava trovare una via italiana al capitalismo
– al capitalismo sociale, quel punto d’incontro sul quale far coincidere ideali
liberali, socialisti, cattolici, comunisti, repubblicani. Ci sarebbero stati
prezzi da pagare, e per questo era necessaria un’unità nazionale che si
prendesse la responsabilità di fare scelte in parte dolorose, ma spiegandole in
modo chiaro e concertato ai cittadini.
L’assassinio di Moro è stata la fine di
tutto. L’inizio di un’idra tentacolare. La scelta della dirigenza della DC di
allearsi non con il PCI italiano, ma con la mafia ed il potere imperialista
americano. Gli Anni di Piombo sono gli anni in cui le BR hanno lavorato come
utili idioti alla realizzazione di questo progetto anti-italiano ed
anti-democratico, sputtanando i sogni, le speranze e gli ideali del movimento
studentesco, del movimento operaio e del movimento per l’emancipazione della
donna. Le bombe le hanno messe gli Americani, le stragi sono tutte state di
Stato o mafiose. Quando, nel 1982, il segretario del PCI siciliano Pio La Torre
riesce a mettere insieme vecchia e nuova sinistra, chiesa cattolica ed
indipendentisti siciliani, per impedire che Comiso diventasse la base
missilistica da cui colpire i nemici mediorientali e nordafricani (la Libia su
tutti), la bomba ha iniziato a fare tic-tac. Ed il primo a morire è stato il
piccolo grande Peppino Impastato, un ragazzino eroico che, da una radio
privata, sfotteva il Grande Capo Tano Seduto (il boss Gaetano Badalamenti) e la
miseria umana e culturale dei dirigenti della mafia. Un anno dopo un altro
giornalista, Mario Francese, ammazzato come un cane.
Ninni Cassarà diceva di sé e dei suoi
amici (Borsellino, Chinnici, Falcone): Dobbiamo capire che siamo morti che
camminano. Poche settimane prima, La Torre aveva detto, implorando l’arrivo del
Generale Dalla Chiesa a Palermo, che “a Palermo la politica si fa con le armi”.
Aveva già capito che dietro la mafia di Pippò Calò, il Cardinale Marcinkus, le
banche d’affari di Sindona e Calvi, e le BR, c’era un solo, unico, terrificante
progetto: scardinare la credibilità dello Stato, mettere il nostro Paese sotto
la tutela altrui – del governo di Washington e delle cosche, sue tradizionali
alleate. Per questo motivo, la sera prima della festa del 1° maggio, La Torre
ed il suo amico ed autista Di Salvo sono stati massacrati dalla mafia. Un mese
dopo, oggi, 38 anni fa, la stessa mafia compiva la Strage di Capaci, uccidendo
Falcone, la moglie e gli amici della scorta. Nel frattempo, sia Cassarà che
Chinnici erano caduti sotto i colpi ordinati dalla Cupola di Totò Riina e dai
suoi compari al Vaticano, a Roma e negli Stati Uniti. Borsellino li seguirà di
lì a pochi giorni. Un’ecatombe.
Vi prego, non dimenticate. Non
dimenticate mai. In Italia esisteva uno Stato, non ci sono solo stati cazzoni
come quelli che seggono oggi in Parlamento. C’erano persone per bene, che tifavano
per una sola, comune squadra: l’Italia. Lo Stato. La comunità dei Cittadini
responsabili e corresponsabili. Lo ripeteva spesso Dalla Chiesa, che certo non
era un uomo di sinistra: può esistere solo un Potere legittimo, che è quello
dello Stato e dei suoi cittadini. La mafia e la politichetta, invece, si sono
accordate e si sono sostituite allo Stato, con le conseguenze che sono sotto
gli occhi di tutti – anche se il 90% della popolazione sembra non volersene
accorgere, o forse è contenta così.
Come diceva la giovane vedova del
Carabiniere Schifani, morto con Falcone, “loro non si pentono”. Voi non vi
pentite, voi gongolate. Voi, che per pigrizia e paura avete rinunciato a
studiare, a sfidare i limiti che ciascuno di noi ha, a voler capire, essere
solidale, essere empatico, a vivere la libertà non in modo egoista e
distruttivo, ma come valore assoluto, fondante, sociale, umano, affettuoso,
appassionato. Qualcuno di voi si è permesso di sfottere le vittime della mafia.
Come disse De André: Anche se vi sentite assolti, siete per sempre coinvolti.
Quando la DC tradì lo Stato, foste d’accordo, e poi votaste per Berlusconi, e
poi per Prodi, ed ora persino per Salvini e per i matti psicopatici del M5S.
Voi non vi pentite, perché non credete nell’Italia. Quella di Moro e
Berlinguer, non solo quella di Gentile e Cabrini.