giovedì 30 maggio 2019

U.S.A.: LA CULTURA DELLE ARMI


In America su una popolazione di 325 milioni di abitanti ci sono oltre 357 milioni di armi da fuoco. Il 20% di cittadini possiede il 65% di armi, di cui 106 milioni di pistole Colt, forse in omaggio a Samuel Colt che brevettò la sua pistola nel 1836. Gli americani rappresentano il 42% di tutti i civili armati che vivono nel mondo. Un’indagine dell’Educational Fund to Stop Gun Violence dimostra che la maggior parte delle morti si concentra proprio in quei luoghi dove la proprietà delle pistole è più diffusa e le leggi più permissive.
 
Scultura "Non violenza" - Palazzo O.N.U. - New York
 
 Aldo Maturo, per
 

 
 
Negli USA la cultura della violenza ha seminato un sillogismo mortale: le armi da fuoco risolvono i problemi. Abbiamo problemi? Abbiamo bisogno di armi da fuoco! L’idea viene da lontano e ha 227 anni. Per gli americani resta un dogma assoluto. “…non si potrà violare il diritto dei cittadini di possedere e portare armi…” Sono queste le 13 paroline contenute nel secondo emendamento della Costituzione americana (15.12.1791) e che trovarono fondamento durante gli anni delle grandi colonizzazioni europee, quale unico strumento a disposizione dei coloni per difendere territori, case e famiglie.
 
 Il principio è passato indenne e consacrato per secoli, tanto che oggi su una popolazione di 325 milioni di abitanti ci sono oltre 357 milioni di armi da fuoco. Il 20% di cittadini possiede il 65% di armi, di cui 106 milioni di pistole Colt, forse in omaggio a Samuel Colt che brevettò la sua pistola nel 1836. Gli americani rappresentano il 42% di tutti i civili armati che vivono nel mondo. Sarà forse per questo che ogni anno negli USA si verificano oltre 30.000 morti e 80.000 feriti con armi da fuoco e che tale percentuale è più alta proprio negli Stati con una legislazione meno restrittiva sulle armi?
Il possesso di armi non è legato solo alla passione ma soprattutto alla necessità di carattere storico. Quando i vari Stati sono nati (fine del ‘700) l’idea di un proprio esercito non solo faceva venire in mente quello degli oppressori europei ma lo si riteneva inutile perché nei vari insediamenti urbani la frequenza degli attacchi da parte degli indiani o dei banditi era così frequente ed improvvisa che di certo non si poteva attendere, per difendersi, l’arrivo dei soldati dell’esercito. Più che all’esercito, ogni Stato pensò quindi a costituire delle milizie locali, assoldando volontari o uomini già dotati di armi proprie. Gli uomini tra i 16 e i 60 anni erano obbligati a possedere armi ed a concorrere alla difesa delle loro comunità partecipando a pattugliamenti notturni ed addestramenti settimanali. Il retaggio di quelle milizie è oggi la Guardia Nazionale
Ma con il passare degli anni l’idea di un esercito regolarmente costituito divenne patrimonio comune e l’esigenza di essere in possesso di armi proprie andò attenuandosi tanto che alcuni Stati - anche del famoso West -  addirittura lo vietarono (chi arrivava in città armato, doveva depositare l’arma all’ufficio dello sceriffo che rilasciava ricevuta).
Gli americani non avevano fatto i conti, però, con la NRA (National Rifle Association), considerata una delle più influenti lobby politiche degli Stati Uniti, che ha sempre bloccato qualunque legge sulla limitazione delle armi ed ha condizionato con le sue campagne politiche l’elezione dei Presidenti degli Stati Uniti. Ufficialmente è apartitica ma ha aiutato indistintamente democratici e repubblicani. Ronald Reagan fu il primo Presidente eletto con il sostegno del NRA.
Dopo gli anni ’80, invero, anche a seguito di stragi, conflitti, morte di Presidenti degli Stati Uniti (John Kennedy nel 1963, il fratello Robert nel 1968 e Martin Luther King nello stesso anno) ci fu a poco a poco una svolta verso il diritto all’autodifesa e 44 Stati su 50 vararono leggi che permettevano di avere addosso un’arma nascosta.
In realtà non è vero che negli Usa le armi sono in libera vendita come le noccioline. Nella maggioranza degli Stati per comprare un’arma è necessario un permesso che viene dato dopo un corso di addestramento. Ma le armi, purtroppo, si possono comprare liberamente fra privati o nelle fiere specializzate. Ce ne sono oltre 5.000 all’anno e sono il maggior libero mercato per l’acquisto senza controlli.
Nonostante quasi tutti gli Stati abbiano più o meno regolato l’acquisto e l’uso, nessuno se le è mai sentita di vietarne il possesso per il timore che un simile provvedimento venga immediatamente annullato dalla Corte Suprema ai sensi del 2^ emendamento.
Se limitazioni ci sono, riguardano le armi a ripetizione, quelle definite automatiche e che sparano finchè si tiene premuto il grilletto e non finiscono i colpi nel caricatore (Es. il mitra). Ma è facile trasformare un’arma semiautomatica in automatica. Sono in vendita i “bump stocks”, strumenti da poche decine di dollari che trasformano un fucile d’assalto in una specie di arma automatica, in grado di sparare centinaia di colpi al minuto. E infatti Trump ne ha vietato la vendita dopo l’ultima strage al liceo di Parkland. Provvedimento tampone o proposte infelici, come quella di armare gli insegnanti delle scuole.
Finchè esiste il sillogismo che la violenza si combatte con l’uso delle armi proprie, finchè il mercato privato delle armi resterà senza controllo, finchè le armi possono essere vendute anche ai malati di mente, non dovremo meravigliarci delle stragi (62 negli ultimi 30 anni), delle sparatorie (281 nelle scuole dal 2013) o delle migliaia di omicidi (12.000 nel solo 2017). E’ cronaca recente. Ma il 2018 non è iniziato molto bene: in questi primi 58 giorni del nuovo anno ci sono già  state 11 sparatorie nelle scuole americane.
La NRA (la lobby delle armi) ha appoggiato Trump durante la campagna elettorale e il presidente ha di recente definito i leader dell'associazione "grandi patrioti".
Bibliografia: