In America su una
popolazione di 325 milioni di abitanti ci sono oltre 357 milioni di armi da
fuoco. Il 20% di cittadini possiede il 65% di armi, di cui 106 milioni di
pistole Colt, forse in omaggio a Samuel Colt che brevettò la sua pistola nel
1836. Gli americani rappresentano il 42% di tutti i civili armati che vivono
nel mondo.
Un’indagine dell’Educational Fund to Stop Gun
Violence dimostra che la maggior parte delle
morti si concentra proprio in quei luoghi dove la proprietà delle pistole è più
diffusa e le leggi più permissive.
Scultura "Non violenza" - Palazzo O.N.U. - New York |
Aldo Maturo, per
Negli USA la cultura della
violenza ha seminato un sillogismo mortale: le armi da fuoco risolvono i
problemi. Abbiamo problemi? Abbiamo bisogno di armi da fuoco! L’idea viene da
lontano e ha 227 anni. Per gli americani resta un dogma assoluto. “…non si
potrà violare il diritto dei cittadini di possedere e portare armi…” Sono
queste le 13 paroline contenute nel secondo emendamento della Costituzione
americana (15.12.1791) e che trovarono fondamento durante gli anni delle grandi
colonizzazioni europee, quale unico strumento a disposizione dei coloni per
difendere territori, case e famiglie.
Il principio è
passato indenne e consacrato per secoli, tanto che oggi su una popolazione di
325 milioni di abitanti ci sono oltre 357 milioni di armi da fuoco. Il 20% di
cittadini possiede il 65% di armi, di cui 106 milioni di pistole Colt, forse in
omaggio a Samuel Colt che brevettò la sua pistola nel 1836. Gli americani
rappresentano il 42% di tutti i civili armati che vivono nel mondo. Sarà forse
per questo che ogni anno negli USA si verificano oltre 30.000 morti e 80.000
feriti con armi da fuoco e che tale percentuale è più alta proprio negli Stati
con una legislazione meno restrittiva sulle armi?
Il possesso di armi non è
legato solo alla passione ma soprattutto alla necessità di carattere storico.
Quando i vari Stati sono nati (fine del ‘700) l’idea di un proprio esercito non
solo faceva venire in mente quello degli oppressori europei ma lo si riteneva
inutile perché nei vari insediamenti urbani la frequenza degli attacchi da
parte degli indiani o dei banditi era così frequente ed improvvisa che di certo
non si poteva attendere, per difendersi, l’arrivo dei soldati dell’esercito.
Più che all’esercito, ogni Stato pensò quindi a costituire delle milizie
locali, assoldando volontari o uomini già dotati di armi proprie. Gli uomini
tra i 16 e i 60 anni erano obbligati a possedere armi ed a concorrere alla
difesa delle loro comunità partecipando a pattugliamenti notturni ed
addestramenti settimanali. Il retaggio di quelle milizie è oggi la Guardia
Nazionale
Ma con il passare degli
anni l’idea di un esercito regolarmente costituito divenne patrimonio comune e
l’esigenza di essere in possesso di armi proprie andò attenuandosi tanto che
alcuni Stati - anche del famoso West - addirittura lo vietarono (chi
arrivava in città armato, doveva depositare l’arma all’ufficio dello sceriffo
che rilasciava ricevuta).
Gli americani non avevano
fatto i conti, però, con la NRA (National Rifle Association), considerata una
delle più influenti lobby politiche degli Stati Uniti, che ha sempre bloccato
qualunque legge sulla limitazione delle armi ed ha condizionato con le sue
campagne politiche l’elezione dei Presidenti degli Stati Uniti. Ufficialmente è
apartitica ma ha aiutato indistintamente democratici e repubblicani. Ronald
Reagan fu il primo Presidente eletto con il sostegno del NRA.
Dopo gli anni ’80,
invero, anche a seguito di stragi, conflitti, morte di Presidenti degli Stati
Uniti (John Kennedy nel 1963, il fratello Robert nel 1968 e Martin Luther King
nello stesso anno) ci fu a poco a poco una svolta verso il diritto
all’autodifesa e 44 Stati su 50 vararono leggi che permettevano di avere
addosso un’arma nascosta.
In realtà non è vero che
negli Usa le armi sono in libera vendita come le noccioline. Nella maggioranza
degli Stati per comprare un’arma è necessario un permesso che viene dato dopo
un corso di addestramento. Ma le armi, purtroppo, si possono comprare
liberamente fra privati o nelle fiere specializzate. Ce ne sono oltre 5.000
all’anno e sono il maggior libero mercato per l’acquisto senza controlli.
Nonostante quasi tutti
gli Stati abbiano più o meno regolato l’acquisto e l’uso, nessuno se le è mai
sentita di vietarne il possesso per il timore che un simile provvedimento venga
immediatamente annullato dalla Corte Suprema ai sensi del 2^ emendamento.
Se limitazioni ci sono,
riguardano le armi a ripetizione, quelle definite automatiche e che sparano
finchè si tiene premuto il grilletto e non finiscono i colpi nel caricatore
(Es. il mitra). Ma è facile trasformare un’arma semiautomatica in automatica.
Sono in vendita i “bump stocks”, strumenti da poche decine di dollari che
trasformano un fucile d’assalto in una specie di arma automatica, in grado di
sparare centinaia di colpi al minuto. E infatti Trump ne ha vietato la vendita
dopo l’ultima strage al liceo di Parkland. Provvedimento tampone o proposte
infelici, come quella di armare gli insegnanti delle scuole.
Finchè esiste il sillogismo
che la violenza si combatte con l’uso delle armi proprie, finchè il mercato
privato delle armi resterà senza controllo, finchè le armi possono essere
vendute anche ai malati di mente, non dovremo meravigliarci delle stragi (62
negli ultimi 30 anni), delle sparatorie (281 nelle scuole dal 2013) o delle
migliaia di omicidi (12.000 nel solo 2017). E’ cronaca recente. Ma il 2018 non
è iniziato molto bene: in questi primi 58 giorni del nuovo anno ci sono già
state 11 sparatorie nelle scuole americane.
La NRA (la lobby delle
armi) ha appoggiato Trump durante la campagna elettorale e il presidente ha di
recente definito i leader dell'associazione "grandi patrioti".
Bibliografia: